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GLI AGRICOLTORI, IL TERRITORIO, IL PAESE

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Sui problemi dell’abbandono e bruciatura dei teloni, sulla trasformazione del territorio e sull’uso dei  fitofarmaci e dei pesticidi nella coltivazione intensiva dell’uva da tavola, abbiamo discusso ampiamente sia su Rutiglianoonline che su Rutiglianoweb.
Volutamente, sino ad ora, ho evitato di entrare nelle discussioni che riguardavano “Lama San Giorgio” e “la segnalazione sui Rifiuti”, proprio per non rinfocolare le polemiche o infiammare gli animi.

Mi rendo conto che non sempre si può lasciar perdere. La mia sarà, forse, letta come una provocazione, ma sinceramente credo che le scarse aperture ad attività ed iniziative, la  mancata crescita culturale, sociale, di senso civico di Rutigliano (come in passato ho commentato) siano dovute ad un conformismo, ad un immobilismo proprio di chi è abituato alle tradizioni, al normale ripetersi di cicli e stagion, all’essere Rutigliano un paese prettamente agricolo.

Non mi “sconcerto”, quindi, più di tanto (si fa per dire) quando ora vedo  –notevole cambio di strategia degli agricoltori-  i teloni esausti abbandonati vicino ai cassonetti (dice Ciani, provocatoriamente “è meglio che siano lì, piuttosto che vengano bruciati”); ma ancora una volta trovo che sia indifendibile la categoria degli agricoltori nel suo insieme (non Ciani o Teta, agricoltori informati e responsabili), perché i teloni non sono che i loro, perché chi li butta in ogni dove sono proprio gli agricoltori, perché questo è il loro individualissimo modo di essere e di vivere, perché si dimenticano che nel vivere in una società civile si devono anche confrontare ed interagire con una collettività, devono rispettare un ambiente sociale “più complesso” che non è fatto di solo agricoltori!

Mi indigno, ancora di più, quando leggo, quasi a giustificazione,  una sfacciata richiesta di sostegno e di  intervento da parte di NICE: “...la verità secondo me è che in un paesino civile, a prevalenza agricola come è il nostro, il comune DEVE istituire dei fondi per sostenere lo smaltimento dei rifiuti che derivano dall'agricoltura”,  e mi domando se sia corretto e non egoistico ritenere che solo gli agricoltori sono degni di attenzioni da parte di una Amministrazione Locale, solo loro a poter e dover essere destinatari di eventuali fondi, di interventi e di attenzioni, mentre gli altri cittadini possono andare "a quel paese!".

Non concordo con Giacomo Sedicino –o integrerei il suo ragionamento– quando, contestando i lavori di trasformazione eseguiti nella Lama San Giorgio, chiede agli “amministratori vecchi e nuovi” se “esistono coltivatori di serie A e di serie B. E quelli di serie B per caso sono più fessi di quelli di serie A che sono autorizzati a coltivare un pò dove gli pare?”.

La domanda da porsi, invece a mio parere, è se per gli amministratori, vecchi e nuovi, esistono cittadini di serie A  e di serie B dove quelli di serie A sono gli agricoltori a cui tutto è concesso, che tutto possono fare, che possono inquinare, insozzare, trasformare SENZA CHE VENGA DISPOSTO ED EFFETTUATO NESSUN CONTROLLO; mentre la restante parte della cittadinanza  (la più fessa), che non si lamenta, che non si piange addosso, che non chiede interventi a pioggia ad ogni piè sospinto, non è ritenuta degna di attenzioni, in quanto reputata di serie B!

E, d'altronde, la categoria degli agricoltori, è quella più restia al cambiamento; è un serbatoio di voti importante, che si “sposta poco politicamente” e che tutti i rappresentanti locali vogliono conservare, sviluppare e NON SCONTENTARE. Questo è, forse, uno dei motivi per cui questa classe politica appare senza iniziativa, quasi ferma, incapace di "intercettare" i bisogni e le necessità di una intera cittadinanza!


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