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Bullismo e cyberbullismo, la scuola dice “BASTA!” si interroga cerca di capire

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incontro-su-cyberbullismo-conversano

 

di Gianni Nicastro

Sfigato, buono a nulla, idiota, incapace, ciccione… Quanti bambini e ragazzi si sono sentiti apostrofare in quei modi? Tanti, troppi, nella scuola innanzitutto. «Sono parole che fanno male e che fanno ancor più male quando vanno a colpire adolescenti, bambini, in un momento particolare della loro vita, particolare perché non hanno ancora una identità ben definita. Questo è un punto nevralgico nel definire le strategie per affrontare questi problemi», ha detto il dirigente scolastico dott.ssa Maria Pellegrini presentendo l’incontro che si è tenuto a Conversano nella Casa delle Arti qualche giorno fa. Un incontro dal titolo significativo: «Il coraggio di dire “BASTA!”. Tra contrasto e prevenzione». pellegrini-dirigente
Apostrofare a quella maniera un adolescente è un atto di aggressione vera e propria non solo psicologica. Agli insulti spesso segue il maltrattamento fisico, l’aggressione da parte del gruppo di coetanei che circonda la vittima. Poi c’è il solito che filma e mette tutto in rete portando il bullismo alla sua moderna versione di cyberbullismo, reato che viene punito ancora più severamente.

Il mondo della scuola è quello che più si interroga su questo fenomeno, che dilaga proprio nelle classi, nei corridoi, nei cortili e all’uscita dagli istituti scolastici; un mondo che deve avere «Il coraggio di dire “BASTA!”», appunto, che è chiamato a contrastare bullismo e cyberbullismo, a mettere in campo tutte le azioni possibili, utili alla prevenzione.

Organizzato dal Secondo Circolo Didattico Via Firenze l’incontro ha visto la partecipazione di numerosi insegnanti e genitori. Il tema è stato trattato da tre importanti relatori che hanno, ognuno rispetto al proprio campo, aperto il sipario su un fenomeno ancora poco conosciuto nelle sue origini e conseguenze psicologiche, sociali e penali. La dott.ssa Cristina Baldi, Giudice Onorario del Tribunale dei Minori di Bari, la dott.ssa Guillermina Nora Carnicina psicologa e psicoterapeuta specializzata in criminologia e psicologia scolastica, l’avv. Antonio Maria La Scala penalista del foro di Bari e Presidente nazionale dell’associazione Gens Nova ODV. Moderatrice dell’incontro la già citata dott.ssa Maria Pellegrini, Dirigente scolastico del 2° Circolo Didattico Via Firenze di Conversano. Due ore di formazione e informazione che hanno catalizzato l'attenzione degli insegnanti non solo perché sono la prima linea nel contrasto e nella prevenzione del bullismo in modo particolare, anche perché è difficile rimanere indifferenti di fronte a un problema che riguarda la vita di alunni, bambini, adolescenti, ragazzi, nella scuola e nella famiglia.

«Stare qui è davvero importante» ha detto la dirigente Pellegrini presentando l’incontro, «perché -ha aggiunto- vedere questa platea così ricca dà l’impressione, la misura, di quanto il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, ahimè, sia davvero una nuova sfida da dover affrontare». Una sfida per la scuola, certo, ma anche per la famiglia, trascinata nel vortice dei problemi che un figlio bullo o cyberbullo provoca: servizi sociali, indagine dei carabinieri, Tribunale per Minori, conseguenze penali dai 14 anni in su.
carnicina-psicologa
Come riconoscere una cybervittima o un cyberbullo lo ha spiegato la psicoterapeuta scolastica dott. Carnicina; aspetto importante del problema, perché prima si riconosce meglio si può intervenire anche in termini di prevenzione. La prima cosa da fare è parlare con i propri figli, ha detto la psicologa, non limitarsi a chiedere “come è andata oggi?”, una domanda chiusa la cui risposta è sempre la stessa ed estremamente sintetica: “Bene”, dopodiché ognuno per i fatti propri. Di fronte al disagio di essere vittima il ragazzo non parla, si chiude in sé stesso; ma «quando la parola non dice il corpo si esprime», ha detto la psicologa. Quindi, fare attenzione ai comportamenti, ai cambiamenti che la condizione di vittima suscita negli adolescenti. Poi c’è tutta la questione dell’accesso ai social che, spesso, apre la strada al cyberbullismo. E’ impressionante la facilità con cui i minori si iscrivono ai social e lo fanno mentendo sull’età. L’84% degli under 14 si iscrive ai social dichiarando un’età falsa e senza la supervisione dei genitori, i quali nulla sanno di cosa facciano i loro figli quando sono sui social fino al momento in cui non bussano alla porta di casa i carabinieri, o la polizia postale, perché il proprio figlio ha caricato su facebook, Tik Tok, WhatsApp o Instagram un video che riprende un atto di bullismo o semplicemente lo ha condiviso.
antonio-la-scala
«Non c’è bambino sotto i tredici anni che non stia su Instagram, sono tutti illegali», ha detto l’avv. Antonio La Scala proprio in riferimento al dilagare degli under 14 sui social. «Il cyberbullismo -ha aggiunto- ingloba altri fenomeni che sono molto, ma molto, più gravi perché si muore. La seconda causa di morte tra i minori è il suicidio, oppure si finisce in ospedale. Chiedete a qualche psichiatra infantile: la neuropsichiatria infantile è ingolfata, per avere una visita si aspetta mesi perché è ingolfata di richieste di aiuto». La situazione è davvero grave e «non è possibile vedere su Instagram bambini di dieci, undici anni» ha detto ancora Antonio La Scala. Qui va sottolineata la pericolosità che soggetti così piccoli utilizzino cellulari di ogni tipo, strumenti così potenti che vanno al di là della semplice comunicazione, sono la porta spalancata su un mondo virtuale che può segnare molto negativamente la vita reale dei bambini. «Attenzione a quello che i vostri figli postano, condividono» ha redarguito l’avv. La Scala. «Per finire nei guai -ha aggiunto- sotto ogni profilo, penale, civile, disciplinare, di vita rovinata, basta un “condividi”, uno» di una foto di un bambino nudo o seminudo che si incorre nel reato di diffusione di materiale pedopornografico. Questo vale per i ragazzi e, a maggior ragione, per gli adulti. Senza parlare dei rischi che i ragazzi corrono nella rete, come quello dell’adescamento da parte di persone adulte che si spacciano per minori.
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La dott.ssa Cristina Baldi ha affrontato il problema del bullismo e del cyberbullismo dal punto di vista dell’allarme sociale e dei bambini in condizione di disagio, «termine -ha detto- che definisce lo stato di difficoltà o di sofferenza in cui si trova una persona». Spesso è in una condizione di disagio e disadattamento «il bambino, o lo studente, che si comporta da bullo» e la radice di questo disagio «fa riferimento ai contesti di socializzazione in cui vive», innanzitutto la famiglia. E’ a queste persone che si rivolge il Tribunale per i Minorenni trovandosi ad affrontare situazioni di disagio, disadattamento, marginalità, devianza, criminalità. Il Giudice del Tribunale dei Minorenni, nel processo civile e penale, è sempre dalla parte dei minorenni, ha detto ancora la dott.ssa Baldi, è per i minorenni dal momento che si pone sempre a loro tutela e promozione.

 

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