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DALLA SPELIOLOGIA AL SALVATAGGIO DI UNO SPARVIERO

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Sabato mattina della vigilia nel corso di un sopralogo all’inghiottitoio che sta nella lama San Giorgio, in località “Cicco Severini” (nei pressi della Materdomini), gli esperti del Gruppo Speliologico di Bari “Vespertilio” si sono imbattuti in un uccello ferito, uno sparviero, che si era riparato in una casupola di pietra. Notato da uno degli speleologi è stato delicatamente catturato con l’ausilio di un giubbotto. Lo sparviero, di piccole dimensioni, era ferito ad un’ala, un cacciatore deficiente lo ha impallinato e, per fortuna, lo ha solo ferito. Sono state allertate le guardie ecozoofile dell’ANPANA che, accorse subito, hanno preso il rapace (di specie protetta) e lo hanno portato al centro di recupero fauna selvatica di Bitetto. Qui sarà curato e, si spera, rimesso in sesto per restituirlo al suo ambiente naturale.

Cosa ci facevano gli speleologi nella lama San Giorgio è presto detto. Il comune di Rutigliano vuole saperne di più dell’inghiottitoio in questione, nel quale vi si infila un ruscello d’acqua che sorge a qualche centinaia di metri più a monte. C’è che sostiene che quell’acqua sia il “troppo pieno” dell’acquedotto, a poche centinaia di metri da lì, nella vicina contrada Montelepore, c’è un impianto di decompressione dell’AQP. Qualcun’altro dice che potrebbe trattarsi della perdita di una condotta, sempre dell’AQP. Potrebbe, invece, rivelarsi un fenomeno squisitamente carsico, di falda freatica superficiale.

Proprio per capire di che natura è il fenomeno, sabato mattina c’è stato questo sopraluogo. Gli speleologi si sono calati nella depressione dell’alveo dove si sente scrosciare l’acqua, non hanno potuto vedere granché. L’inghiottitoio è sommerso dalla vegetazione, nell’avvallamento c’è terra, franata o portata dalle piene alluvionali, solo l’acqua riesce ad infilarsi nel sottosuolo.

L’iniziativa, voluta dal comune, è stata organizzata dall’ingegnere comunale Erminio D’Aries e fa parte di una indagine che non si limiterà alla sola geologia. Tutta quell’area della lama, che va dalla vecchia provinciale per Casamassima (la strada della Materdomini) verso Noicattaro, fino alle macchie Messeni-Localzo, nel PUTT è tipizzata “Zona di interesse archeologico”. Ci sono delle emergenze architettoniche interessanti, alcune delle quali sembrano essere delle opere di difesa idraulica. C’è un ponticello che bypassa il tratturo che corre lungo l’alveo, ci sono muri di pietra a secco che sembrano costruiti con la stessa tecnica delle più grandi e famose mura di Azetium, terrazzamenti e un grande rettangolo di mura di pietre che ha tutta l’aria di essere uno jazzo, antichi recinti dove i pastori, o le masserie, riparavano il gregge.

Insomma, approfondire lo studio su quella parte di lama, con un tim di esperti, potrebbe dare risultati importanti sul piano geologico, naturalistico, storico, etnografico e, forse, anche archeologico. Beni culturali e materiali che contrastano fortemente con la trasformazione della lama in banalissimo canale di scolo di acque di fogna depurate lastricato in calcestruzzo.



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