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RICORSO TAR, PIETRO GIGLIO RINUNCIA ALLA SOSPENSIVA

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Ieri mattina, presso il TAR, c’è stata la prima udienza del ricorso attivato da Pietro Giglio contro il silenzio-diniego dell’ufficio tecnico comunale alla sua richiesta di permesso di costruire in sanatoria dell’abuso edilizio contestatogli dalla magistratura sul manufatto di cemento sequestrato in via Paisiello.

E’ successa una cosa alquanto strana: l’avvocato di Giglio, per conto di quest’ultimo, rinuncia alla sospensione dell’efficacia del silenzio-dissenso chiesta al Tar in sede di ricorso.
“Il Collegio prende atto della rinuncia alla istanza cautelare avanzata dalla difesa di parte ricorrente direttamente in camera di consiglio del 13 aprile 2011”, si legge nella ordinanza emessa ieri dai giudici del Tar.

Generalmente, chiunque ricorra a un Tribunale amministrativo, sia esso cittadino o ente, la prima cosa che chiede è laTar_Bari_rutiglianoonline sospensione degli atti contro cui si è attivato il ricorso. E’ un passaggio importante, sia perché chi ricorre ritiene sia stato leso un diritto e con la “misura cautelare” chiede l’immediata cessazione di quella lesione, sia perché così si capisce subito quale potrebbe essere l’orientamento del Tar sul merito del ricorso.

Ripercorriamo brevemente la vicenda.
Giglio tre anni fa chiede un permesso di costruire un punto di ristoro al servizio di un centro sportivo su area tipizzata dal PRG “F6”. Costruisce opere che vanno oltre quelle concesse nel permesso di costruire, compreso una enorme tettoia in legno lamellare non conforme alle Norme tecniche di attuazione dello stesso PRG. Un anno fa la magistratura sequestra il cantiere e rinvia a giudizio Giglio (proprietario committente) e Nicola Lioce (tecnico progettista).

Nel frattempo il consiglio comunale, ad opera della sola maggioranza approva una delibera di “Interpretazione autentica” di quelle Norme tecniche che indirettamente giustifica l’abuso edilizio contestato a Giglio.
Sulla base di quella delibera il committente chiede al comune un permesso di costruire in sanatoria per sanare, appunto, l’irregolarità. L’ufficio tecnico non risponde alla richiesta e crea le condizione perché si formi il silenzio-diniego. Un mese dopo la formazione del silenzio-diniego Pietro Giglio lo impugna al Tar chiedendo in prima istanza, come misura cautelare, la sua immediata sospensione.

Il Tar ieri si riunisce in udienza e Giglio ritira, seduta stante, la richiesta sospensiva. Perché?
Non si capisce bene. Forse avvocato e ricorrente temevano che il Tar si pronunciasse contro la richiesta cautelare negando la sospensiva, il che avrebbe significato una prima sconfitta nel ricorso.
Con un processo penale sulle spalle, la cui prossima udienza è stata fissata ad ottobre prossimo, una pronuncia negativa del Tar, sia pure sulla sola richiesta cautelare, non sarebbe stata proprio una buona carta da giocare.



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