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La storia della piscina in tre inchieste

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Con la scadenza del contratto di gestione la piscina è ribalzata agli onori della cronaca locale. Un’opera pubblica tormentata sulla quale pesa la leggerezza con cui se ne affidò la costruzione e la gestione ad una società il cui presidente aveva legami politici con un partito della maggioranza che governava Rutigliano allora e che ancora oggi lo governa sotto altre spoglie. Una vicenda, quella dell'impianto natatatorio comunale, sulla quale non è mai stata fatta piena luce.
Perché l'opera pubblica non è stata completata, perché il comune di Rutigliano ha concesso a Balducci due fideiussioni? Perché, pur avendo scoperto irregolarità nei bilanci di Linea Blu, il comune non ha portato le carte alla Procura della Repubblica? Come sono stati gestiti due milioni di euro di mutuo? Le ditte artigiane che hanno lavorato alla costruzione della piscina sono state tutte pagate per il lavoro svolto? Perchè è stata inaugurata e aperta al pubblico nonostante priva di autorizzazione sanitaria e di tutta la certificazione sull'acqua?
Le tre inchieste che pubblicheremo in tre momenti diversi, a firma di Gianni Nicastro, qualche risposta l’hanno data, di certo fanno la storia di quella piscina, l’unica, vera, opera pubblica costruita in dieci anni di amministrazione Di Gioia e quasi tredici anni di centrodestra al governo del paese. Quella che riproponiamo oggi è la prima delle tre ed è stata pubblicata su “Liberamente” del 3 marzo 2007, riporta un interessante passaggio della relazione sullo stato dell’opera fatta dalla scomparso ing. Matteo Difino, storico dirigente dell’ufficio tecnico.


 

da "Liberamente" del 3 marzo 2007
AFFIDATA A UNA SOCIETA' SPORIVA
MOLESE LA GESTIONE DELLA PISCINA

La vicenda della piscina può ritenersi definitivamente chiusa? No. Ci sono cose da chiarire rispetto a un'opera pubblica non completa nonostante l'accensione di due mutui

Dopo due gare d'appalto, di cui una andata deserta, il comune ha affidato per cinque anni la gestione della piscina all'unica società che ha risposto, il 28 dicembre scorso, all'appello della seconda gara: l'Associazione sportiva Flipper Nuoto di Mola di Bari. E' bello che deluso chi pensava a un dignitoso recupero del mutuo contratto dal vecchio gestore, che il comune si è accollato a causa di una fideiussione concessa con tanta, leggiadra spensieratezza.

La "Flipper", infatti, pagherà un canone di 96mila euro all'anno, 480mila euro in cinque anni. Se tutto va bene, se la società sportiva molese dovesse farcela a pagare 8mila euro al mese solo di affitto, il comune incamererà alla fine dei cinque anni appena il 23% dei due mutui contratti dalla scomparsa Linea Blu con l'Istituto per il Credito Sportivo (2.077.570 euro). Si è dunque conclusa una vicenda, cominciata nel lontano 2001, che Di Gioia e il centrodestra certo non possono sfoggiare come un "fiore all'occhiello".

Ma c'è un aspetto di tutta questa storia che ci ha sempre incuriositi e su cui vorremmo concentrare un attimo l'attenzione. Per quale motivo Balducci e la sua società decisero di imbarcarsi in una iniziativa imprenditoriale così debole sul piano del business; costruire, cioè, una piscina da quattro miliardi di vecchie lire in un paese dove tutta questa domanda di nuoto forse non c'era. Certo qualcuno desideroso di nuotare tutto l'anno lo si sarebbe trovato, ma in genere è una grande città a giustificare iniziative imprenditoriali e investimenti -pubblici o privati- in struttura sportive così complesse. Non potevano neanche contare sull'utenza apportata dai paesi limitrofi: Conversano, Noicattaro e Mola hanno piscine da sempre e Casamassima stava già allora costruendo la sua. Sarebbe bastato che avessero fatto un po' di calcoli per capire che la cosa non avrebbe potuto funzionare: due milioni di euro da restituire in 15 anni (9/2004-8/2019) con una rata semestrale di 88.400 euro, che significava una spesa di 14.700 euro al mese solo di mutuo, oltre a 13.000 euro (stima Ufficio patrimonio del comune) al mese di spese di gestione: personale, manutenzione, pulizia... Poteva, insomma, Balducci riuscire a cavarsela con una spesa complessiva di 27.700 euro al mese? Evidentemente no. Eppure riuscì a convincere l'amministrazione comunale, che aderì con giubilo all'iniziativa e ne approvò il progetto esecutivo.

L'impressione che se ne trae, alla fine, è che l'obiettivo dell'operazione-piscina, nelle intenzioni di chi l'ha partorita, in realtà fosse la gestione in sè di un mutuo di 2 milioni di euro facilmente e gratuitamente ottenibile grazie ad una amministrazione politicamente vicina (Balducci allora era consigliere regionale di Alleanza Nazionale). Dopo aver peccato di così tanta leggerezza, se non di vero e proprio favoritismo, una cosa il sindaco e i suoi la devono oggi ai cittadini: controllino come sono stati spesi quei due milioni, se i lavori eseguiti sono conformi al capitolato sia in qualità che in quantità. Perché l'idea di essere stati trattati come dei polli qui a Rutigliano, da un individuo che ha voluto giocare a fare l'imprenditore ha infastidito alquanto, non solo noi.

E' addirittura l'Ufficio patrimonio dello stesso comune ad aver buttato già l'anno scorso un piccolo "sassolino nello stagno". In una perizia tecnica del 16 febbraio del 2006 l'incaricato di quell'ufficio dichiara che "L'impianto sportivo, ultimato in data 9 gennaio 2004 e reso agibile in data 9 dicembre 2004, risulta incompleto rispetto a quanto autorizzato dal comune con concessioni edilizie n.159 del 27 dicembre 2000, n. 84 del i luglio 2002, n. 86 del 30 giugno 2003 e Dia, finale, n. 34 del 23 febbraio 2004 S.U.E. n. 789. Infatti, da un indagine sommaria, mancano: gli impianti e le rifiniture al locale portineria posto all'ingresso del lotto; il completamento della viabilità sul confine ovest; il parcheggio retroposto nella zona sud; l'impianto di illuminazione nella zona est. A tal riguardo, deve essere verificata, con riferimento ai lavori appaltati e finanziati dall'Istituto del Credito Sportivo, la documentazione relativa agli stati di avanzamento lavori e della contabilità di dettaglio. Documentazione tutta da acquisire dalla società A.s. Linea Blu".

Non solo qui si dice che l'opera pubblica non è stata completata, ma si suggerisce anche di andare a spulciare i libri mastri della contabilità della gestione del mutuo indicando pure dove reperirli. Insomma, le coordinate furono date tutte ma nessuno, da allora, ha accolto l'invito -neanche tanto velato- a fare chiarezza. In merito a questo aspetto della vicenda piscina noi possiamo, dalle colonne del nostro giornale, porre solo alcune domande, che un consigliere comunale, magari di opposizione, può trasformare in interrogazione o interpellanza: a quanto ammonta il costo delle quattro opere mancanti che il tecnico incaricato cita nella sua perizia? Perché non sono state realizzate? E, dal momento che i due mutui coprivano l'intero costo dell'opera, come è stata spesa la parte di mutuo che le opere mancanti quantificano? Nel caso non sia stata spesa, quella parte di mutuo è ancora nelle disponibilità della società A.s. Linea Blu srl?

E' necessario che chi è tenuto a farlo risponda a queste semplici domande, per questione di chiarezza, attraverso la quale soltanto può chiudersi definitivamente una così poco gloriosa vicenda di governo locale.


Gianni Nicastro

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