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AMATI A RUTIGLIANO, CRONACA DEL CONSIGLIO COMUNALE

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di Rosalba Lasorella


I SALUTI E LA PREMESSA

«Ringrazio di cuore l’assessore Amati per aver raccolto il mio invito, perché lo scopo di questa seduta è quello innanzitutto di fare chiarezza: io sono fermamente convinto – ed ho trovato in questo grande condivisione da parte di tutti i gruppi consiliari di maggioranza e di opposizione – che il dialogo fra istituzioni, e quindi in rappresentanza delle comunità, possa essere non solo strategico, ma soprattutto foriero di soluzioni»: ha esordito così il Presidente del consiglio comunale Matteo Colamussi introducendo l’assessore regionale alle Opere Pubbliche Fabiano Amati, intervenuto lo scorso 17 febbraio in occasione di una seduta consiliare monotematica sulle questioni riguardanti Lama San Giorgio.
L’occasione  –se sfruttata pienamente – avrebbe finalmente garantito ai cittadini rutiglianesi tutte le spiegazioni e le risposte che, da diverso tempo a questa parte, ci si accontenta di origliare o di rincorrere; in realtà, l’opportunità è sfumata tra i giochi retorici del rappresentante regionale e l’inspiegabile –a tratti irritante– “prudenza” dei nostri consiglieri che non si sono spinti oltre i propri quesiti, mostrando così una malsana arrendevolezza.

Dopo l’intervento del sindaco Roberto Romagno, il quale ha brevemente riepilogato le vicende che hanno interessato il nostro territorio e sottolineato la sua volontà di individuare una soluzione che salvaguardi la lama nella sua interezza, la parola è passata all’assessore Amati, impegnato in una lunga premessa sull’importanza che la Regione Puglia attribuisce al problema dell’inquinamento ambientale e, più in particolare, della sanificazione delle acque (discorso supportato da studi di igiene prodotti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, da considerazioni sulla diarrea e sui tre anni di vita che in media ogni uomo trascorre sul gabinetto).
«Il mio problema di assessore alla tutela delle acque è quello di emancipare parti del territorio che si attardano per responsabilità non del territorio, ma per responsabilità di chi non fece ciò che doveva; io non potrò essere complice di chiunque vorrà porsi di traverso nella attività di ambientalizzazione, nella nostra attività di ambientalisti coscienti dello stato dei problemi»: la platea ne assume coscienza ed attende pazientemente che alla premessa segua una delucidazione concreta su quello che sta accadendo (e potrebbe ancora accadere) al caratteristico scorcio di terra quale Lama San Giorgio.

RIFUNZIONALIZZAZIONE E RINATURALIZZAZIONE DELLA LAMA
Entrando nel merito della ‘tecnicalità’ con cui la Regione intende provvedere ai problemi del riversamento delle acque reflue in lama, l’assessore Amati ha indotto il suo pubblico a focalizzare l’attenzione sulla «geomorfologia disgraziata» del nostro territorio e sulle norme legislative che non consentono di recapitare le acque sanificate («non dite mai depurate perché anche la lingua ha il suo senso») direttamente nel sottosuolo, norme che – a suo dire – non tengono in considerazione l’originale situazione pugliese e costringono a trattamenti delle acque evidentemente più onerosi.
Questo tipo di contesto ha impedito all’ente regionale di accettare la proposta, avanzata da più parti ed in più occasioni, delle trincee drenanti, soluzione provvisoria scartata sia a causa della ‘disgraziata’ scarsa permeabilità del terreno, sia a causa della difficoltà di reperire i finanziamenti necessari.

Allora cosa fare? «Noi abbiamo individuato la soluzione per Lama San Giorgio, l’unica tecnicamente possibile, l’unica che la natura ci dà la possibilità di esaltare: c’è un accorgimento, che un gruppo di consiglieri comunali di questa città ha proposto, che mi sembrava meritevole di osservazione (tant’è che fu sottoposto ai tecnici dell’Acquedotto Pugliese), ossia di mutare il luogo di sversamento dei reflui portandolo più a valle; soluzione che tecnicamente ha la sua compatibilità idraulica»: il riferimento è alla proposta che l’opposizione rutiglianese ha avanzato con l’idea di deviare il corso dei reflui, portandolo, cioè, fuori lama in modo da sfiorare il Vallone Guidotti e l’Annunziata e da allontanare, se pur di poco, lo scarico a cielo aperto.

Tuttavia, il vero progetto della cui genuinità l’assessore Amati ha cercato di convincere amministratori e cittadini (senza riuscirci veramente) è quello della rifunzionalizzazione e rinaturalizzazione della lama, giustificato, ancora una volta, con la convinzione (probabilmente errata) che questo sia il modo più giusto per «ripristinare l’armonia della natura». Le acque sanificate – ch’egli ha tenuto a distinguere concettualmente dai liquami – sarebbero un elemento imprescindibile per la realizzazione di questo piano che non esclude neppure la costituzione del tanto agognato parco naturale. Amati si è detto particolarmente meravigliato della posizione dei cittadini che rifiutano l’idea di un parco attraversato da quelle che in teoria dovrebbero e potrebbero anche essere ‘acque sanificate’, ma che nella realtà si traducono –senza malafede - in liquami.
«Non può esistere il parco senz’acqua»: dipende dal parco, dipende dall’acqua.

DOMANDE E RISPOSTE
Ecco che finalmente i consiglieri possono approfittare del momento per svolgere il proprio compito ed interrogare l’assessore: domandano ma non incalzano; ed Amati, che ha già propagandisticamente fatto la sua parte, si affida allo staff per argomentare le risposte più squisitamente tecniche.
La prima voce – a cui faranno seguito molte altre – è quella di Oronzo Valentini, il quale raccoglie le principali domande su cui si animerà il confronto: la sospensione dei lavori, il connubio ‘rinaturalizzazione – savanella in calcestruzzo’, l’interruzione della collaborazione istituzionale, le trincee drenanti e il collettore intercomunale, la qualità delle acque non sempre rispettose della Tabella 4. Gli altri consiglieri intervenuti, dai Valenzano a Damato, da Berardi a Troiani, hanno quasi unanimemente sollevato la questione relativa alla possibilità di affinare le acque (così da riutilizzarle in agricoltura) e alla necessità di un monitoraggio continuo che ne assicuri la salubrità.

In merito alla sospensione dei lavori, l’ing. Andriani dell’AQP ha spiegato che il blocco è dovuto all’azione della Sovrintendenza Archeologica la quale sta riesaminando il caso alla luce del nuovo progetto di rinaturalizzazione della lama; egli ha inoltre illustrato – sollecitato da Vittorio Berardi – la variante rispetto al punto di immissione attualmente previsto in lama (a monte di Masseria San Martino): la modifica porterebbe i reflui a scorrere a valle della Chiesa dell’Annunziata, lungo la strada vicinale San Martino per scendere immediatamente in lama in corrispondenza di Via Pantoscia (variante complessiva di 1400 m).

Sulla qualità delle acque -e forse sarebbe stato il caso di esporre in consiglio comunale i dati emersi dalle ultime analisi effettuate sui prelievi di Sammichele-, ha argomentato la dott.ssa Iannarelli, la quale ha ammesso un iniziale malfunzionamento del depuratore (verificato da un numero di esami persino superiori rispetto a quelli normalmente previsti), ma ha anche assicurato che attualmente non si registrano anomalie e che l’impianto può dirsi completamente efficiente.
Sull’affinamento ha, poi, aggiunto: «l’impianto di Sammichele è già dotato di una stazione di affinamento; ovviamente non l’abbiamo messa in funzione perché sarebbe uno spreco sostenere oneri di gestione per avere un’acqua che in questo momento non è destinata al recupero e al riutilizzo». Infine, ha favorevolmente accolto la proposta di una stazione di monitoraggio continuo, non ancora attiva in tutti gli impianti.

La risposta riguardante l’adozione della savanella è invece toccata al segretario generale dell’Autorità di Bacino prof. Antonio De Santo -che, come la dott.ssa Iannarelli, non ha esitato a rispondere alle nostre domande subito dopo lo scioglimento della seduta- secondo il quale la realizzazione della savanella garantirebbe alla lama la sua continuità idraulica e permetterebbe alla falda di ricostituirsi e rialimentarsi.
A breve gli approfondimenti.

LA PROPOSTA DEL SINDACO
In chiusura, insieme agli omaggi del Presidente Matteo Colamussi, che si è detto sinceramente orgoglioso, dopo tanti anni, di aver partecipato e contribuito alla buona riuscita di questo particolare consiglio comunale, il Sindaco Roberto Romagno ha avanzato all’assessore Amati un’ulteriore proposta, finalizzata a salvaguardare le zone della lama più caratteristiche dal punto di vista storico – paesaggistico con una sorta di sistema ‘misto’: «individuare delle parti e delle zone della lama che magari sono prive di interesse e che possiamo considerare zone desertiche e prevedere un sistema misto tra interramento e riaffioramento in superficie delle acque reflue; cioè sversiamo in quei tratti di lama desertica, organizziamo delle vasche di accumulo le quali, a loro volta, riimmettano quest’acqua in ulteriori interramenti, in maniera tale da avere un sistema misto che garantisca e tuteli quei tratti di lama particolari e provveda anche alla rinaturalizzazione di quei tratti che sono considerati desertici e che probabilmente potrebbero trarre un beneficio dallo sversamento in superficie».

Alla Regione spettano adesso gli approfondimenti e le valutazioni; ai cittadini ed ai lettori le considerazioni su una seduta consiliare in cui tante sono state le cose dette e altrettante quelle non dette. Ragioniamoci adesso: non è ancora “acqua passata”.




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