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Marzialmente, il Brazilian Ju-Jitsu conquista Rutigliano

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di Michele Pesce


Si è chiusa sabato 6 giugno la stagione sportiva dell'Associazione “Marzialmente” di Bari.
All'interno della palestra della scuola media succursale “Alessandro Manzoni”, da tre mesi sede in pianta stabile dell'Associazione qui a Rutigliano, si è conclusa la sessione 2014-2015 con l'ultimo seminario legato all’attività regolare del corso di Ju-Jitsu Brasiliano (BJJ), seguito dagli esami teorico-pratici per i sei ragazzini, tra i 6 e gli 11 anni, iscritti al corso di quest'anno.

Presente al “rompete le righe” anche Paolo Girone, cintura nera di Ju-Jitsu Brasiliano e direttore tecnico dell'Associazione, che oltre a presenziare al passaggio di grado e di cintura di alcuni atleti, ha avuto anche il compito di testare la preparazione dei piccoli lottatori assieme ad Andrea Moresca, cintura nera di Judo nonché cintura viola di BJJ e vice presidente di “Marzialmente”.

L’Associazione, nata 3 anni fa, conta ormai circa 150 iscritti (di cui 30 a Rutigliano) e riesce ad attrarre ogni anno sempre più ragazzi e ragazze di diverse fasce d’età, anche grazie ad una molteplicità di discipline alle quali è possibile approcciarsi, tra cui Ju-Jitsu, Funzionale ed MMA (Mixed Martial Arts).

La disciplina del Brazilian Ju-Jitsu ha come suo fondamento il principio secondo il quale anche una persona più piccola e debole può difendersi con successo da un assalitore più grande e forte tramite l'utilizzo di appropriate tecniche come leve, chiavi articolari e strangolamenti, portando lo scontro al suolo.

Nato e sviluppatosi in Brasile agli inizi del secolo scorso grazie all’opera del maestro giapponese di judo Mitsuyo Maeda e del suo allievo Carlos Gracie, il BJJ, caratterizzato sin dal principio da tecniche irrituali svincolate dai rigidi canoni delle classiche arti marziali giapponesi, differisce dal Ju-Jitsu tradizionale soprattutto per quel che riguarda la strategia di posizionamento. marzialmente-seminario-1
Quando due persone si scontrano in combattimento, c'è un vasto numero di posizioni che essi possono occupare relativamente l'uno all'altro. Alcune di queste posizioni danno un vantaggio al combattente, altre degli svantaggi. Per esempio, se una persona impegnata in uno scontro fosse in grado di porsi dietro il suo avversario, avrebbe un rilevante vantaggio posizionale e potrebbe colpirlo con efficacia, mentre l'altro avrebbe maggiori difficoltà a rispondere a sua volta a una persona che gli sta da tergo.

Il Ju-Jitsu tradizionale possiede una vasta gamma di prese di sottomissione ideate per costringere un avversario a cessare la resistenza e arrendersi, ma molte di queste sono di difficile applicazione in un combattimento reale, perché l'avversario non è sufficientemente sotto controllo quando si prova la presa.

La strategia posizionale, che è il cuore del Brazilian Ju-Jitsu invece, incoraggia l'uso delle finalizzazioni soltanto quando è stato conseguito un sufficiente controllo dell'avversario tramite una posizione dominante.

Come avviene nel Judo e nel Karate, anche nel BJJ è prassi contraddistinguere i progressi dei praticanti assegnando loro cinture colorate (bianca, azzurra, viola, marrone e nera), scandite ciascuna da quattro livelli intermedi (rappresentati con strisce poste su un lembo nero che si trova ad una estremità della cintura), per un percorso completo che dura in media 10 anni ma che può variare a seconda delle energie spese e dell’impegno profuso nell’arco temporale in cui viene praticata l’attività.

Al termine della sessione, è stato proprio Paolo Girone a concedersi ai nostri taccuini per una breve chiacchierata: «Il Ju-Jitsu Brasiliano è un’arte marziale estremamente formativa, a bassissimo rischio traumatico e ad altissima resa energetica. È una disciplina che consente di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Negli scontri aperti è un eccellente sistema di combattimento e, all’occorrenza, di difesa personale. Dai ragazzi in questi mesi ho avuto risposte molto positive, il BJJ è portatore di una cultura particolare nell’arte marziale perché alla disciplina tradizionale, con le sue ritualità come il saluto e il rispetto della divisa e delle gerarchie interne, riesce ad abbinare un’attività informale e ludica, in modo da consentire a tutte le fasce d’età di avvicinarsi a questo sport e di riuscire a divertirsi e a trovare piacere nella pratica. L’attività comporta riflessione e ragionamento ed è facile che durante l’allenamento si crei un rapporto interpersonale solido tra gli atleti. Da questo punto di vista il BJJ è molto aggregante: i ragazzi sono naturalmente portati a fare gruppo anche fuori dalle ore di lezione. Tra l’altro ci sono tantissime ragazze, anche nei nostri corsi per adulti, che riescono a praticare con gli uomini senza subire la soggezione della differenza di sesso e senza sentirsi svantaggiate in partenza, cosa che in altri contesti è molto più difficile. Il kimono, poi, funge da filtro anche nel contatto, e questo rende molto più facile la lotta tra un ragazzo e una ragazza, specie se non si è abituati a praticare uno sport come questo a certi livelli».

Non solamente un'arte marziale, quindi, ma un vero e proprio momento di aggregazione che diventa metodo e strumento per promuovere lo sviluppo del fisico e del carattere, soprattutto nei giovani: «L’anno prossimo continueremo con i corsi per tutte le fasce d’età. In alcune sedi -ha proseguito Girone- crediamo di riuscire anche a differenziare due fasce per i minorenni. Inoltre, abbiamo intenzione di avviare le pratiche agonistiche per i più piccoli: ci sono tornei dedicati proprio ai bambini a livello nazionale e internazionale, e questo per loro rappresenterà un’ulteriore occasione di crescita».

 

 

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