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SCARICO LAMA. GLI ATTORI DELLA PANTOMIMA

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Ho incontrato l’assessore regionale Fabiano Amati domenica sera scorsa, dopo un concerto alla Selva di Fasano. Era lì, l’ho visto e all’uscita gli ho chiesto se potevo importunarlo due secondi. L’assessore mi ha riconosciuto ed è stato gentile a farsi importunare per un quarto d’ora. Vi dico subito che alla fine di quel colloquio, dopo che l’ho salutato e ringraziato d’essersi fatto importunare, sono andato via incazzato e deluso.

Ho avuto la forte sensazione che tutta la disponibilità dimostrata a discutere una soluzione alternativa, tutta questa disponibilità al dialogo, col sorriso e il fare gentile, in realtà sia stata una pantomima, un prendere tempo per organizzare il classico gioco delle parti tra regione e comune di Bari (“io faccio finta di dialogare, tu alla fine dici no e li freghiamo”).

Gli ho chiesto cosa ne pensasse del documento firmato da sette comuni che accettano il collettore intercomunale: «Il comune di Bari mi ha mandato una nota dicendo che è contrario al collettore, non c’è condivisione» è stata la risposta, quindi si va in lama con la fogna depurata di Casamassima e quella di altri cinque comuni.

Ho cercato di far capire all’assessore che era un peccato che si sciupasse il largo consenso raggiunto su due soluzioni alternative tecnicamente e amministrativamente percorribili. Questa è stata la risposta: «Vabbè, volete le trincee drenanti? fatevele e pagatevele».
Sgradevole sul piano del porsi come persona, irresponsabile e menefreghista sul piano politico amministrativo. In fondo è lui l’amministratore, lui governa la regione, spetterebbe a lui che, per governarci, viene pagato dai 10.000 ai 15.000 euro al mese, risolvere i problemi alle comunità e al territorio pugliese, a maggior ragione quando si mostra la disponibilità a discutere su una  soluzione diversa a questi problemi.

La decisione di sette comuni su otto, dunque, che sommano circa centomila abitanti, non conta nulla. Due mesi di lavoro su due progetti alternativi discussi alla presenza di otto comuni (compreso Bari), dell’AQP, della Provincia e su mandato della stessa regione, sono stati una perdita di tempo, uno scherzo o cosa?!

Il problema, quindi, è Bari. Su questa vicenda le opinioni della Maugeri e del comune di Bari cambiano così come cambia il vento nel capoluogo pugliese. L’Area Metropolitana “BA2015”, il cui comune capofila è Bari, a settembre del 2008 presenta il progetto del collettore intercomunale in alternativa allo scarico in lama e comincia l’iter per il finanziamento europeo. Il soggetto proponente di questo progetto è l’“Ufficio Unico” con sede presso il comune di Bari.

Nel verbale n. 4 della riunione del tavolo tecnico dell’1 giugno scorso, tenutosi in Provincia su mandato della regione, si legge che la dott. Maria Maugeri, assessore all’Ambiente della giunta Emiliano, “subordina l’assenso del comune di Bari alla modalità di alternativa di scarico, attraverso  condotta unica con sbocco a mare, solo ad esclusione della praticabilità di tutte le altre alternative possibili di scarico…”. Dunque l’assenso al collettore come soluzione alternativa, sia pure subordinato, c’era.

Ancora la Maugeri nella conferenza di servizi del 23 giugno, circa il collettore intercomunale, ribadisce più o meno lo stesso concetto, dice: «Io voglio discutere su quella soluzione quando a questo tavolo mi si dice quel procedimento autorizzatorio (lo scarico in lama, n.d.r.) è fallito, è stato fatto in modo sbagliato e, quindi, ragioniamo». Bari, dunque, fino al 23 giugno scorso non ha mai detto no al collettore, certo non ha mai giubilato, ma la posizione era ragioniamo nel caso non ci siano soluzioni o nel caso la regione ritiri lo scarico in lama.

Amati ora riferisce che Bari ha comunicato un secco no. Cosa è cambiato dal 23 all’altro ieri?
E’ cambiato che il 23 giugno scorso la Provincia di Bari con il suo vicepresidente Nuccio Altieri ha presentato, come chiesto dalla regione, due progetti seri, fattibili, previsti, e - qualche giorno dopo- il sindaco di Rutigliano Roberto Romagno presenta la condivisione di sette comuni su otto rispetto a quei due progetti. Due fatti che hanno letteralmente spiazzato e, forse, mandato nel panico Amati e l’intero stuolo di burocrati regionali con la paranoia dello scarico in lama.

Amati probabilmente non pensava che la Provincia e i comuni interessati prendessero sul serio il compito da lui stesso affidatogli e lo portassero a termine nei tempi fissati e nel migliore dei modi.
A quel punto il 23 gli si è accesa la lampadina su quella testa da fighetto pettinata casual, si è giocato la carta dell’unanimità, della condivisione come conditio sine qua non per ritirare il progetto in itinere e dire si al collettore e alle trincee drenanti. In sostanza Amati ha fornito su un piatto di argento a Bari il potere di veto che solo le grandi potenze mondiali presenti nel consiglio di sicurezza dell’ONU posseggono, e Bari lo ha esercitato togliendo le castagne dal fuoco all’assessore regionale. Una triste pantomima, un brutto gioco delle parti, da furbetti del quartierino non della finanza, ma della politica.

La regione sin dall’inizio avrebbe potuto dire che la scelta è fatta, che non ci sono margini per ripensamenti e, tanto meno, per soluzioni alternative. Noi non l’avremmo condivisa, certo, ma sarebbe stato più onesto. Invece, per due mesi è stato preso in giro il sindaco di Rutigliano, che in una settimana si è fatto in quattro girando per sette comuni a raccogliere le firme in calce al documento di condivisione del collettore intercomunale. Sono stati presi in giro i cittadini di Rutigliano, le comunità di un vasto territorio, è stata presa in giro la Provincia di Bari.
Abbiamo, alla fine, tutti assistito a un mediocre spettacolo di bassa amministrazione regionale. E’ il caso di dire che Vendola Nicola ha l’assessore ai lavori pubblici che si merita.

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