Aree cimiteriali, la legge vieta il lucro e la speculazione
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- Pubblicato Lunedì, 19 Marzo 2018 15:47
- Scritto da Gianni Nicastro
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Qui la 1ª e la 2ª parte
di Gianni Nicastro
Alla lettera-raccomandata dell’8 aprile 2011, sui cui contenuti e perplessità ci soffermiamo più avanti, il presidente dell’associazione risponde quattro giorni dopo inviando quello che è stato chiesto, cioè lo statuto, l’atto costitutivo dell’associazione culturale e “l’elenco dei soci che hanno -scrive- fatto richiesta di loculi e sono in attesa di assegnazione presso la nostra confraternita”. Il 13 maggio successivo, il responsabile servizi cimiteriali scrive al responsabile comunale lavori pubblici e lo informa che ha “effettuato controlli sulla documentazione costitutiva delle confraternite presenti sul territorio comunale che hanno fatto richiesta di un suolo cimiteriale per la costruzione di una cappella” aggiungendo che “dall’esame della documentazione presentata è emerso che solo un sodalizio può chiedere a questo Ente la concessione di un suolo cimiteriale per le proprie esigenze”. “Pertanto -continua la nota- con la presente si richiede di prevedere, nel progetto di ampliamento del Nuovo Cimitero Comunale in IV Stralcio, un suolo (il grassetto è originale, n. d. r.) cimiteriale delle dimensioni di mq 173 da destinare a confraternita”.
Una decina di giorni dopo l’ufficio tecnico comunica, al responsabile servizi cimiteriali, che è stato individuato il “lotto n. 31”, “risulta non ancora realizzato -scrive- e, quindi, disponibile ad una eventuale assegnazione”, anche qui il grassetto e originale. E’ fatta.
All’associazione culturale in questione, unica su tre “confraternite” a passare il controllo sulla documentazione, il terzo lotto è recuperato, il comune può procedere alla variante.
La seconda variante
La delibera di approvazione del progetto di variante che disegna il terzo suolo -l’A3- viene licenziata dalla giunta comunale col n. 141 il 7 ottobre 2011. In sostanza, è la seconda variante al progetto del nuovo cimitero che il comune fa in perfetta sintonia con le esigenze -o “l’appetito”- di suoli dell’associazione culturale di cui stiamo qui raccontando le vicende. La prima variante, che ha trovato non uno, ma due suoli alla stessa associazione, lo ricordiamo, è stata quella approvata con una delibera di giunta (la n. 137) ad agosto 2007.
Il suolo recuperato con la variante del 2011 viene assegnato otto mesi dopo la sua approvazione (determina ufficio servizi cimiteriali n. 425 del 4 giugno 2012). Ad appena tre giorni dalla determina di assegnazione, il 7 giugno 2012, comune e presidente dell’associazione culturale firmano il contratto di concessione. Il 28 giugno successivo il presidente presenta la domanda di permesso di costruire il cui parere favorevole, dall’ufficio tecnico, arriva una decina di giorni dopo, il 14 luglio 2012; a stretto giro di posta, il 16 luglio, due giorni dopo, arriva pure il permesso di costruire. Da qui parte la costruzione della terza “cappella funeraria”, cioè di altri 204 loculi e 24 colombari, i cui lavori si concludono il 26 marzo 2013. Ma, come è già successo per i precedenti lotti assegnati e costruiti, il presidente dell’associazione culturale in questione non aspetta la conclusione dei lavori sul terzo lotto per inoltrare -al sindaco e al responsabile dei servizi cimiteriali- ancora un’altra domanda di suolo cimiteriale. L’ennesimo lotto, su cui vorrebbe costruire la quarta cappella funeraria, infatti, lo chiede il 13 dicembre 2012, tre mesi prima della conclusione dei lavori della terza cappella.
L'enorme richiesta
Il modus operandi, dunque, non cambia. Come non cambia anche la motivazione alla base della quarta richiesta, nella quale si legge che si “chiede l’eventuale disponibilità da parte dell’ufficio competente, di un altro suolo cimiteriale (…) vista l’enorme richiesta dei soci che ci giunge quotidianamente presso la nostra associazione”. Di quella “enorme richiesta” il presidente parla sin da quando invia l’elenco dei soci al comune il 7 aprile 2009 in riferimento al lotto A1, la stessa “enorme richiesta” la ribadisce il 3 giugno 2010 nella domanda del terzo lotto. Insomma, la richiesta, immaginiamo di loculi, è continuamente “enorme” ed enorme, quindi, dovrebbe essere il numero dei soci, ma, dai documenti agli atti del comune, tutta questa enormità non si evince. I soci che si contano nei due elenchi presenti nelle pratiche che abbiamo visionato sono circa 392 su 636 loculi e 72 colombari realizzati nei lotti A1-A2-A3, mancano all’appello circa 316 soci assegnatari tra loculi e colombari.
Rispetto all’ultima richiesta di suolo cimiteriale, la quarta, non ancora esaudita, facciamo notare un’altra cosa interessante. Il presidente in quella lettera, oltre a chiedere il quarto lotto, dice anche che “per il lotto A/3 i loculi assegnati risultano 202 su 204. N° 2 loculi restano all’associazione per eventuali richieste di emergenza che possono giungere”. Il 13 dicembre 2012, dunque, i loculi della cappella A3 risultano tutti assegnati, tranne due, ma l’agibilità su quella stessa cappella, come anche sulla cappella A2, viene attestata, dal responsabile comunale dell’area edilizia privata e urbanistica, il 20 marzo 2017. I loculi, dunque, vengono assegnati e, magari, anche occupati, oltre quattro anni prima l’attestazione dell’agibilità.
Ad oggi questa associazione culturale, così fortemente specializzata nella costruzione di cappelle e loculi, è in attesa di vedersi assegnati altri 173 metri quadri di suolo edificabile nel cimitero comunale. Se così sarà, se cioè il comune dovesse assegnargli ancora un altro suolo, i metri quadri di cimitero comunale che questa associazione avrà avuto dal 2009 ad oggi, saranno, complessivamente, quasi 700.
Un'associazione dai nobili scopi statutari
Con l’ausilio di documenti e atti amministrativi, dunque, abbiamo sin qui ripercorso la storia di una associazione culturale alquanto anomala, il cui scopo statutario (art. 2) non è solo quello di “ricevere in assegnazione dal comune di Rutigliano lotti cimiteriali, al fine di realizzarvi loculi per gli associati e/o loro familiari”, è anche “promuovere l’aspetto religioso delle celebrazioni (…) in onore del SS. Crocifisso”; è “promuovere e attuare i valori genuini della pietà popolare”, la “donazione del sangue, la forestazione delle terre incolte” e il cogliere “ogni opportunità educativa per tutti i cittadini”. Non solo, per statuto questa associazione deve, o può, occuparsi di valorizzazione delle “tradizioni” e del “folklore locale”; “nell’arco dell’anno” deve, o può, promuovere attività di “tutela del territorio, dell’ambiente e del patrimonio storico artistico della comunità locale”. Insomma, scopi statutari di degno rispetto che, da quello che ci è dato sapere, questa associazione culturale non persegue; non ricordiamo, infatti, nessuna iniziativa messa in campo da questa associazione che non sia, o non sia stata, legata alla richiesta di suoli cimiteriali e alla costruzione di loculi.
Nessuna associazione culturale iscritta all’albo comunale delle associazioni, e ce ne sono tante, ha mai fatto richiesta di suoli cimiteriali e costruito 1 loculo nella sua vita associativa. C’è da dire anche che nessuna delle decine e decine di associazioni culturali -e di altro tipo- presenti nell’albo comunale ha, per quanto ne sappiamo, nel proprio statuto la possibilità di realizzare loculi per i propri soci. Sembra che l’unica associazione culturale ad avere nello statuto una simile possibilità sia l’associazione di cui stiamo raccontando l’alacre attività edilizia nel cimitero comunale. Tra l’altro, questa associazione culturale, nonostante tutte quelle potenziali attività statutarie di valorizzazione, promozione, tutela ecc. ecc., non è iscritta all’albo comunale delle associazioni e, forse, non lo è mai stata da che esiste questo albo.
Ma veniamo alla parte critica di tutta questa storia, partendo dalla domanda che ci siamo posti sin dall’inizio della II parte dell’inchiesta: come abbia fatto una associazione culturale ad aver svolto prevalentemente un’attività edilizia nel cimitero comunale e in riferimento a quali criteri, o norme, il comune di Rutigliano le ha già assegnato 519 metri quadi di suolo cimiteriale sui quali ha realizzato 708 manufatti -tra loculi e colombari- in tre complessi edilizi.
Concessione aree cimiteriali,
il regolamento comunale non dice nulla
Il comune una norma specifica ce l’ha, si intitola “Regolamento per le concessioni dei loculi ed aree cimiteriali; disposizioni generali relative ai servizi cimiteriali approvato con delibere di C.C. n. 14 e 32/2003 (qui)”. Questo regolamento dovrebbe disciplinare, oltre alla concessione dei loculi, anche la concessione di aree del cimitero comunale; dovrebbe, ma non è così. Dei suoi 27 articoli, quello che statuisce i “criteri di assegnazione” è l’art. 5, in cui si legge solo che “è consentito richiedere un numero massimo di due loculi per ogni domanda”. Tranne la possibilità di traslare in uno dei loculi richiesti salme depositate provvisoriamente in altri loculi, quello dei due loculi è l’unico “criterio di assegnazione” di cui parla l’articolo 5; in questo articolo non c’è nessun riferimento a criteri di assegnazione relativi ad aree cimiteriali.
Neanche nell’art. 8, dedicato alla “durata delle concessioni”, troviamo riferimenti alle aree; questo articolo distingue le concessioni in “a) Loculi per adulti; b) Loculi per bambini deceduti in età inferiore ai sette anni, compresi i nati morti. c) Edicole e/o cappelle di famiglia; d) Loculi ossario”. L’articolo che distingue la tipologia delle concessioni stranamente non contempla le aree cimiteriali; siamo di fronte a un regolamento che parla solo di loculi, cappelle, sepolcri, ossari, edicole in riferimento solo alle persone (adulti e bambini) e alle famiglie. Non c’è nessun riferimento alle aree, tanto meno fa cenno ad associazioni, confraternite o enti in generale che ne possono richiedere l’assegnazione.
Ci chiediamo come abbia fatto il comune, l’ufficio competente, ad assegnare aree cimiteriali per la costruzione di cappelle multiloculari senza nessun riferimento regolamentario; ci chiediamo, anche, quali criteri siano stati adottati per l’assegnazione delle tre aree cimiteriali all’associazione culturale di cui stiamo scrivendo.
La legge
Senza riferimenti nel regolamento comunale, la “bibbia”, nell’assegnazione delle aree cimiteriali, dovrebbe essere, o avrebbe dovuto essere nei casi qui trattati, il regolamento nazionale di polizia mortuaria, il D.P.R. 285/1990. Questa legge è chiarissima su due cose, fondamentali nel caso di aree pubbliche come quelle cimiteriali: “Non può essere fatta concessione di aree per sepolture private a persone o ad enti che mirino a farne oggetto di lucro o di speculazione (art. 92, comma 4)”, “Il diritto di uso delle sepolture private concesse a persone fisiche è riservato alle persone dei concessionari e dei loro familiari; di quelle concesse ad enti è riservato alle persone contemplate dal relativo ordinamento e dall'atto di concessione (art. 93, comma 1)”.
Ora, come si pone tutta la vicenda che stiamo qui raccontando alla luce di questi due articoli? Ancora: quali sono i criteri di assegnazione delle aree cimiteriali che i due articoli indicano?
Intanto che è vietata la speculazione, il lucro, il business sulle aree cimiteriali; poi, il criterio sulla base del quale il comune dovrebbe concedere aree a “confraternite” o ad associazioni culturali (“enti”), è quello che le “persone” siano “contemplate dal relativo ordinamento e dall'atto di concessione”. Immaginiamo che le persone contemplate dall’ordinamento e dall'atto di concessione siano quelle statutariamente iscritte all’associazione e inserite, almeno come quantità, se non nominalmente, nell’atto di concessione. Se così non fosse, si eluderebbe il divieto di “lucro o di speculazione” sulle aree cimiteriali per la semplice ragione che un’associazione qualsiasi potrebbe spacciare per “iscritti” un elenco di semplici acquirenti ai quali vendere le sepolture private, cioè i loculi. E’ strano che il regolamento del comune di Rutigliano non contempli il divieto e il criterio fissati nei due commi citati del DPR 285/90, eppure è del 2003, quindi successivo.
In merito alle sepolture private concesse ad enti, non essendoci nessun riferimento nel regolamento, il responsabile dell’ufficio preposto avrebbe dovuto rifarsi direttamente al DPR 285/90; avrebbe, quindi, dovuto operare una verifica sulla regolarità delle iscrizioni all’associazione culturale in questione dei soci compresi nei due elenchi che sono agli atti del comune, perché la sepoltura privata è “riservata”, come dice la legge, ai soci contemplati dall’ordinamento, o meglio, ai soli soci contemplati dall’ordinamento perchè "riservata" questo significa.
Uno è socio perché chiede un loculo,
o perché si iscrive all’associazione?
C’è da dire che una verifica il responsabile la fa, come si evince dalla lettera-raccomandata dell’8 aprile 2011 che invia al presidente dell’associazione culturale in risposta alla sua terza richiesta di assegnazione di un’area cimiteriale. Si tratta, però, di una verifica piuttosto superficiale, che non approfondisce quello che, secondo noi, avrebbe dovuto: la regolarità delle iscrizioni dei soci. Con quella lettera -di cui abbiamo scritto anche nella II parte di questa inchiesta- il responsabile invita il presidente dell’associazione culturale “a fornire documentazione e atti” al comune al fine di verificare la “fondatezza” della richiesta di assegnazione di un’area cimiteriale (ricordiamo che, a quella data, l’associazione ne ha già avute due di aree sulle quali ha già costruito due cappelle funerarie, l’A1 e l’A2).
Per verificare questa “fondatezza” il responsabile chiede “copia conforme dello Statuto e dell’atto costitutivo” e l’“elenco dei soci della Confraternita alla data del 6 aprile del 2011, che hanno fatto regolare richiesta di assegnazione dei loculi”. Sulla terza richiesta di suoli, dunque, il responsabile si decide a fare quello che non ha fatto prima di assegnare il lotto A1 e A2 o, perlomeno, nelle pratiche relative a quei due lotti non vi è traccia documentale di una simile decisione. In relazione al terzo lotto, quindi, attiva una verifica ma, in riferimento ai soci, chiede solo se hanno fatto “regolare richiesta di assegnazione dei loculi” e non se regolare sia la loro iscrizione all’associazione. Andava verificato, a nostro avviso, se, a monte della presenza di ogni socio in quegli elenchi, ci fosse una domanda di iscrizione all’associazione e una delibera dell’assemblea ordinaria dei soci di accettazione di quella stessa domanda, così come disciplinato negli articoli 6 e 7 dello statuto dell’associazione in questione.
Questo statuto, infatti, dice che è l’assemblea ordinaria che “delibera l’ammissione dei soci”, distingue i soci in “fondatori”, “onorari” e “ordinari” e, in riferimento a questi ultimi, specifica: “persone di maggiore età ammesse dietro loro richiesta o su presentazione di due associati fondatori (l’ammissione è soggetta a ratifica dell’assemblea)”.
Nelle tre pratiche di assegnazione da noi visionate solo in quelle relative ai lotti A1 e A3 abbiamo trovato un "Libro soci", nella pratica A2 non c’è nessun "libro". Gli elenchi di cui dispone il comune, quindi, sono due, per un totale -come già scritto- di circa 392 soci che hanno fatto richiesta di un loculo. Non abbiamo, invece, trovato documentazione che certifichi la regolare, statutaria, iscrizione di quei 392 soci, cioè la domanda -o la data di domanda- di iscrizione del socio e la relativa delibera di accettazione da parte dell’assemblea ordinaria o la data di questo atto assembleare. Quegli elenchi riportano semplicemente i dati anagrafici delle persone, il loro codice fiscale e una data con la parola “socio” affianco.
Nessun riferimento, per nessuna persona presente in quegli elenchi, a domanda di iscrizione e delibera di accettazione della domanda da parte dell’assemblea ordinaria dei soci. Riteniamo siano questi due documenti, o semplicemente i loro i riferimenti temporali, a certificare la regolarità di quei soci, quindi, la “fondatezza” della richiesta di assegnazione di un’area cimiteriale. Temiamo che senza questa documentazione, i soci "contemplati" dall’ordinamento dell’associazione culturale in questione potrebbero ridursi a cinque, tanti quanti sono i soci fondatori. C’era, dunque, da verificare la regolarità di quei soci a monte dell’assegnazione del suolo perché, come dice la legge, il diritto alla sepoltura privata concesso agli “enti”, quindi alle associazioni, “è riservato alle persone contemplate dal relativo ordinamento e dall’atto di concessione”.
Nelle concessioni non ci sono le "persone"
E a proposito di atto di concessione, in quelli relativi ai tre suoli assegnati all’associazione in questione, non c’è nessun riferimento a “persone”, sia ai nomi che al numero di soci. In sostanza, i tre atti concedono suoli cimiteriali per la costruzione di cappelle funerarie senza indicare il numero di loculi da realizzare, quindi il numero di soci la cui richiesta di loculi quella concessione va a soddisfare. Questo dato è importante, perché non è scritto da nessuna parte che il comune doveva per forza assegnare, a quella associazione culturale, un’area di 173 mq.
Al momento della sottoscrizione della prima concessione (lotto A1), cioè al 27 gennaio 2009, l’associazione conta 98 iscritti, il comune invece gli concede un suolo di 173 mq sui quali costruisce 204 loculi e 24 colombari. La concessione del lotto A2 viene sottoscritta il 14 ottobre 2009, sommando i nominativi presenti nei due “Libro soci” agli atti del comune partendo dalla prima iscrizione dopo la firma della concessione del lotto A1, cioè dal 28 gennaio 2009, all’atto della seconda concessione gli iscritti sono 132 e anche su questo lotto l’associazione costruisce 204 loculi e 24 colombari. 158 sono gli iscritti al momento della concessione del lotto A3, sottoscritta il 7 giugno 2012 e anche su questo terzo lotto si costruiscono 204 loculi e 24 colombari.
Quello che appare, dunque, è che le concessioni abbiano permesso di costruire un numero di loculi maggiore rispetto ai soci iscritti all’associazione al momento della loro sottoscrizione. In realtà sin dal 2012, come comunica lo stesso presidente nella richiesta del terzo lotto citata più su, i 636 loculi sono tutti assegnati; questo significa che circa 316 persone hanno un loculo o un colombario pur non figurando nei due “Libro soci” che sono agli atti del comune.
Scompare le chiesetta dalla cappella
La richiesta di loculi -non al comune, ma all’associazione culturale in questione- è così pressante che il 22 luglio del 2014, il solito presidente, “inoltra” all'ufficio tecnico una SCIA per costruire ulteriori 24 loculi nel locale della cappella A2 adibito a chiesetta. Due file -di dodici loculi a fila- su due lati frontali che restringono drasticamente lo spazio interno della cappella fino a rendere inutilizzabile la chiesetta. Questa situazione fa arrabbiare diversi assegnatari del lotto A2 perché hanno acquistato il loculo dall'associazione culturale proprio per la chiesetta che si metteva loro a disposizione e perchè si sono visti invadere lo spazio e precludere ogni possibilità di utilizzazione di quella chiesetta.
Ci chiediamo come si inquadrano quegli ulteriori 24 loculi alla luce della concessione dell’area cimiteriale relativa al quel lotto, quale necessità abbia spinto l’associazione culturale in questione a costruire ancora 24 loculi quando ne aveva già costruito 612.
La vicenda, gli interrogativi
Come definire tutta questa attività edilizia nel cimitero comunale da parte di una associazione culturale? Le persone riportate nei due elenchi agli atti del comune sono davvero “soci” o sono semplicemente acquirenti di loculi?
Ancora: se la data di "iscrizione" a socio, che compare nel primo e nel secondo “Libro soci” affianco ad ogni persona segnata, corrisponde alla data dei bonifici con cui quelle persone hanno pagato l’acconto sul costo del loculo, di fronte a cosa saremmo?
Sono interrogativi ai quali qualcuno dovrebbe dare una risposta. Intanto, sappiamo che l’amministrazione comunale sta sollecitando l’ufficio tecnico a muoversi sull’ennesima variante al progetto del cimitero nuovo dalla quale dovrebbe venir fuori il quarto lotto da assegnare a quella stessa associazione culturale e, forse, un altro lotto da assegnare ad un’altra associazione in passato già assegnataria di aree cimiteriali edificabili.
In conclusione, abbiamo inoltrato via PEC, il 20 febbraio scorso, una richiesta di informazioni indirizzata al sindaco e al segretario comunale con la quale chiediamo di sapere, “in relazione all’ultimo ‘Ampliamento del cimitero comunale’ approvato con delibera di giunta n. 141 del 7.10.2011, ampliamento che ha individuato il terzo lotto ‘A3’ assegnato alla associazione culturale (…) e n. 30 edicole funerarie di dimensioni 2,50x1,50 contrassegnate dai numeri 53, 54a fino a 54w e 112a,b,c,d,e,f,” quanto segue:
“a) se sia stata portata a conoscenza dei cittadini attraverso manifesti o bando pubblico la possibilità di fare richiesta di lotti cimiteriali e di edicole funerarie pianificati con l’ampliamento del cimitero in questione;
b) se, oltre al lotto A3 assegnato all’associazione citata, siano stati assegnati anche le 30 edicole funerarie o parte di esse;
c) nel caso di nessuna assegnazione delle edicole, si chiede di sapere se questo sia successo perché non sono pervenute richieste da parte dei cittadini o per altri motivi;
d) se è in itinere un’altra variante al progetto generale del cimitero che trovi le aree da assegnare a “confraternite” e se questa variante avverrà a scapito delle edicole funerarie presenti nel progetto di ampliamento del cimitero approvato con delibera di giunta n. 141 del 7.10.2011”.
A questa nostra richiesta, il 22 febbraio successivo, il segretario comunale ha risposto con una nota indirizzata al responsabile del servizio gestione cimitero nella quale si legge: “Con la presente si chiede al Responsabile del Servizio, per quanto possibile ed esclusivamente in base agli atti e documenti, di dare seguito alla richiesta di informazioni come indicata in oggetto e di cui si invia copia”.
Siamo al 19 marzo, a 28 giorni da quella richiesta nessuna risposta è ancora arrivata dal responsabile del servizio gestione cimitero.