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INCENDIO CEREBA, PARLANO I PROPRIETARI E L’ARPA

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Stamattina alle 07:30 i mezzi dei pompieri erano ancora davanti al capannone della CEREBA. Intorno alle 23:00 di ieri i Vigili del Fuoco sono riusciti a spegnere il grosso dell’incendio. Sono entrati nel capannone e hanno tirato fuori il materiale bruciato per spegnerlo del tutto.
«Stiamo organizzando l’analisi di quello che è rimasto, il rifiuto, per fare ripartire l’azienda nel più breve tempo possibile» ci ha detto stamattina l’avvocato della CEREBA.

Sia i carabinieri che i proprietari escludono che si sia trattato di un incendio di origine dolosa. «Non abbiamo avuto mai nessuna avvisaglia che potesse indurre a ritenere una cosa del genere. Noi, quindi, lo escludiamo» ci ha detto ancora il legale della ditta. «Tecnicamente sembrerebbe -ha ribadito- da quello che ci hanno riferito i carabinieri, che sia da escludere. Cioè, non sono stati trovati elementi ai quali ricondurre una ipotesi dolosa». Si pensa, dunque, a una causa accidentale tipo cortocircuito. «E’ probabile -ha aggiunto l'avvocato- perché la parte più interessata dal danno, parlo dell’immobile, è quella adiacente al quadro elettrico».

Stamattina non facevano entrare nessuno nel capannone perché non si sanno ancora i danni che il fuoco ha arrecato soprattutto alla struttura del soffitto. Saranno fatte delle perizie tecniche per valutarli ed, eventualmente, sapere quando la ditta potrà rimuovere il materiale bruciato, pulire, sistemare l’impianto elettrico andato completamente in malora.

la CEREBA è una azienda con più di 20 dipendenti che da stamattina sono fermi col lavoro, ci ha detto la proprietaria. Si è sempre pensato che lì i farmaci raccolti fossero poi portati alla filiera del riciclaggio, invece non è cosi. «I farmaci scaduti vengono smaltiti, termodistrutti, non riciclati», ha precisato la signora.

Questa azienda raccoglie i farmaci scaduti dalla farmacie, li imballa in qualche modo, poi li conferisce ad un inceneritore, ultimamente a un impianto di termodistruzione di Lecce. Ieri nel magazzino c'erano, dunque, farmaci imballati in attesa di essere smaltiti; il fuoco accidentale ha fatto il lavoro che di solito fa il termo combustore.

L’ARPA PUGLIA
L’aspetto più preoccupante di questo incendio sono le ripercussioni sull’ambiente, se cioè il fumo abbia disseminato sostanze inquinanti lungo il suo percorso. Ieri, quando sono arrivati, alle ore 23:00 circa, i tecnici dell’ARPA non hanno potuto analizzare nulla, il fumo si era ormai diradato, era quasi tutto vapore acqueo grazie alla marea di acqua che i pompieri da due ore stavano riversando sulle fiamme.
Per capirci di più abbiamo sentito stamattina anche il responsabile di area dell’ARPA dott. Roberto Giua. «Quando siamo arrivati lì ieri c’era ancora vapore, fumo, ma in sostanza dentro non c’erano più fiamme», ci ha detto subito il dott. Giua.

Ieri ci siamo preoccupati del fumo che era abbastanza denso e nero.
«I fumi ci sono stati sicuramente. La direzione del vento, per fortuna, non era verso il paese. Noi c’eravamo portati un apparecchio che serve per rilevare la diossina nell’aria, avrebbe dovuto lavorare per qualche ora ma, per quanto riguarda l’area di ispezione, l’evento vero e proprio
era sostanzialmente terminato. A quel punto ci siamo concentrati a definire l’area di ricaduta di questi fumi, quindi procederemo a fare campionamenti per verificare che non ci sia stata o quale è stata l’entità della contaminazione al suolo».

Le chiedo dott. Giua, la combustione di farmaci -scaduti o no- sprigiona sostanze chimiche pericolose?
«Noi abbiamo cercato di sequestrare (stamattina c’erano anche i NOE) tutti i documenti per capire di che si trattasse ma, a quanto è stato dichiarato, gran parte di questi documenti stavano all’interno, quindi, sono stati bruciati nell’incendio. Noi comunque l’abbiamo trattata come una combustione di imballaggi, materiale tipo organico, che produce quantità di microinquinanti organici che possono dare problemi, certo. In questo caso, l’unica fortuna è che l’incendio non è durato molto ed è avvenuto in un capannone, per quanto il fumo c’era e l’abbiamo visto anche noi, un fuoco all’aperto è peggiore».

Ritiene che il capannone abbia fatto da filtro, abbia trattenuto
«Insomma, noi per questo lo classifichiamo con rilevanza leggermente inferiore rispetto a una combustione assolutamente incontrollata di cumuli all’aperto, dove si sprigiona una temperatura più elevata anche grazie a un maggior apporto di ossigeno. In un capannone a un certo punto laria diminuisce, per cui il fuoco tende a soffocare. Comunque, noi stiamo facendo gli accertamenti sulle matrici ambientali rispetto alle ricadute».

Nei prossimi giorni l’ARPA farà una valutazione dell’area di ricaduta dei fumi sulla base dei venti che spiravano ieri, dopodiché saranno prelevate e analizzate le matrici ambientali. E’ questa analisi che ci darà il quadro dell’impatto che l’incendio in questione avrà avuto sull’ambiente. I dati saranno disponibili nei prossimi giorni.

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