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RIFLESSIONI SULL'OSPEDALE DI RUTIGLIANO

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Ho letto con interesse, su queste pagine, il dibattito sull’Ospedale di Rutigliano.
A seconda del tipo di attività, delle necessità e degli obiettivi da raggiungere, per una migliore efficienza ed efficacia delle attività da svolgere, si possono seguire due strade eguali e contrarie; ovvero accentrare, in una struttura più grande, le attività e le risorse di una struttura inefficiente o marginale, o al contrario depotenziare strutture più grandi, decentrando in strutture più piccole, più flessibili e più vicine al cittadino, le attività e le risorse.
Questa è stato per molti anni, avendo sempre ben presenti gli obiettivi prefissati e da raggiungere,  la mia funzione in una grossa azienda.

In entrambi i casi, quando devi effettuare simili operazioni,  il primo intervento in assoluto è  quello sulle risorse umane. Devi provvedere a trasferimenti mirati ( … e possibilmente condivisi) sulla base delle competenze maturate dalle persone  e sulle esigenze dell’azienda e prevedere interventi di riqualificazione e riconversione delle persone presenti in una determinata struttura che non possono sempre essere ricollocate tout court.

In questa operazione non puoi né devi accettare rigidità di alcun tipo ( .. da qui non mi sposto,.. io faccio questo lavoro .. e non voglio fare altro, … questo lavoro  è diverso da quello che facevo ..mi dequalifica, ecc.), devi  convincere e motivare le persone al cambiamento, devi farti carico ed essere disponibile ad estenuanti trattative con le Organizzazioni Sindacali, devi essere capace di proporre soluzioni alternative (fermi gli obbiettivi da raggiungere) alla propria Direzione, alle persone ed alle Organizzazioni sindacali.

Devi avere anche ben presente che in operazioni di “efficientamento” potresti dover fare a meno di un certo numero di risorse per le quali devi studiare piani di uscita più o meno traumatici (interventi su coloro che hanno già maturato i requisiti AGO, prepensionamenti, fino alla “messa in libertà”, per chiusura della struttura, per coloro che non accettano il cambiamento).

Fatte queste premesse, veniamo al caso specifico del piano sanitario regionale e la chiusura di molte strutture  ospedaliere tra cui Rutigliano.
Questa operazione, nell’intenzione della Regione, dovrebbe portare a significativi risparmi e  dovrebbe migliorare “l’offerta sanitaria” da erogare ai cittadini.

Ed infatti, in linea di massima, accentrando in strutture/reparti  ospedalieri più grandi e complessi  il personale, le attività, i macchinari ed i mezzi,  si dovrebbe avere una migliore efficienza ed efficacia di questi presidii sanitari.
Ma nella realtà così non è;  a me sembra che, senza nessuna programmazione e senza alcuna riqualificazione o riconversione del personale, si “chiuda” e basta!
Le strutture ospedaliere “riceventi” il più delle volte non hanno spazi per i macchinari ( .. che se anche nuovi di “pacca” … rimangono inutilizzati o a “marcire” nelle vecchie strutture),  per il personale trasferito  e per migliorare i servizi offerti al cittadino (..stessi posti letto,… strutture fatiscenti, … nessun miglioramento nella qualità dei servizi e nei ricoveri, ecc.).

Non credo neanche alla teoria dei “nullafacenti”; in molti, moltissimi casi il personale è male o scarsamente utilizzato. E’ assente quella che io chiamo “la teoria del comando”, della responsabilità, delle decisioni: una struttura funziona se il primario, se il direttore sanitario esercita il potere-dovere di gestire, organizzare e e coordinare le strutture ed il personale.

Un dirigente, a cui è affidata una struttura, deve sapersi “spogliare”  e “liberare” dalle sue competenze professionali e diventare un gestore delle risorse e dei mezzi a lui assegnati.
Negli Enti Pubblici, al contrario di quanto viene fatto nel “privato”, sembra vigente una assoluta rigidità operativa, nessuna riconversione o riqualificazione del personale, nessun trasferimento ad altri settori , nessuna “responsabilità” del responsabile nell’utilizzo, al meglio,  delle risorse e degli strumenti, con l’assurdo che  …. i medici, gli infermieri e il personale tutto di un certo reparto  vanno, nella struttura “ospitante”,  in quel medesimo reparto … anche se possono essere “esuberanti”, ecc., ecc.

Ma anche i “tagli” di strutture  non pare abbiano sempre  grandi valenze economiche. I risparmi attesi e sperati non portano a significative riduzioni di costi. Manutenere una struttura chiusa ha i suoi costi. Abbandonare “al suo destino” una struttura ( … che forse è stata appena ristrutturata!)  porta alla distruzione di ricchezza e ad un depauperamento economico.
E tutte queste inefficienze, distruzione e sperpero di denari pubblici ricadono sui cittadini.
Pensare di  mantenere in essere piccoli ospedali non ha senso, così come non ha molto senso pensare al mantenimento in essi solo di alcuni reparti (.. non sono un esperto,  ma penso che, per es. , se si volesse mantenere in vita Ortopedia .. ad essa dovrebbero poi  “appiccicarsi” radiologia, fisioterapia, medicina interna, pronto soccorso, ecc.).

Ritengo, però, che il destino  di Ospedali come Rutigliano non debba essere segnato!
La popolazione italiana invecchia e gli anziani saranno sempre più numerosi; lo sono già e diventeranno sempre di più  un vero problema sociale.
Io penso (.. ma non è sempre la panacea per tutti i mali … non sempre è la risoluzione o l’unica soluzione del problema)  che con un po’ più di intelligenza, disponibilità ed estro da parte della Regione e del personale attualmente presente, si potrebbe pensare ad una trasformazione di molte di queste “piccole” strutture sparse sul territorio in “ case protette” organizzando e suddividendo gli spazi -  e facendo pagare rette mensili differenziate - per le persone  autosufficienti  e per quelle non autosufficienti (per es., malati di demenza senile e/o del morbo di Alzheimer).

Si potrebbe anche  attribuire a terzi (società o cooperative con personale specializzato) la gestione amministrativa ed operativa delle “case protette” ( effettuando corsi e seminari di riconversione e riqualificazione professionale per medici, infermieri e personale tutto ..  che  dovranno accettare tale riconversione e che, pur rimanendo dipendenti dalle ASL,  saranno “coordinati” dal nuovo soggetto giuridico),  conferendo  anche in comodato gratuito le  strutture immobiliari con l’obbligo di manutenzione, riconversione e  miglioramento.
In questo modo, forse, si potrebbe dar senso al mantenimento di tali strutture sul territorio.



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