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ANZIANI. SENZA LE RADICI NON SI PUÓ CRESCERE

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Si è aperto con l’Inno d’Italia l’incontro su “L’anziano Oggi: Zavorra o Risorsa?” tenutosi giovedì scorso in Sala Monsignor Di Donna. Il tema è di quelli che fanno discutere in una società dove gli anziani si mostrano sempre più timorosi di esprimersi e farsi conoscere.

Il Rotary Club Rutigliano e Terre dell’Uva si sono fatti carico di questa situazione. «Il Rotary, da sempre impegnato nell’integrazione degli anziani nella società -ha spiegato l’avv. Giuseppe Campanella, vice presidente Rotary Club Rutigliano- lavora con associazioni sanitarie internazionali ed è un imponente macchina organizzativa che sostiene la ricerca scientifica, si batte nella lotta contro l’analfabetismo e le malattie, impegnandosi nell’affermazione di un’amicizia tra i popoli».
Il tema scelto dal presidente Rotary di Rutigliano è “Senza le radici non si può crescere”, per tale ragione «è necessario ricostruire il passato per costruire il futuro -ha aggiunto l’avv. Campanella- avere conoscenza della nostra genesi ed essere parte attiva dei nuclei familiari».

La difficoltà nel campo degli anziani è notevole perché spesso la società tende a non dar loro voce. «Anche a Rutigliano gli anziani sono in netto aumento. Le famiglie che se ne prendono carico sono tantissime, però, mentre prima ci si riusciva a creare un autentico nucleo familiare, oggi le nuove generazioni non riconoscono neppure la vera risorsa dell’anziano, per cui il semplice fatto che un nonno o una nonna tenga a bada una bambino, spesso si sottovaluta» è l’opinione dell’assessore ai servizi sociali dott.ssa Angela Reddavid intervenuta al dibattito. Il dato positivo emerge dallo sviluppo dell’Università della Terza Età, dove l’anziano si sente meno solo, mettendosi in gioco e divenendo risorsa. «L’anziano diventa “zavorra” -ha sottolineato l’assessore- quando comincia ad aver bisogno di cure e assistenza, per cui da un punto di vista sociale, stiamo cercando di migliorare il servizio domiciliare».

Il presidente dell’associazione culturale Democrazia e Riformismo, prof. Saverio Ciavarella -tra gli organizzatori dell’iniziativa- ha posto il problema dell’anziano in relazione alla crisi della società. Ha parlato di una profonda lacerazione tra le varie classi sociali, di una crisi di valori, d’identità, di solidarietà che hanno ceduto il passo all’individualismo.
«Il mondo degli anziani va esplorato -ha detto il prof. Ciavarella- perché l’anziano oggi si sente sempre più solo e depresso».

Nel corso della serata, la prof.ssa Armida Salvati, docente di politiche sociali all’Università di Bari, ha messo in risalto che quella degli anziani è una delle categorie destinatarie degli interventi del servizio sociale e in effetti la popolazione degli over 60 è una componente fondamentale. «Quando parliamo di politiche sociali -ha precisato la prof.ssa Salvati- parliamo spesso della famiglia come ammortizzatore sociale, parliamo di una famiglia matura, laddove i genitori hanno ancora in casa i figli adulti, ultra trentenni che studiano tutt’oggi o che non hanno la possibilità di tirar su un reddito che gli consenta un’autosufficienza economica». In sociologia, l’inappagabile apporto che le nonne offrono nella cura dei nipotini è davvero pregevole.

«I nostri servizi sociali non potrebbero funzionare, soprattutto al sud, senza l’apporto della famiglia fondamentalmente aiutata dai nonni. Non ci possono essere scuole d’infanzia che coprono il fabbisogno di un bambino quando la mamma lavora -ha aggiunto la docente universitaria- e non esiste che un’istituzione possa rispondere agli innumerevoli bisogni di cura che richiede un bambino. Lavoro e cura della famiglia incontrano le generazioni mature (over 60) non solo per i discendenti nipotini ma anche per gli ascendenti. Quanto della cultura materiale è depositato nelle generazioni future? La generazione attiva ha molto da dare in termini di memoria, di esperienza e di vita vissuta».

Il dott. Antonio Cirillo, pedagogista e ricercatore all’Università di Bari, ha detto che apparteniamo ad un’epoca in cui si è passati dalle armi di distruzione di massa, alle armi di distrazione di massa. «Siamo sommersi -ha tenuto a precisare- in modelli che, il più delle volte, non ci appartengono».
La questione dell’invecchiamento, secondo il dr. Cirillo, va affrontata come una sfida e non come una condanna, proprio perché l’anziano ha una maggiore capacità di ottimizzare i processi cognitivi ed è quindi una risorsa. Saper invecchiare significa anche porre le basi nei rapporti per garantire un’identità che possa tutelare i diritti della persona.

Ma chi si fa promotore di attività per anziani? La prof.ssa Marisa Damato, presidente Libera Università della terza età “Lia Damato” Rutigliano ha chiarito che le Università della Terza Età vedono la partecipazione attiva di persone che si trovano a dover cambiare ruolo perché in pensione o perché hanno figli che sono ormai grandi. «Un cittadino anziano a pieno titolo soffre di solitudine eppure desidera conoscere, condividere esperienze anche culturali arricchenti, spesso perde le sue tradizionali amicizie e ne cerca altre; è con la cultura della vita che si impara a nascere, a soffrire, ad amare, a sentire l’appartenenza ad una comunità che oltre all’aspetto cognitivo, offre molto, ma molto di più», è uno dei contributi apportati dalla prof.ssa Damato alla discussione.

I Dati ISTAT dimostrano che tra gli anziani vi è una forte presenza femminile, rispetto a quella maschile, per tale motivo la dott.ssa Maria Fumarola, presidente Commissione consiliare Pari opportunità del Comune di Rutigliano, ha voluto sottolineare il ruolo della donna, risorsa fondamentale in tutte le età. Esprimendo un pensiero riguardo gli anziani, ha detto che essere “vecchi” oggi non significa essere malati. «È la società che finisce per definire l’anziano inutile, per cui bisognerebbe valorizzare le attività per renderlo protagonista, in quanto insegnante del passato».

La conclusione dell’interessante dibattito noi proviamo a sintetizzarla così. Doveroso è documentarsi sulla situazione degli anziani, cercando di comprendere le loro molteplici esigenze, aiutandoli a recuperare quanto di buono e proficuo -tanto- c’è ancora in loro. L’ascolto, l’affetto e la stima nei loro confronti sono regole di vita per ognuno di noi.

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