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“GRAPE PASSION”, LA PAROLA AGLI OSPITI

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di Rosalba Lasorella


A distanza di circa una settimana, fa ancora discutere il convegno “Grape Passion” che i GAL pugliesi, insieme alla Regione, alla Provincia di Bari e al Comune di Rutigliano, hanno allestito presso l’onerosa -e ormai dismessa- struttura di Piazza Kennedy.

Al di là delle critiche sterili (e comunque legittime), al di là delle dichiarazioni del Presidente del GAL- SEB nonché locale assessore all’agricoltura Pasquale Redavid, al di là delle polemiche sulle sedie piene e le tasche vuote, è opportuno sottolineare che il progetto su cui l’amministrazione e gli sponsor hanno abbondantemente investito è risultato essere ambizioso o, più semplicemente, non esattamente centrato sulle esigenze che, da anni, gli agricoltori cercano di portare all’attenzione dell’opinione pubblica.
Pensato come occasione utile a valorizzare quella che il Sindaco Roberto Romagno ha definito come la «risorsa primaria» del nostro territorio e della nostra comunità, il convegno -gli esponenti dei GAL lo hanno abbondantemente ribadito nel corso della prima parte- intendeva accompagnare gli addetti al settore lungo un percorso di formazione e informazione, stimolandone l’aggregazione e la fertile cooperazione. Peccato che di uva da tavola si sia parlato troppo poco e che gli attori principali della catena produttiva rutiglianese fossero per lo più assenti, per scelta o per impossibilità a partecipare.

Gli interventi dei rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, CIA e ACLITerra, concentrati nelle prime due ore, si sono fondamentalmente basati sul tema della filiera corta, ossia sulla possibilità di ripensare il rapporto tra imprenditori agricoli e consumatori, riducendo -e magari scavalcando- il peso delle intermediazioni, così da restituire al contadino la sua centralità e al prodotto il suo valore. In particolare, si è focalizzata l’attenzione sulla necessità di distribuire attraverso ogni mezzo le risorse del territorio pugliese e di incrementare l’offerta turistica di una regione che, come ha affermato il dott. Salvatore Messina, Rettore dell’Università Europea per il Turismo, offre grandi possibilità ma può sfruttarle pienamente solo attraverso la realizzazione di una valida rete di scambio.

Di diverso tenore il contributo del prof. David Hughes, docente inglese esperto di Food Marketing, il quale -aprendo la seconda parte dei lavori- ha suscitato l’interesse dei partecipanti attraverso un brillante discorso sulla competitività nel mercato mondiale dei prodotti ortofrutticoli italiani, troppo spesso penalizzati da un contesto di commercializzazione poco creativo ed originale e sempre meno capace di attrarre il consumatore. Sulla scia dei milionari investimenti che in Inghilterra hanno portato -è il caso di dirlo- “buoni frutti”, il prof. Hughes ha sottolineato i pregi dell’uva da tavola spendibili nella competizione internazionale e ha evidenziato l’importanza di rinnovare il prodotto locale, a partire dal packaging, ossia da un processo di confezionamento che faccia leva soprattutto sulla curiosità e sul gusto estetico.

Interessanti anche le relazioni di Giuseppe Sicuro, resp. Tecnico Uva da Tavola Apofruit, e di Antonio Mastropirro, agronomo Agriproject Group, entrambe tese a dimostrare che la crescita economica delle aziende produttrici uva da tavola richiede una propensione all’innovazione, alla sperimentazione rispettosa della qualità, all’aggregazione che facilita il recupero di finanziamenti e non disperde le energie. Per non dimenticare il passato, tuttavia, il dott. Pierfederico La Notte del CRSA dell’Università degli Studi di Bari ha espresso con convinzione la possibilità di rivalorizzare le antiche varietà tradizionali (come la Baresana o la Mennavacca) e di riscoprirne il sapore, agendo sulle logiche e sulle dinamiche di mercato.

Questi, in sintesi, gli interventi degli ospiti che hanno caratterizzato il convegno dedicato alla “passione” per l’uva da tavola: utili o meno, gli spunti di discussione sono molteplici e potrebbero incentivare un dibattito critico capace di scuotere le istituzioni e di mobilitare gli agricoltori verso la giusta direzione. Resta solo da stabilire quale sia.

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