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Il Palazzo Regio di Carlo I d’Angiò in Rutigliano

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palazzo-regio

 

 di Vito Castiglione Minischetti

 

LAUDIS AGAS. MISERUM EST ALIORUM INCUMBERE FAMAE
Esercitati nelle azioni gloriose. È meschino mirare alla fama degli altri
Motto tratto dalla Satira VIII (76) di Giovenale. Stemma del Palazzo De Franceschis

L’11 novembre del 1277, Rutigliano fu dichiarata dal primo sovrano angioino del Sud Italia, re Carlo I d’Angiò1 , “Terra di Regio Demanio”, in seguito alla donazione di 100 once d’oro2 offerte per la costruzione della nuova città di Mola (di Bari), fortemente voluta dal re di Sicilia3. Questo indicava che il territorio di Rutigliano entrava a far parte direttamente dei beni patrimoniali della Corona e che quindi, giuridicamente, non poteva essere oggetto di alienazione o di usurpazioni, e godeva altresì di prerogative, specialmente in materia di prelievi fiscali.palazzo-regio-1

Il primo feudatario di Rutigliano di epoca angioina di cui si ha notizia fu Itier de Nogent (Iterius de Nugnat o Nugent), nominato dal re angioino il 29 dicembre 1269. Alla morte di costui, nel 1272, Carlo I d’Angiò designò come suo successore il capitano savoiardo, regio familiare, Jean de Conflans (Giovanni de Confluentia), il quale sposò la presumibile figlia di Itier de Nogent, Angletine (Angletina), che aveva portato in dote le terre che erano state concesse da Carlo I d’Angiò a suo padre. Il 14 maggio 1273, Angletina rimase vedova e si risposò col maestro delle cacce e difese della Corte, milite e regio familiare, Guido de Arsellis (Guy d’Arcis), portando in dote le terre di Rutigliano e di altre località. Dopo circa quattro anni di governo della città, nell’aprile del 1277, Guido de Arsellis venne assassinato dalla moglie Angletina de Nogent4 con la complicità di altre due donne: Sibillina, moglie di Ruggero di Rutigliano e Gemma di Casalareto, e con il concorso dello scudiero di Guido de Arsellis, Miletto, probabilmente amante di Angletina.
In questo stesso anno, il 6 giugno 1277, Carlo I d’Angiò, “re di Sicilia, di Napoli e di Gerusalemme”, — abitato come Federico II e re Manfredi dalle identiche aspirazioni di conquista, di costruttore di città, di fortezze e palazzi, di fondatore di cenobi monastici — dette mandato per la costruzione di due nuove città lungo la costa pugliese nei luoghi chiamati Maulus in Terra di Bari e Petrolla in Terra d’Otranto. Lo scopo era di fortificare la costa orientale con due nuovi approdi per le necessità delle conquiste verso Costantinopoli e la Terra Santa, e nello stesso tempo di proteggere la costa dall’assalto dei pirati, e di assicurare comodità e sicurezza ai viaggiatori.
Nel dicembre del 1278, le prime famiglie pottettero insediarsi non senza difficoltà nelle nuove città che presero il nome di Mola e Villanova. Rutigliano, intanto, quale paese confinante della futura città di Mola, colse questa occasione, come già detto, per manifestare al re la sua buona disposizione a partecipare finanziariamente alla realizzazione del progetto. Per Rutigliano, diveniva importante entrare nelle grazie del sovrano allo scopo di assicurarsi non solo un nuovo stato giuridico e un miglior trattamento fiscale (si ricorda che l’insieme della fiscalità angioina era estremamente gravoso), ma, soprattutto, di tenere la terra di Rutigliano nella giusta considerazione nella successiva definizione dei confini fra le due terre. Infatti, il 1° ottobre 1279, il sovrano, che si trovava di stanza nel castello di Melfi, ordinò che la nuova terra di Mola doveva essere delimitata di due miglia verso Rutigliano, due miglia verso Bari e due miglia verso Monopoli5. Inoltre, l’Universitas di Rutigliano teneva ugualmente in conto il privilegio di avere talvolta come ospite illustre questo grande principe di Francia, grazie alla presenza di un palazzo di sua proprietà che aveva fatto costruire verosimilmente tra la primavera-estate del 1277 e gli inizi del 1278. Infatti, alla fonte diretta dei Registri Angioini si riferisce il documento del 21 febbraio 1278, dal quale si viene a conoscenza che re Carlo I d’Angiò aveva in Rutigliano, presso Melfi (sic, abbr. di Melficta=Molfetta), in Terra di Bari, un palazzo regio «per uso di sua abitazione»:

«Si ha notizia sotto la data del 21 febbraio VII ind. di un palazzo regio che Carlo I aveva in Rutigliano presso Melfi. (Reg. 28, f. 237)»6.palazzo-regio-2

Al riguardo, sarà bene precisare che, parallelamente ai progetti di costruzione di nuove città in Puglia come Mola di Bari e Villanova vicino a Ostuni, il re angioino faceva edificare, tra la fine degli anni 1270 e l’inizio degli anni 1280, alcuni palazzi regi maggiormente nelle province di Terra di Bari e di Terra d’Otranto. Tali palazzi, essendo residenze occasionali del sovrano poiché il re si spostava continuamente con la sua corte all’interno del regno, dovevano avere uno stile sobrio ma regale, assicurare una certa comodità e rispondere a criteri più o meno uniformati al fine di facilitarne la costruzione nel più breve tempo possibile. Quasi tutti i progetti di costruzione voluti dal sovrano angioino avevano come progettista l’"architetto" Pierre d'Agincourt (o Angicourt), a cui il re aveva conferito il titolo di prothomagister operum curie, e l’"ingegnere" Jean de Toul (Giovanni de Tullo)7, originari della stessa regione francese (la Lorena), ai quali venne affidato l’incarico della costruzione delle città di Mola e di Villanova, e la realizzazione dei rispettivi palazzi regi8.

Ebbene, come ci informa il documento dei registri angioini sopraccitato, si deve evincere che esisteva in Rutigliano un palazzo regio, non demaniale, appartenente ai beni di proprietà del re angioino. Tenuto conto di questo nuovo tassello di storia della nostra città, mi sembra ragionevole, per le evidenti ragioni di cui parlerò dopo, indicare che il palazzo in questione possa essere ipotizzato là dove oggi si trova il noto Palazzo De Franceschis. Detto palazzo fu, forse, edificato sui resti di un antico palatium bizantino, come asserisce lo storico locale Lorenzo Cardassi (1887); di fatto, esso appare nella sua configurazione attuale, almeno per quanto concerne la presenza del torrione, corrispondere alle caratteristiche architettoniche dettate dalle esigenze del re angioino per la progettazione e adottate uniformemente per la costruzione delle sue residenze. Innanzitutto, i palazzi dovevano essere costruiti all’interno delle mura difensive e addossati alle stesse, avere una planimetria semplificata dell’edificio che doveva essere a pianta rettangolare e inoltre presentare uno stile piuttosto morigerato (ciò, in fase con la condotta di vita predicata dal fratello Luigi IX, re di Francia - San Luigi).
Ora, il nobile palazzo De Franceschis (oggi proprietà Moccia) fu certamente edificato sui resti del duecentesco palazzo regio di Carlo I secondo i nuovi “ordini architettonici”, probabilmente tra il periodo rinascimentale e il Settecento. Il palazzo angioino di Rutigliano si trovava infatti a ridosso delle antiche mura urbiche, in elevata posizione strategica, e, come lo si può teoricamente rappresentare, il corpo principale, addossato alla tour-résidence, era di pianta rettangolare con il prospetto di facciata direttamente sulla “piazza d’Armi”9.

Alla costruzione del palazzo di Rutigliano, possiamo credere che Pierre d’Agincourt e Jean de Toul abbiano preso parte, poco tempo prima di ricevere l’incarico per i palazzi delle novelle città di Mola e di Villanova, servendosi di maestranze locali e che in questa circostanza, siano stati risistemati le antiche mura di cinta, o parte di esse, come pure il torrione al quale doveva accorparsi il palazzo stesso, visibile ancora oggi. Un torrione, dunque, a impianto cilindrico, una tipologia, questa, caratteristica dell’opera di Pierre d’Agincourt, considerata nel XIII secolo una novità nel campo dell’architettura militare introdotta nell’Italia meridionale dagli architetti oltremontani10.
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Inoltre, la posizione sub castrum (la zona era composta da turribus, quindi più di una torre) permetteva al sovrano, grazie al camminamento supra muros (lo spessore delle mura, secondo l’unità di misura dell’epoca, doveva essere di palmi 5, pari a 1.32 m), di poter raggiungere rapidamente, in caso di assedio, il quartiere castellare e militare.
Pertanto, se ci riferiamo alle indicazioni dettagliate fornite dai documenti dei Registri Angioini per la costruzione delle mura di difesa e dei palazzi regi, più particolarmente di quelli di Mola e di Villanova, possiamo avere un’idea delle dimensioni stesse del palazzo che era stato costruito a Rutigliano. Come sopra detto, la residenza reale doveva consistere in un unico edificio rettangolare (la larghezza di questi palazzi rettangolari era di 3 canne e mezza - 7,385 m - mentre la lunghezza poteva oscillare fra le 10 e le 22 canne - 21,10 m / 46,42 m) addossato all’interno delle mura, su due piani, con annessa cisterna, suddiviso in una sala grande con camino, chiamata anche palatium, e delle camere più piccole dotate ugualmente di un camino11. Quanto alla tecnica di costruzione dei muri, evidenziata nei registri angioini, lo spessore era di 4 palmi (1,04 m) ed essi dovevano essere costruiti con materiale di recupero e tufo bianco di Corigliano d’Otranto, tra due bordi in pietra a facciavista.

Per quello che concerne la presenza in Rutigliano del re Carlo I d’Angiò, abbiamo traccia nei registri della cancelleria angioina di un suo itinerario che aveva come tappa Rutigliano, dapprima il 2 settembre 1278, in provenienza da Lagopesole, e poi, allo scopo di sollecitare il completamento dei lavori del palazzo di Mola, il 2 novembre del 127912. Il re giunge a Rutigliano (Rutillain) con la sua corte reale, da dove, tra l’altro, dà mandato ai Tesorieri di pagare all’imperatore latino di Costantinopoli, Filippo di Courtenay, suo genero, la somma di 100 once d’oro: «Donné à Rutillain, le secont jour de novembre de la septiesme indicion»13 .

Sempre nei registri della cancelleria angioina, alcuni documenti riguardanti Rutigliano ci informano per esempio che venne dato l’ordine a un artigiano rutiglianese, Angelo Malabranca, di lavorare alla costruzione della futura città di Mola in qualità di maestro calcararo14, o anche che, per la costruzione del palazzo di Bari, nel marzo 1279, venne ordinato di rivestire il pavimento con mattoni in terra cotta (de matuncellis coctis). Tuttavia, non non si trovavano fabbricanti di mattoni: i primi assunti risultarono incompetenti, e si fecero quindi venire dei calabresi, i quali furono sistemati proprio a Rutigliano15, dove la creta rossa era particolarmente reputata.

Con la rivolta dei Vespri siciliani (1282), Carlo I d’Angiò, considerato un grande protagonista della storia mediterranea del Duecento, cessò di essere re di Sicilia e la sua frenetica politica edificatoria subì una battuta di arresto fino al suo decesso avvenuto in Foggia il 7 gennaio 1285. Durante il governo dell’ultimo feudatario angioino di Rutigliano, Anselme de Chevreuse, anche il figlio Carlo II (1285-1309) soggiornò molto probabilmente a Rutigliano, se non altro, in occasione della donazione del feudo di Rutigliano, e quindi dello stesso Palazzo Regio, al Capitolo della Basilica di S. Nicola di Bari (1304-1306).

Infine, è manifesto che, in seguito alle trasformazioni urbane della città, questa regia proprietà del XIII secolo, ha subito demolizioni, modifiche e ampliamenti, quali per esempio la costruzione del loggiato ad archi sulla torre cilindrica di avvistamento che guardava non solo l’orizzonte, ma anche il vicino complesso castellare e l’ingresso della porta principale della città, la cosiddetta «Porta del Castello». Tali modifiche ebbero verosimilmente luogo in epoca rinascimentale o post-rinascimentale, come anche in epoca più recente, quando, nel 1862, alcuni elementi del palazzo insieme alla porta principale d’ingresso della città furono superficialmente abbattuti.


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1 Carlo I d’Angiò (Parigi 1227 - Foggia 1285). Figlio del re di Francia Luigi VIII e fratello del futuro re Luigi IX (San Luigi); fu re di Sicilia, dal 6 gennaio 1266 al 4 settembre 1282, e re di Napoli, dal 6 gennaio 1266 al 7 gennaio 1285.
2 Per la costruzione delle mura della nuova città di Villanova, la città di Ostuni offrì 800 once d’oro al fine di essere dichiarata terra demaniale. (Reg. Ang. 1276-1277, A. n. 27, fol. 150).
3 Reg. 31, f. 20); I Registri della Cancelleria Angioina, XVIII, 1277-1278, p. 377.
4 Reg. 25, f. 75, t.; «Essendo stato ammazzato nei primi giorni di aprile del 1277 Guido de Arsellis senza lasciare figliuoli, re Carlo ordina ad Orso Rufolo, Portolano di Puglia di incamerare tutti i feudi del defunto, compresi quelli della moglie di lui Angletina». (Reg. 25, f. 133).
5 «Incolis terre Mauli simile pro distintione confinium a terra Rutiliani» (Reg. 1278, C, f. 48).
6 FONTI: I Registri della Cancelleria Angioina, XXI, 1278-1279, N. 234., p. 149; C. Minieri Riccio, Ms. in Arch., I, f. 559, t.
7 C. Minieri Riccio, Il Regno di Carlo I. D’Angiò dal 2 Gennaio 1273 al 31 Dicembre 1283 vedi anche Genealogia di Carlo I di Angiò.
8 Il 19 gennaio 1279, Carlo d’Angiò: «Ordina costruirsi per uso di sua abitazione un palazzo nella terra di Mola in Terra di Bari, ed un altro nella terra di Villanova in Terra d’Otranto, sotto la direzione de’ suoi ingegnieri Maestro Pietro d’Angicourt e Maestro Giovanni de Tullo». Fonti: C. Minieri-Riccio, «Il regno di Carlo I d’Angiò dal 2 gennaio 1273 al dicembre 1283», in Archivio Storico Italiano, Serie Quarta, Vol. 2, N° 107 (1878), p. 13; Reg. Ang. 1278-1279, fol. 167 t., 169 t.
9 Attuale piazza Cesare Battisti, già piazza dei Cereali.
10 L. Santoro, Castelli angioini e aragonesi nel regno di Napoli, Milano, Rusconi, 1982, p. 54.
11 E. Sthamer, Dokumente zur Geschichte der kastellbauter Kaiser Friedrichs 2. Und Karls 1. Von Anjou, Leipzig 1912, alla nota 1, II, 989, cfr. J.-M. Martin, «La construction de quelques palais de Charles Ier d’Anjou en Pouille et en Basilicate d’après les registres angevins», in: Le village médiéval et son environnement, Editions de la Sorbonne, 2019, pp. 161-180.
12 P. Durrieu, Les archives angevines de Naples : les études sur les registres du roi Charles Ier (1265-1285), T. II, Paris 1887, pp. 182, 183.
13 Reg. 34, f. 44; Vol. 21, 1278-1279 Cancelleria Angioina, p. 202. Fonti: A. de Boüard, Documents en français des Archives Angevines de Naples, Paris 1935, p. 123, n. 106; Minieri Riccio, Ms. in Arch., I, f. 648 (not.).
14 «Iustitiario Terrae Bari mandatum quod mittat Angelum Malabrancam de Rutiliano calcararium pro opere Terrae Mauli. Fol. 177». Fonti: Registro di Carlo I. Dell’anno 1268. Lettera A. Numero 1., in C. Minieri Riccio, Brevi notizie intorno all'archivio angioino di Napoli : dopo le quali si pubblica per la prima volta parte di quei registri ora non piu esistenti, Napoli 1862, p. 17.
15 É. Bertaux, «Les artistes français au service des rois angevins de Naples», dans Gazette des Beaux-Arts, 1905, 1, p. 624, cfr. J.-M. Martin, ibid., p. 172.


Prima foto nel testo: ritratto di Carlo I d'Angiò, statua in marmo di Arnolfo di Cambio (Roma, Musei Capitolini). (Credito fotografico : via Wikimedia Commons - UserMM DecArch)
Seconda foto nel testo: stemma del Palazzo De Franceschis, foto tratta da Araldica Rutigliano (araldicarutigliano.xoom.it)

 

 

 

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