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Uva da tavola secondo incontro, l'esasperazione dei piccoli produttori. Video

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produttori-uva-II-incontro

 

di Gianni Nicastro

Sono sull’orlo dell’esasperazione. Siamo all’8 ottobre e hanno tutti l’uva in campagna, ancora appesa ai ceppi e non vedono possibilità di venderla a un prezzo dignitoso, che possa essere, di questi tempi, tra i 50 e i 70 centesimi al chilo. Prezzo che potrebbe far recuperare le spese di conduzione degli impianti e un minimo, ma proprio un minimo, di gratificazione per un anno di duro lavoro. Invece il prezzo alla pianta che i commercianti stanno imponendo è 35-40 centesimi, il che significa non recuperare neanche le spese di corrente, acqua, carburante, fitofarmaci, teli, ferro, concime…

«Il prodotto deve essere commercializzato ora, e siamo indietro. I commercianti ci stanno mettendo alla gogna, non è la GDO solo che sta comandando, ma è tutta la filiera…», è il grido di allarme di una donna, una imprenditrice agricola che sta soffrendo -come centinaia di piccoli produttori- un’agricoltura bloccata probabilmente non solo da un mercato invaso dalla concorrenza sleale di altri paesi europei ed extra europei, bloccata ai piccoli produttori da una filiera tutta schiacciata sugli interessi delle grandi aziende commerciali, che detengono il potere della commercializzazione dell’uva sui mercati e anche una enorme capacità produttiva con migliaia di ettari impiantati ad uva da tavola di tutti i tipi, soprattutto uve senza semi e brevettate, un’uva (brevetti) nelle mani di quattro grandi multinazionali americane e inglesi.

Un’uva brevettata i cui innesti vengono proposti (imposti?) dalle grandi aziende commerciali ortofrutticole locali che sono anche licenziatarie di quelle multinazionali. Un mercato indirizzato verso le uve seedless (senza semi) rigorosamente brevettate perché, dicono i produttori che stanno manifestando, quella è l’unica uva che la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) ritira e vende a prezzi che vanno dai 2 ai 5 euro. Un mercato così “organizzato” strozza i piccoli produttori, li ricatta con prezzi che sono uno straccio, 35 centesimi al chilo appunto. E’ contro questa situazione che gli agricoltori si stanno incontrando, pacificamente, in un luogo pubblico come il parcheggio a ridosso di una scuola.

Ieri l’incontro è avvenuto alla presenza di amministratori, c’erano i sindaci di Rutigliano e Noicattaro, Giuseppe Valenzano e Raimondo Innamorato, c’era un consigliere comunale di Turi e la consigliera comunale delegata di Mola di Bari.

Da un giovane imprenditore agricolo ieri è venuta la proposta di non tenere, oggi primo giorno di Sagra dell’Uva, il famoso concorso del Grappolo gigante «perché quest’anno è un anno molto particolare», ha detto. «Una cosa chiediamo -ha aggiunto il giovae agricltore- la premiazione di questo grappolo gigante noi non la vogliamo perché il nostro prodotto vale meno di zero, non c’è niente da premiare». La proposta è stata accettata dal sindaco Valenzano che, ha detto, la porterà a conoscenza del presidente del comitato Sagra dell’Uva. Comunque, ad ora non si sa con certezza se la premiazione del grappolo gigante si farà o no.

C’è da dire che in questi due giorni di incontri, da quello che sembra essere il leader di questo “comitato per l’emergenza” non è arriva nessuna proposta concreta, nessuna parola d’ordine e nessuna iniziativa di mobilitazione. Solo un paio di proposte dal valore meramente simbolico: l’esposizione di una bandiera bianca sui balconi in segno di solidarietà con i piccoli produttori e la lettura di un comunicato durante la due giorni della Sagra dell’uva.

La bandiera bianca, ha detto il “leader” non vuole essere un segno di “resa”, in realtà il significato di quella bandiera, in guerra e in letteratura, è la resa, è l’arrendersi al “nemico” o all’avversario. Più che bandiere bianche e letterine ci vorrebbe l’organizzazione di una manifestazione a Bari, sotto il palazzo della regione Puglia con una piattaforma di proposte concrete che consolidino questo movimento, lo lancino sulla cronaca regionale. Il rischio che bisogna evitare è disperdere questo movimento, frustrare la voglia di mobilitazione che i piccoli produttori stanno chiaramente eprimendo, mostrando, in questo momento.

«E' umiliante lavorare e non portare il pane a casa», è il grido di diperazione di un agricoltore che ha voluto parlare davanti alla videocamera di Rutiglianoonline. Questa frase è la sintesi, drammatica, di quello che gli agricoltori stanno vivendo in questo momento.

Qui sotto una sintesi video dell’incontro di ieri sera, alcuni passaggi, quelli più importanti. Il video intero sull’incontro sarà pubblicato a breve.

Buona visione

 

 

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