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Sagra dell’Uva di Rutigliano, le origini risalgono al 1930

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di Vito Castiglione Minischetti

Come è ben noto, nell’anno 1930, il governo fascista, su un’iniziativa dell’allora sottosegretario al ministero dell’Agricoltura e delle Foreste Arturo Marescalchi, con l’approvazione di Mussolini, decretò che su tutto il territorio nazionale venissero celebrate le “Feste dell’Uva”. La manifestazione veniva innalzata dal regime fascista a Festa nazionale con le evidenti finalità di diffondere il consumo dell'uva, di cui sono note le benefiche qualità nutritive e dietetiche e di dare incremento ad un importante ramo della produzione agraria.

In realtà, queste feste miravano soprattutto ad ottenere maggiori consensi fra i ceti contadini, ad affermare un’identità nazionale ancora instabile, e nello stesso tempo a far fronte alla crisi che aveva colpito il settore vitivinicolo, incrementando la promozione ed il consumo dell’uva come frutta fresca e la vendita dei prodotti derivati. La festa dell’uva doveva essere, nello stesso tempo, anche un momento ricreativo, con l’organizzazione di chioschi e premiazioni delle varie gare. Tra queste dovevano essere sempre presenti la gara per la migliore offerta in vendita di cestini o sacchetti1 di uva in tutti i negozi di alimentari e pubblici esercizi e il corteo di carri rustici vendemmiali ed allegorici, i quali tendevano ad esaltare l’immagine del contadino e dello stesso regime. A Rutigliano, per esempio, in occasione della prima sagra dell’uva, ebbe una particolare ovazione la creazione di un nuovo vitigno, frutto di un incrocio fra il Zibibbo e la Mennavacca, a cui fu dato il nome di “Uva Mussolini”. Queste feste, la cui organizzazione era affidata ad appositi comitati locali nominati dal Podestà, ottennero in verità un enorme successo popolare, diventando così una tappa nella “gloriosa” marcia del Regime Fascista.

Pertanto, Rutigliano aderì senza indugio all’iniziativa con l’organizzazione, di fatto, della ‘prima’ Sagra dell’Uva che ebbe luogo il 16 settembre del 1936. Di questo primo evento, dedicato alla produzione locale per eccellenza2 , abbiamo una dettagliata descrizione nella Gazzetta del Mezzogiorno che ritengo interessante riportare:

«Da Rutigliano, La Sagra dell’Uva. L’animazione in paese per la Sagra dell’Uva è stata quanto mai vivissima ed interessante, perché la cittadinanza per la prima volta ha assistito ad una festa fascista agreste e folcloristica, durante la quale ha potuto ammirare con orgoglio le diverse e magnifiche qualità di uva che produce il nostro suolo.
La festa ha avuto inizio alle 8 in Piazza Umberto I con la partecipazione di un carro campagnuolo tirato da buoi, maestosamente addobbato di uva e di pampini ed animato da graziose contadinelle che cantavano stornelli rutiglianesi. Poi si sono inaugurati i chioschi di vendita allestiti con ogni cura dalle Associazioni fasciste, e dagli Agricoltori e dai Lavoratori dell’Agricoltura, i quali, circa cinquanta, hanno esposto bionde e vellutate uve da tavola.sagra-uva-1936 2
Indi l’enorme folla si è riversata in Piazza della Rivoluzione Fascista3 , ove era preparato il chiosco delle Massaie Rurali curato con gusto agreste dalla fiduciaria del Fascio Femminile, dalla fiduciaria delle Massaie Rurali e dai camerati Guido Chiaia e Donato e Angelo De Bellis. Quivi le Massaie Rurali, in simpatici costumi campagnoli, hanno eseguito balli e cori popolari della campagna rutiglianese suscitando calorosi applausi ed inneggiando al Duce, che con tali feste nazionali ridesta le vecchie tradizioni del popolo lavoratore.
Terminata la visita ai chioschi e ai pubblici esercizi, la Commissione per l’assegnazione dei premi, presieduta dal Commissario al Comune avv. Antonelli, ha determinata la seguente classifica:
1. Categoria: produttori d’uva: 1. premio medaglia vermeil ai fratelli Dipierro per le diverse qualità di uva e per le nuove specialità, fra le quali ha primeggiato l’«Uva Mussolini» che è un incrocio fra il Zibibbo e la Mennavacca – 2. premio ex equo, medaglia d’argento: Nunzio Delvecchio e Raffaele Minnuzzi – 3. premio medaglia di bronzo: Didonna Pietro fu Domenico, Leone Domenico, Linsalata Domenico, Leone Domenico, Pontrelli Vito, Redavid Antonio, Redavid Pasquale fu Giuseppe, Sanitate Nicola.
2. Categoria: Chioschi: 1. premio medaglia vermeil: Massaie Rurali – 2. premio medaglia d’argento: Ditta Didonna Pietro fu Domenico e Didonna Francesco fu P. A. – 3. premio medaglia di bronzo: O. N. Dopolavoro, O. N. Balilla, Sindacati Lavoratori Agricoltura.
3. Categoria: Pubblici esercizi: 1. premio medaglia vermeil e L. 100: Florio Vitantonio – 2. premio medaglia d’argento e lire 75: Liberata Losito Teresa – 3. premio medaglia di bronzo e lire 50: Romito Paolo.
La Commissione infine decide di assegnare un diploma di onore con medaglia vermeil al dottor Lorenzo De Bellis e figlio per avere attrezzato il carro con buoi con pretta intonazione agreste.
I premi in medaglie sono stati dati dal Comune e quelli in danaro dalla Commissione delle Feste Patronali del SS. Crocifisso.
La Sagra dell’Uva, che ha avuto un lieto e clamoroso successo, è terminata con una nota sentitamente gentile ed umana: gli agricoltori e i lavoratori dell’agricoltura, espositori della Sagra, hanno fatto ottenere una rilevante quantità di uva ai poveri del Ricovero di Mendicità».

L’anno dopo, il 25 settembre 1937, la sagra dell’uva rutiglianese ebbe la sua seconda edizione, durante la quale fu particolarmente celebrata «la prelibata uva da tavola la “Menna Vacca”, che viene esportata all’Estero in fortissima quantità». Il Comitato era presieduto dal podestà avv. Giuseppe Colamussi, coadiuvato dall’avv. Pasquale Antonelli, segretario del Fascio. Fu l’anno in cui venne riprodotto, per la prima volta, «al naturale un tendone di uva, lungo circa m. 300 con terreno, pali, viti ed uva». Naturalmente, il 1° premio con diploma venne attribuito al Sindacato Lavoratori Agricoltura «per aver organizzato un chiosco formato da 4 grandi «M» con in mezzo un Fascio Littorio alto metri 5 con un mappamondo in alto». Gli altri premi andarono ai Simboli del Regime: un quadro composto di chicchi d’uva che raffigurava il re e il duce, un altro che raffigurava Balilla intento ad uccidere una grossa mosca mediante un soffietto di polvere insetticida, ecc. Furono oltre 30 le ditte espositrici e 18 coloro che addobbarono negozi e balconi. In questa edizione, va menzionato l’attribuzione del 1° premio con diploma e premio in denaro di L. 100 a Giovanni Cardascia (ex Caffè Roma) e 2° premio con diploma e 50 lire ad Antonio Verna (ex Bar Verna) per aver creato i gelati d’uva. La festa ebbe termine con musica e la distribuzione di cento sacchetti di uva a cento ragazzi appartenenti a famiglie povere.

La sagra dell’uva di Rutigliano, in fine, ebbe una sua terza edizione il 26 settembre 1938, più o meno con le stesse caratteristiche: le vie, i balconi, le botteghe vennero addobbati con corone di pampini e grappoli d’uva nonché con i simboli del Regime composti con acini di uva, in particolare una “Carta geografica dell’Impero” (dell’Italia fascista). Naturalmente c’era una tendenza a premiare soprattutto i simboli del Regime. Anche in questa 3a Sagra dell’uva rutiglianese, Giovanni Cardascia venne premiato ancora con la medaglia vermeil e il premio in denaro di L. 100 per i suoi gelati d’uva.

Infine, come ci è noto, gli anni che seguirono furono anni drammatici per l’Italia, l’Europa e il mondo intero, e la sagra dell’uva a Rutigliano non fu più riproposta almeno fino all’anno 1960, quando, il 18 settembre di questo stesso anno, “riprendendo una simpatica tradizione”, si svolse a Rutigliano la «Sagra dell’Uva» che venne considerata come la “1a” Sagra dell’Uva. Va ricordato, a questo riguardo, che la sagra dell’uva di Rutigliano del 1960 fu un’occasione importante per il settore, in quanto dette vita, nell’ambito della Fiera del Levante di Bari, al “Convegno Regionale di Studi sui problemi della produzione e dell’esportazione dell’uva da tavola», promosso dall’allora sindaco Filippo Giampaolo.
La Sagra ebbe il suo svolgimento in Piazza XX Settembre e lungo il viale della Stazione. Il grappolo più pesante della Ditta Francesco Messina fu di 2,890 kg e la migliore qualità di uva premiata fu quella della Ditta Giuseppe Carmine Iaffaldano. In quella occasione, la Sezione dei coltivatori diretti allestì un vero “tendone”, con fili di ferro, foglie, tralci ed uva lungo tutto il viale della Stazione.

Dal 1960, la “Città dell’uva da tavola” ha continuato quasi ininterrottamente negli anni ad organizzare la “Sagra dell’Uva” e nello stesso tempo a rappresentare il settore agricolo più importante di Rutigliano, quale quello dell’uva da tavola, che per quantità e qualità ha permesso alla città tutta intera di irradiare a livello regionale, nazionale e internazionale.

Grazie a Pierino Poli per aver fornito la foto dello ‘stand Mussolini’ in cui è presente, la prima da destra, sua madre vestita da contadinella con il cestino di uva nella mano destra.


__________________________

1 I manifesti, le cartoline d’invito, i cartelli da vetrina e i sacchetti per la distribuzione dell’uva venivano assegnati dall’Ufficio propaganda e forniture di Roma per tutti i Comuni del Regno.
2 “Nel 1931 la produzione pugliese era di 314.000 quintali (27% di quella nazionale), quella di Rutigliano di 2800 quintali ottenuti da 40 ettari, con una media per ettaro di 70 quintali. Nel tempo, Rutigliano e Noicattaro furono considerate «capitali» dell’uva Regina e del tendone. Nel 1964 la superficie investita a uve da tavola a Rutigliano aumentò a 1600 ettari fino a raggiungere in tempi più recenti i 3000 ettari...”, cfr. M. Colapietra, L’uva da tavola di Rutigliano: tra passato e presente, Bari, [s.n.], 2004. - 96 p. : ill.
3 Si tratta dell’attuale “Piazza Alfredo Violante”, all’epoca denominata piazza della Rivoluzione Fascista, già “Piazza Émile Zola”.

 

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