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San Nicola e il Natale, da Sinterklaas a Santa Klaus

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di Teresa Gallone

Nei precedenti articoli abbiamo approfondito curiosità e particolarità della vita e delle opere di San Nicola di Myra. Abbiamo cercato di risalire all’incerta origine del suo patronato in favore dei ladri e del suo attributo delle tre sfere.
A questo proposito, una delle versioni della storia delle fanciulle beneficate dal vescovo di Myra vuole che l’oro destinato alla loro riabilitazione nella società fosse stato messo in calze stese ad asciugare. Questo probabilmente spiegherebbe perché in alcuni paesi a Natale i doni vengono inseriti nelle calze appese.
La vita di Nicola è costellata di donazioni, atti di beneficienza, salvataggi di orfani e abbondanza. Queste storie, che poco hanno di comprovato, si sono unite nel corso dei secoli e hanno formato una solida tradizione che ruota attorno a una figura a noi tanto nota: Babbo Natale. Vediamo un po’ di unire i tasselli per ricorstruire questa storia.

San Nicola, i doni e i bambini
Il nostro vescovo aveva una spiccata predilezione a donare e donarsi al prossimo. Salva Myra dalla carestia fermando un carico di grano destinato a Costantinopoli e rassicurando i marinai che non avrebbero avuto conseguenze negative una volta approdati a destinazione. Il carico di grano, distribuito alla popolazione di Myra, si duplicò riuscendo a salvare la gente dalla carestia e i marinai dalla condanna. Nicola divenne così protettore dei marinai e noto per la sua generosità.
Accanto all’episodio delle fanciulle, un altro ci porta ad avvicinarci alla storia di Babbo Natale. Sempre durante una carestia, il vescovo di Myra venne a sapere che un macellaio aveva attirato degli orfani nella sua bottega per ucciderli e servirli in mancanza di carne. Accorso lì, il nostro santo riportò in vita i bambini guadagnandosi per la tradizione il patronato degli orfani.
Nicola diventa nel corso dei secoli la figura che porta nottetempo doni miracolosi e che protegge i bambini e anche gli adulti bisognosi, esaudendo i loro desideri.

La tradizione si evolve:
dall’Olanda alle colonie americane

San Nicola, protettore dei marinai, nel XIV secolo era fortemente venerato in Olanda e nelle Fiandre. In queste terre popolate per la maggiore da uomini di mare era tradizione onorare il santo la sera del 5 dicembre in chiesa. Tornando a casa, gli adulti erano soliti comprare dei doni da portare ai bambini. La  tradizione di San Nicola, o di Sinterklaas in olandese, si radicò nel tempo. Per i bambini divenne figura mitica che nottetempo portava doni vestito del rosso vescovile, con mitra e pastorale.

Quando gli olandesi toccarono le terre oltreoceano, fondando nuove colonie, la tradizione di Sinterklaas si mosse con loro e si diffuse fino ad arrivare a Nuova Amsterdam (New York). Sotto la dominazione britannica i coloni olandesi modificarono la festa di Sinterklaas: per farla attecchire nella fetta protestante della popolazione, eliminarono nell’iconografia tradizionale gli attributi pastorali, lasciando al vecchio che porta i doni solo la veste rossa.
Qualche tempo più tardi la festa dedicata a San Nicola fu trasportata al giorno di Natale, altro momento dedicato ai doni e più popolare fra gli altri coloni in America. Il nome del santo che porta i doni cambiò. Sinterklaas diventò Santa Klaus, vecchino vestito di rosso che regala gioia e che abita in regioni fredde e remote. Dal Nuovo Mondo questa tradizione sbarcò nel nostro Vecchio Mondo, grazie ai media e alle pubblicità statunitensi. Era nato Babbo Natale.

 

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