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Terza e ultima parte dell'inchiesta sulla piecina (2)

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Ultima parte delle tre inchieste sulla piscina comunale pubblicata su "il Resto" del 31 maggio 2009. Qui si descrivono i retroscena della vicenda. Dagli elementi raccolti viene fuori che l'abbandono del mutuo e della gestione da parte dell'improvvisato imprenditore politico potrebbe non essere stato un caso. Sembra tutto studiato a tavolino, non si capirebbe il motivo per cui Linea Blu contrae il mutuo e chi poi materialmente costruisce la piscina è un'altra società i cui azionisti sono gli stessi di Linea Blu, società amministrata da un operaio di Balducci -uno che lavorava al distributore di benzina di sua proprietà- , società che alla fine fallisce .



pubblicato su "il Resto" del 31 maggio 2009
LA PISCINA, BALDUCCI E IL COMUNE

Opera pubblica incompiuta, bilanci non veritieri,
ditte artigiane non pagate, una società fallita

RUTIGLIANO - La piscina l’ha costruita l’AS Linea Blu S.r.l. il cui amministratore unico era ed è Enrico Balducci. Questo signore ha avuto dal comune di Rutigliano il diritto di superficie di un suolo pubblico per 25 anni alla modica cifra di 2500 euro. I capitali per costruirla, 2.083.571 euro, li ha avuti dall’Istituto del Credito Sportivo grazie a due fideiussioni concesse sempre dal comune di Rutigliano. Alla modica cifra di 5 milioni di vecchie lire, dunque, Balducci si è ritrovato a gestire, sempre in lire, 4 miliardi con una società dal capitale sociale di appena 28 milioni, con in più la garanzia e la sicurezza che -qualunque cosa fosse successa- il mutuo lo avrebbe pagato “Pantalone”, cioè il comune di Rutigliano.
E’ andata a finire come tutti sappiamo. Balducci nel ’04 ha consegnato un’opera pubblica non completa, non ha mai pagato neanche una rata di un mutuo che, dal ’05, sta pagando il comune.

UN PO’ DI STORIA
La piscina a luglio del ’04 attirò l’attenzione della Corte dei Conti, che chiese lumi circa “i requisiti di capacità tecnico-finanziarie e i requisiti morali posseduti dalla società” Linea Blu. La magistratura contabile fece anche criticamente notare che il diritto di superficie e le fideiussioni furono concessi “a prescindere da qualsiasi previa procedura di evidenza pubblica”.
Ma prima della Corte dei Conti è stata l’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici ad eccepire pesantemente la scelta dell’affidamento diretto. A marzo del ’01 da Roma l’Autorità contesta, infatti, “la violazione dei principi fondamentali di correttezza, trasparenza e rispetto della libera concorrenza tra gli operatori”. “Alla luce dei fatti ... nel privilegiare il rapporto con Linea Blu”, scrive ancora l’Autorità, si “rileva l’opportunità di segnalare la vicenda alla competente Procura della Repubblica, al fine di far emergere eventuali fatti aventi rilevanza penale”.

Sulla base di questa pesante censura, il 16 maggio ’01 l’allora ingegnere comunale M. Difino emise una ordinanza di “immediata sospensione cautelativa di ogni e qualsiasi attività conseguente alla concessione edilizia” rilasciata a Linea Blu.
Per quell’ordinanza l’ing. Difino fu rimosso dalla direzione dell’ufficio tecnico, una rimozione che spinse il dirigente in una causa per mobbing contro il comune durata anni. Esattamente un mese dopo, il nuovo dirigente chiamato dal sindaco a sostituire Difino revocò quella ordinanza e ripristinò i buoni rapporti con Enrico Balducci. Il sostituto è l’ing. Andrea Lorusso, lo stesso che tre anni più tardi rilascerà -sempre a Balducci- un certificato di agibilità senza parere della ASL circa i requisiti igienico-sanitari di quella struttura.

LANOTTE
OPERAIO “PADRONE”

Balducci e Linea Blu erano i titolari dell’opera pubblica, ma chi ha costruito in sub appalto la piscina è un’altra società, la Baldam Impianti srl. Manco a dirlo, i proprietari della Baldam sono gli stessi di Linea Blu: Enrico Balducci e Paolo Damiani (Baldam, infatti, è l’acronimo di Balducci-Damiani). C’è però un terzo proprietario, un certo Paolo Lanotte, che della Baldam era l’amministratore unico. Corre voce che Lanotte fosse l’operaio che Balducci aveva a lavorare presso il distributore di benzina di sua proprietà sulla Statale 16; una persona, quindi, presa e messa lì a fare “l’imprenditore”. Sarà in effetti Lanotte ad intrattenere i rapporti con le imprese artigiane e i fornitori che si sono avvicendati nella costruzione della piscina.

Balducci e socio costituiscono la Baldam a marzo del ’01, qualche mese prima aver imbarcato definitivamente il mutuo milionario le cui prime trance cominciavano ad arrivare. Linea Blu poteva di suo incaricarsi della costruzione della piscina, perché i due costituiscono invece un’altra società? La strategia è classica: Linea Blu doveva gestire il capitale, la Baldam le rogne, che non mancarono perchè questa società a un certo punto cominciò a non pagare i lavori alle imprese che stavano costruendo e allestendo l’impianto natatorio. “Questa è una vicenda studiata a tavolino”, è lo sconsolato commento fatto da uno degli artigiani danneggiati.

Dopo i primi pagamenti, già verso settembre del ’03 la Baldam non paga più nessuno. Tutte le imprese, dalla costruzione all’impiantistica, dal piastrellista al fabbro fino ad arrivare ai fornitori di materiale, sono stati bidonati di gran parte o parte dei soldi lavorati. Da un calcolo approssimativo fatto solo su quattro di queste ditte, il non pagato ammonterebbe a circa 350mila euro, una cifra -non definitiva certo- di fronte alla quale i 10.200 euro di capitale sociale di quella società impallidiscono. A causa delle vertenze legali intentate dalle ditte bidonate, la Baldam Impianti fallisce il 14 luglio del ’05, mentre Linea Blu ancora oggi è viva e vegeta.

LE FIDEIUSSIONI
La prima il comune la rilascia nel ’01 su un mutuo di 1.910.890 euro a un soggetto che in quel momento non si sapeva ancora cosa avesse in mente di combinare. La cosa che sconcerta è che la seconda fideiussione per un ulteriore mutuo di 166.000 euro, il comune la rilascia ad agosto del ’04, quasi un anno dopo che la Baldam Impianti aveva cominciato a non pagare i lavori alle imprese. In quel momento alcune società stavano già agendo legalmente contro la Baldam. Davvero non si capisce come il comune abbia potuto concedere un’altra fideiussione senza verificare la correttezza di Linea Blu nella gestione del primo mutuo. Eppure la richiesta della seconda fideiussione Balducci la fa a dicembre del ’03; da qui fino al momento in cui la concede, il comune ha avuto 6 mesi di tempo per farla quella verifica. Il titolare di una impresa ci informa che già a fine ’03 alcuni assessori sapevano dei mancati pagamenti perché informati dagli stessi artigiani che vi si rivolgevano per chiedere spiegazioni.

I lavori di costruzione della piscina, cominciati a dicembre del ’01, la Baldam comunque riesce a portarli a termine a gennaio del ’04. Dal momento in cui Balducci ottiene l’agibilità (dic. ‘04), al momento in cui comunica al comune che non può pagare la prima rata di preammortamento del mutuo (scaduta a febbraio del ’05), passano appena 6 mesi. Il 20 giugno ’05, infatti, il capo di Linea Blu scrive al comune delle difficoltà economiche dovute “alla scarsa affluenza di iscritti ai corsi di nuoto”. Un mese dopo l’ufficio legale del Credito Sportivo comunica, sempre al comune, una situazione debitoria di 83.584 euro da sanare immediatamente, pena “escussione immediata delle due fideiussioni”. A novembre il comune subentra nella restituzione del muto e a dicembre ’05 diviene “a tutti gli effetti proprietario dell’impianto natatorio realizzato dalla Linea Blu Srl”, scriverà a marzo del ’06 Michele Tetro, responsabile economico-finanziario dello stesso comune di Rutigliano.

I BILANCI “SBILANCIATI”
E’ molto interessante dare una occhiata a quello che il funzionario scrive a febbraio del ‘06 in una sua relazione circa la tenuta dei bilanci (2001-04) da parte di Linea Blu. Tetro scrive che questi bilanci “sono stati redatti senza osservare i principi (...) della chiarezza e della rappresentazione in modo veritiero e corretto della situazione patrimoniale e finanziaria della società”. Dai libri contabili risulta che nel ’04 i soci di Linea Blu “hanno fatto una scelta a loro favorevole restituendosi l’importo di euro 87.200”, anziché pagare la prima rata del mutuo. Tetro scrive ancora che Balducci avrebbe dovuto spiegare al comune il perchè ha speso solo 61.210 euro in arredi e attrezzature invece di spendere 155.000 euro, così come era stabilito “nel quadro economico approvato e finanziato dall’Istituto per il Credito Sportivo”: 93.793 euro che non si sa che fine abbiano fatto. Come non si sa la fine che hanno fatto tutti i soldi non pagati alle imprese artigiane e i soldi non spesi nelle opere incompiute che pure erano nel progetto esecutivo ed erano coperte dal mutuo milionario.

Le opere non compiute le elencherà l’ing. Difino, sempre a febbraio del ’06, in un perizia tecnica ordinata dall’amministrazione. “L’impianto sportivo -scrive l’ingegnere- risulta incompleto rispetto a quanto autorizzato dal comune con concessioni edilizie...”. “Da una indagine sommaria -continua- mancano: gli impianti e le rifiniture al locale portineria, il completamento della viabilità, il parcheggio retroposto nella zona sud, l’impianto di illuminazione nella zona est...”. Tutte cose la cui inesistenza chiunque può ancora oggi constatare.
Ora, qui ci sarebbe da porsi la classica, spontanea, domanda: come mai l’amministrazione comunale, venuta a conoscenza dai suoi stessi funzionari, di una gestione “allegra” dei bilanci e dei mutui, venuta a conoscenza del mancato completamento della piscina, non invia le carte alla Procura della Repubblica?
Un gesto che avrebbe fatto gli interessi del comune, oltre che chiarezza sul comportamento di chi lo ha governato per dieci anni.

Gianni Nicastro

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