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VITO ANTONICELLI SU LAMA SAN GIORGIO

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E’ difficile rimanere indifferenti e silenziosi quando ti accorgi che qualcuno ti sta distruggendo un pezzo del tuo territorio; un fazzoletto di terra in cui si riflette l’intera anima del tuo paese, della tua gente, di te stesso. E’ quello che è capitato a me, quando  ho capito quello che stava accadendo nel tratto di “Lama San Giorgio” subito a monte della Chiesa Rurale dell’Annunziata: una cloaca a cielo aperto.
Ho avuto un sussulto di rabbia.

Ho capito che bisognava fare subito qualcosa.
E così, in punta di piedi ed in silenzio, per non dare l’impressione di voler ricercare occasioni di protagonismo, ho cominciato a dare il mio contributo unendomi a quanti si erano già prodigati nell’avviare azioni per scongiurare lo scempio che si stava perpetrando a danno di Rutigliano.

Ma, nonostante lo sforzo che faccio per non gridare, non riesco a contenere la rabbia che provo nei confronti di chi continua a calpestare i diritti legittimi di una comunità che non chiede altro che vedersi salvaguardata una delle rarissime aree a parco naturale,  fra l’altro, messa a disposizione gratuita di tantissimi cittadini di Rutigliano, e di tanti altri cittadini di Comuni viciniori.

Questo brutto esempio di governo sta rappresentando, per me, la goccia che fa traboccare il vaso.
Molti nostri governanti, forse tutti i nostri governanti, ormai si sentono “onnipotenti” e ritengono che a loro sia possibile qualsiasi cosa e qualsiasi decisione.

Le ragioni del semplice cittadino, della sua comunità, del suo territorio, non hanno alcuna importanza.
Sono ragioni destinate a sortire lo stesso effetto di una zanzara che punge l’elefante: nulla.
Sono caduto in una profonda crisi di identità politica e di rappresentanza.
Non riesco più ad intravedere da nessuna parte il buon governo.
Non riesco più ad intravedere nessun uomo di buona volontà in cui riporre la fiducia.  
Non riesco più a trovare la strada della giustizia sociale.
Cosa fare!?

Non lo so ancora, ma certamente non riesco a pensare che non ci sia proprio nulla da poter fare.
Per intanto... è opportuno ritrovarsi insieme, fra la gente, e condividere le ragioni di questo diffuso malessere, e maturare insieme le azioni da porre in essere.

Ma soprattutto, è importante ascoltare di più i giovani da cui io, in questi giorni, ho imparato tante piccole cose, semplici, ma che hanno rappresentato motivo di grande lezione di vita.
Ho camminato in silenzio insieme a loro, ho ascoltato in silenzio le loro semplici ragioni, ho scorto in silenzio la loro grande voglia di vivere unitamente alla delusione provata per simili atti di mal governo.

Ho provato tanta tristezza nel guardare gli occhi di questi nostri ragazzi, di questi nostri giovani, tutti così simili ai nostri figli, ricchi di tanto entusiasmo ma, delusi da modi di fare che continuano ad ingenerare in loro tante paure che spesso cogli nei loro sguardi.
Bisogna fare qualcosa!

Bisogna cambiare le modalità di approccio al progetto di costruzione del governo dei nostri territori; e noi possiamo cambiare modalità di approccio alla vita sociale che deve caratterizzare la nostra terra unitamente all’intero nostro comprensorio.
Bisogna aprirsi al confronto. Bisogna far emergere le idee più forti, dibatterle, maturarle e farle divenire proposta di azioni sociali in cui far ritrovare tutti, con quello spirito giovanile che anima le grandi azioni finalizzate al raggiungimento di vere giustizie sociali.

Bisogna creare luoghi di ascolto di questi nostri giovani perché ad essi noi, giovani vecchietti, non abbiamo proprio più nulla da insegnare.
Ma da essi credo proprio che potremmo iniziare ad apprendere nuove cose, nuovi modi di approccio alla vita sociale e politica, e forse con essi, e per essi stessi, potremmo ritrovare il vigore di un rinnovato impegno sociale.


Vito Antonicelli


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