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RUTIGLIANO. GLI AVVOCATI DISCUTONO SULLA RIFORMA FORENSE

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La riforma forense al centro dell’incontro di venerdì 18 febbraio, promosso dal Sindacato Avvocati di Bari in collaborazione con l’Associazione Avvocati di Rutigliano.
Tema della discussione "La riforma della legge professionale, tra propaganda e realtà: il 'J’accuse' del Sindacato Avvocati di Bari”.
Location del convegno, la vecchia sala-udienze della Sezione distaccata di Rutigliano del Tribunale di Bari, dove si sono alternati, alla presenza di numerosi avvocati, l’avv. Rossana Didonna, presidente dal 2008 della locale Associazione Avvocati, che ha fatto gli onori di casa introducendo l’argomento e i relatori avv. Pierluigi Vulcano, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bari, e avv. Luigi Pansini, segretario del Sindacato Avvocati di Bari.

«Il progetto di riforma forense riguarda la nostra vita professionale e l’esercizio stesso della nostra attività di avvocato», ha esordito Vulcano, «per cui l’attenzione su questo disegno di legge deve essere massima». «Vi invito -ha poi puntualizzato il consigliere dell’Ordine- a studiare in modo approfondito questa riforma e a portare avanti con noi questa non facile battaglia».

Nel prendere la parola, Luigi Pansini ha ringraziato Rossana Didonna e tutti i presenti invitandoli a partecipare a tutti gli altri incontri di Bitonto (il 25 febbraio), Monopoli (il 26 febbraio), Gravina in Puglia (il 3 marzo) e Putignano (il 10 marzo).
«Stiamo mettendo a punto -ha proseguito Pansini- un incontro conclusivo a Bari con l'intervento dei rappresentanti del CNF (Consiglio Nazionale Forense, rappresentante istituzionale), dell'OUA (Organismo Unitario dell' Avvocatura, che ha la rappresentanza politica), dell'ANF (Associazione Nazionale Forense, della quale fa parte il Sindacato Avvocati di Bari), del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Bari (con il presidente Manuel Virgintino) e con rappresentanti della politica. Noi questa legge non la vogliamo e ci batteremo in tutti i modi perché venga conservata solo quella ancora in vigore del 1933».

Per meglio approfondire i punti salienti di questa riforma, abbiamo rivolto alcune domande a Luigi Pansini.

Avvocato, ci può spiegare il perché di questa iniziativa?
«Sui giornali di questi ultimi giorni si legge: “Avvocati, quanti scivoloni sull’italiano! Il CNF organizza corsi di lettura: troppi errori, chi non legge non sa scrivere. E raramente sa pensare”. La nostra è una categoria che, "forse, più di altre ha accusato l’impoverirsi della lingua”. Per correre ai ripari il CNF e la Scuola Superiore dell’Avvocatura non baderanno a spese, convinti che l’Avvocato non debba rimanere solo un tecnico della aule giudiziarie! (Corriere della Sera, 19.1.2011). “Troppi avvocati. Così tanti che nessuno sa esattamente quanti … Troppi avvocati", lo scriveva in un pamphlet del 1921 il grande Piero Calamandrei che non aveva paura di tacciare di ciarlataneria uno Stato che non faceva nulla per porre un freno alla corsa alle toghe. Troppi avvocati, lo hanno ripetuto in tanti anche nell’ultimo anno. Da ultimo, il magistrato Piercamillo Davigo. Ma l’intasamento degli Albi sta avendo anche un effetto deleterio sulla condizione economica dei professionisti, come ha stigmatizzato il presidente della Cassa Forense, Marco Ubertini
Il decadimento economico della categoria assieme al suo sovraffollamento sono i mali che la riforma della legge sulla professione forense vorrebbe curare. Gli avvocati, quindi, impossibilitati a farsi concorrenza sfruttando la leva dei prezzi, puntano a sbarcare il lunario inducendo i propri clienti ad adire le vie legali per ogni questione (Top Legal, 17.1.2011). Trattasi delle ennesime mortificazioni rivolte all’Avvocatura anche da Colleghi e da chi l’Avvocatura dovrebbe rappresentarla e tutelarla».

Mi sembra di capire che non si tratta solo di mortificazioni sporadiche.
Il decreto Bersani, infatti, con l'abolizione dei minimi tariffari, ha messo in ginocchio tutti noi, a fronte dello strapotere dei grandi gruppi e delle associazioni dei consumatori e non solo. La difesa tecnica nel processo (processo!) tributario è consentita anche ai dottori commercialisti, ai consulenti del lavoro, ai ragionieri, agli architetti, ecc. La difesa tecnica è negata agli Avvocati nel procedimento di media- conciliazione (tanto pubblicizzato in tv con lo spot della Carlucci). L’obbligo di tutelare i meno abbienti con il gratuito patrocinio grava su tutti noi avvocati ma poi, a giudizio finito, i giudici negano la liquidazione delle competenze (e quando le determinano sono sempre poco dignitose)».

Ma c’è dell’altro?
«Qualche tempo fa l'Avvocatura aveva chiesto di poter operare trasferimenti immobiliari sino a centomila euro o di poter autenticare le firme, ma la reazione di altre categorie (notai) è stata violenta e noi siamo stati quasi costretti a chiedere scusa per questa farneticante richiesta!
Se volessimo parlare di agevolazioni fiscali in favore degli Avvocati saremmo addirittura presi per eretici! Queste sono alcune delle difficoltà che caratterizzano oggi la nostra professione».

Come reagiscono a tutto questo i vertici istituzionali e politici dell’Avvocatura?
«La risposta è sotto gli occhi di tutti, con la riforma della legge professionale, approvata dal Senato il 23.11.2010 (qualche giorno prima del XXX Congresso Nazionale svoltosi a Genova) e in discussione alla Camera».

Che cosa prevede quindi la riforma della legge professionale?
«Tra i nodi più spinosi la riforma include: la cancellazione dall’albo in caso di non provato esercizio effettivo e continuativo su base reddituale della professione, con modalità rimesse unicamente al potere regolamentare del CNF (art. 20); una simulata attribuzione della riserva di consulenza, con la previsione di deroghe e con l’assoluta mancanza di poteri di controllo e di sanzioni in caso di violazione della norma (art. 2, comma 6); una limitazione al potere di autodeterminazione della disciplina della professione di Avvocato considerato il potere regolamentare senza limiti del CNF su ogni aspetto della vita professionale (art. 1, comma 3); l’obbligatorio aggiornamento professionale e il percorso delle specializzazioni, che non sono sinonimi di opportunità di lavoro, reale concorrenza, possibilità di stare sul mercato senza subire lo scippo di competenze e funzioni a favore di altre categorie professionali; la possibilità di diventare Cassazionisti solo dopo aver lodevolmente e proficuamente frequentato la Scuola Superiore dell’Avvocatura (art. 21); un accesso alla professione caratterizzato da un doppio esame, dalla pratica forense e dalla frequenza obbligatoria di corsi di formazione e indirizzo professionale, secondo modalità definite (ovviamente) con regolamenti del CNF».

In definitiva, oggi, una legge di riforma è veramente necessaria ed è comunque in grado di risolvere le emergenze e le difficoltà della vita professionale?
«La riforma della legge professionale è stata sottovalutata. Nessuno mette in evidenza che non risolve nulla dei problemi concreti della professione, anzi li aggrava rendendo la professione, sin dall'accesso, irta di ostacoli. La professione non è più regolamentata dalla legge e dalla legge soltanto, ma dallo smisurato potere regolamentare che il CNF si autoattribuisce (non sono però mutate le modalità di elezione al CNF!).
Noi vorremmo informare, far conoscere e invitare i colleghi ad una concreta partecipazione perché, anche in questo ambito, il Foro di Bari possa diventare un "laboratorio" per una seria riflessione sui mali dell'Avvocatura, sulla scarsa considerazione che ne ha la gente comune, sul mercato che dovrebbe fare selezione.
Sui giornali appaiono solo articoli che riportano le voci degli attuali padroni. non c'è spazio per le voci dissonanti. Ma basta vedere you-tube, proprio in occasione del congresso di Genova, e ci si accorge di quanto la realtà sia diversa da quella che ci viene dipinta
».

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