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I COMUNI CITINO AI DANNI VENDOLA, AMATI E TECNICI REGIONALI

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La vicenda dello scarico nella lama San Giorgio dei reflui di fogna depurati di Casamassima e di altri cinque comuni è arrivata a un punto di totale stallo tecnico-amministrativo. Una situazione che rischia di ripercuotersi negativamente -sia sul piano ambientale che economico- sulle comunità di un vasto territorio. Una situazione che ha precise responsabilità politiche e tecniche, le prime in capo al commissario nonché presedente della regione Puglia Nichi Vendola e al suo assessore ai lavori pubblici, le seconde in capo ai tecnici degli uffici regionali che hanno governato l’iter amministrativo dello scarico e del recapito finale dei depuratori.

Ci sono due comuni in modo particolare che hanno i depuratori già realizzati, pronti a funzionare (Sammichele), ma rischiano di non poter essere messi in esercizio perché la Provincia di Bari ha negato l’autorizzazione provvisoria allo scarico dei loro reflui nella lama San Giorgio che il Piano regionale di Tutela delle Acque (PTA) ha individuato come recapito finale dello scolo di sei depuratori.
Apriamo qui una piccola parentesi: il PTA è stato approvato nel 2009, la scelta progettuale dello scarico nella lama del depuratore di Casamassima è, invece, del 2008. In sostanza si è deciso di scaricare nella lama San Giorgio prima ancora che il PTA la indicasse come recapito finale. La sensazione che si sia cucito il PTA su una scelta già fatta, che sull’individuazione del recapito finale quel Piano abbia poco di scientifico e tanto di comodità, opportunità politica, è forte.

Torniamo all’autorizzazione allo scarico. Perché la provincia l’ha negata? Forse per fare un dispetto a Vendola e all’AQP? No, le ragioni sono molto più importanti, non c’entrano nulla con la politica, c’entrano tanto con gli adempimenti e le responsabilità tecnico-amministrative.

I MOTIVI DEL DINIEGO
A fronte di un commissario delegato che sbatte i piedi a terra, telefona al presidente della provincia perché vuole a tutti i costi l’autorizzazione provvisoria allo scarico nella lama, il tecnico del servizio ambiente e rifiuti della stessa provincia, l’arch. Carlo Latrofa, fa sapere a Francesco Schittulli come stanno i fatti.

In una lettera, inviata al presidente Schittulli l’11 luglio scorso, l’architetto scrive: “Si rammenta, come evidenziato in sede di tavolo tecnico (…), la mancanza dei presupposti per il rilascio dell'autorizzazione allo scarico in lama ex art. 124 del D. lgs, 152/06 & m. i.”.
L’autorizzazione in questione, dice il tecnico, è vincolata “alla esecuzione di tutte le opere necessarie alla corretta funzionalità del recapito finale”. Latrofa fa notare che i tecnici del “Settore Ecologia della Regione Puglia”, quando si sono pronunciati sul progetto del depuratore di Casamassima e dello scarico in lama (con determina dirigenziale n. 145 del 19/03/2009) hanno ritenuto “di poter escludere dalle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale l'opera da realizzarsi, con l'osservanza delle prescrizioni elencate nel seguito del provvedimento”.

In sostanza i tecnici della regione hanno escluso dalla VIA il progetto del depuratore e dello scarico in lama proposto dall’AQP, esprimendo parere favorevole, a condizione che la lama fosse messa in grado di recepire le acque di scolo senza nocumento per l’ambiente, la salute delle persone e degli animali. E sono sempre i tecnici della regione che hanno indicato tutta una serie di opere d’arte da realizzare in via preliminare allo scarico (savanella, gabbionature, disboscamento, sbancamento, attraversamenti, manutenzione…).

Chi deve realizzare queste opere d’arte? Secondo Latrofa è l’AQP, perché, dice,  il “destinatario della determinazione dirigenziale n. 145/2009”, cioè delle prescrizioni che impongono quelle opere preliminari, “è, e non può essere diversamente, il proponente del progetto, che nella fattispecie è anche gestore dell'impianto (…)”, il quale se non riteneva di essere lui a dover fare quelle opere poteva far ricorso impugnando la determina nel 2009.

L'AQP NON NE VUOLE SAPERE
Otto mesi dopo quelle prescrizioni e cinque mesi dopo l’approvazione del suo progetto da parte del commissario delegato, il 3 novembre del 2009 Ivo Monteforte, amministratore unico dell’AQP, manda una nota ad Amati, Vendola e a tutta una lunga serie di altri soggetti, compreso il comune di Rutigliano e Casamassima, con la quale esprime perplessità circa i “tempi di adeguamento della lama a fungere da vettore e recapito delle acque depurate dell’impianto, in ragione dei cospicui interventi necessari a tal fine e della mancata individuazione, a tutt’oggi, del soggetto responsabile della loro attuazione, nonché di quello responsabile della successiva manutenzione del territorio”.

Insomma l’AQP qui si smarca completamente da quelle prescrizioni e dalle opere che impongono e denuncia che non si sa né chi le deve fare, né chi deve manutenere la lama. Regione e AQP, dunque, un anno dopo aver presentato il progetto (2008) del depuratore e dello scolo in lama al comune di Rutigliano ancora brancolavano nel buio più pesto circa gli adempimenti tecnici e amministrativi fondamentali e preliminari alla realizzazione di quello stesso progetto. Non solo.

Ancora oggi, luglio 2011, nessuno sa se quelle opere d’arte siano state progettate, nessuno sa chi le deve realizzare, chi deve gestire nel tempo la manutenzione della lama, quanti soldi ci vogliono per realizzarle e quanti ce ne vorranno all’anno per la manutenzione dei luoghi invasi dallo scolo.

L’arch. Latrofa è chiaro nella sua nota a Schittulli, le “prescrizioni -dice- indicate alle pagg. 8 e 9 del provvedimento regionale di Verifica, costituiscono il presupposto imprescindibile alla esclusione della procedura di VIA (…). Ove l'Acquedotto Pugliese S.p.a non ottemperi alle stesse l'atto regionale non avrebbe alcuna efficacia e non potrebbe costituire l'atto presupposto, in quanto parere ambientale, al provvedimento autorizzatorio provinciale. La procedura di Verifica espletata è vincolata, quindi, ad una serie di adempimenti, ancora oggi non osservati, nei confronti dei quali la Provincia di Bari non ha poteri di deroga”.

In parole povere la provincia dice: quelle prescrizioni hanno evitato all’AQP la procedura VIA vera e propria e sono il presupposto per il parere favorevole della regione al progetto. Siccome non sono state tenute per niente in considerazione, cioè l’AQP non ha ancora realizzato le opere d’arte di mitigazione del rischio e rifunzionalizzazione idraulica della lama, va da sé che quel parere favorevole cade, quindi si dovrebbero riaprire i termini della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

A causa di questo empasse tecnico-amministrativo la Provincia non può rilasciare l’autorizzazione provvisoria e, fermo restando le cose così come sono, è difficile che rilasci quella definitiva. Di conseguenza Casamassima e Sammichele non potranno scaricare i loro reflui nella lama, la comunità europea comminerà multe salate all’indirizzo del governo italiano il quale si rivarrà sulla regione Puglia quest’ultima, poi, sui comuni in infrazione (Sammichele pare stia già pagando).

Ora, è evidente che le responsabilità di un simile pastrocchio amministrativo è della regione che ha fatto una scelta la cui realizzazione è condizionata ad opere pubbliche che non ha fatto e sulle quali non ha le idee chiari neanche lei. A questo punto si potrebbe anche paventare il dolo: le prescrizioni sono servite solo per scansare la VIA e arrivare subito in lama con lo scarico per evitare di chiedere come la pensano in merito le comunità del territorio interessato allo sversamento e al passaggio di acque sì depurate, ma pur sempre di fogna, che sono oggi preoccupate e agitate per il temuto inquinamento e impatto ambientale.

Forse ci sono qui tutti gli elementi per inchiodare la regione alle sue responsabilità e citarla per danni, magari in una class action attivata dai comuni,
dai comitati cittadini e dalle associazioni dei consumatori.

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