Nuova area mercatale, il comune vuole espropriare suoli che può avere gratis

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di Gianni Nicastro

Vi ricordate il primo suolo individuato per realizzare l’area mercatale? Probabilmente no. Il progetto di realizzazione di quella prima area mercatale è stato inserito nel piano triennale delle opere pubbliche 2021-2023, portato e approvato nel consiglio comunale del 6 aprile 2021. L’area allora scelta presentava dei problemi da me rilevati nell’articolo di cronaca di quel consiglio comunale (qui). Ho fatto notare, allora, che l’area individuata su via Dante era piuttosto problematica perché il proprietario, qualche anno prima, aveva presentato una richiesta non di permesso a costruire, come a memoria ho scritto nell'articolo, ma di “assenso alla destinazione d’uso" per la realizzazione di una RSA. Allora ho scritto che se quel privato fosse ancora intenzionato a realizzare su quell’area (come in effetti è) una struttura socio sanitaria “potrebbe profilarsi all’orizzonte un altro, importante, contenzioso amministrativo. Che fine farebbe l’area mercatale di fronte a un simile contenzioso è difficile dirlo; quello che, nel caso, è certo è l’allungamento del tempo di realizzazione o, addirittura, l'impossibilità di realizzare lì l'area mercatale”.  

Quei dubbi erano così fondati che l’amministrazione comunale è stata costretta ad eliminare l’area mercatale in questione dal successivo piano triennale delle opere pubbliche, quello approvato il 2 febbraio 2022, con la seguente motivazione: “Si sta valutando una nuova soluzione”.
La nuova soluzione è arrivata con il Piano triennale delle opere pubbliche approvato nel consiglio comunale del 15 novembre scorso, dove ritroviamo l’area mercatale individuata, questa volta, su due suoli, sempre su via Dante, e con un costo che lievita da 1,2 milioni a 2,7 milioni di euro da reperire a debito. Tra questi due suoli non c’è quello del 2021 sul quale potrebbe sorgere la RSA.

Circa due anni per accorgersi
di un potenziale contenzioso
Alle critiche che sono arrivate dall’opposizione -nel consiglio del 15 novembre scorso- all’indirizzo dell’amministrazione comunale per piani di opere pubbliche continuamente aggiornati e per l’area mercatale cambiata, un consigliere di maggioranza ha dato una risposta che mi ha sorpreso. Sempre a proposito della prima area mercatale poi scartata, Francesco Paolo Valenzano, consigliere PD, in quel consiglio ha detto che «non volevamo impelagarci in una situazione di contenzioso che non avrebbe visto mai la realizzazione di un’area mercatale lì dove avevamo pensato». «Noi abbiamo cambiato l’area perché andavamo a sbattere contro una situazione di eventuale contenzioso che non avrebbe visto a area-nuova-mercatale-1Rutigliano mai la partenza di questa area mercatale».

Il consigliere del PD, dunque, ha detto esattamente quello che io ho scritto ad aprile del 2021, cioè che quell’area era problematica e che c’era il serio rischio che l’amministrazione comunale si infilasse in un contenzioso che avrebbe bloccato l’opera pubblica. Il consigliere Valenzano è arrivato alla stessa mia conclusione diciannove mesi dopo, e per una pubblica amministrazione non vale il detto “meglio tardi che mai”, perché se si fa tardi e non si fa bene si rischia di non realizzarle le opere o i lavori pubblici.
Si è perso, quindi, tempo prezioso per la pianificazione e realizzazione di un’opera pubblica che a Rutigliano serve come il pane; un’area mercatale attrezzata, adeguata alle esigenze degli ambulanti, alla sicurezza e all’agibilità dei cittadini, un’area sulla quale spostare il mercato settimanale in modo da liberare la viabilità urbana, molto compromessa da un mercato che si svolge su strada in pieno centro cittadino.

Le sentenze di demolizione
Ma i problemi non sono finiti, anzi. Una delle due nuove aree individuate è portatrice di una problematica ancora più complessa della vecchia area mercatale, sia sul piano tecnico-urbanistico che sul piano del contenzioso legale.

Le due nuove aree sono quella ad angolo tra via Dante e via Giovanni Falcone e quella di fronte, che si trova tra il Todis e l’area sulla quale c’è il progetto della RSA. Questa seconda area è a ridosso di due cooperative edilizie che sono da anni in causa col proprietario perché, quest’ultimo, ha contestato -a quelle due cooperative edilizie- l’aver costruito senza rispettare le inderogabili distanze dai confini. Un contenzioso che ha già visto i primi due gradi di giudizio dare ragione al proprietario sentenziando, per due volte, la demolizione di quelle case. E’ in itinere, in Cassazione, il terzo grado di giudizio e proprio domani, 16 dicembre, si terrà l’udienza che metterà fine all’annaso scontro legale. E’ molto probabile che anche la Cassazione sentenzi l’abbattimento o, perlomeno, l’abbattimento è la richiesta del Pubblico Ministero in quel processo.

La lottizzazione e l'esproprio
Al proprietario del suolo il comune ha notificato, qualche giorno fa, il procedimento di esproprio per la realizzazione dell’area mercatale. Il problema qui non è solo il contenzioso tra proprietario e cooperative edilizie e l’eventuale, ulteriore, terza sentenza di abbattimento che potrebbe venire dalla Cassazione. Il problema, forse anche più grave, è il fatto che sull’area che l’amministrazione vuole espropriare a quel proprietario insiste da anni una lottizzazione (la C1/3) grazia alla quale il comune, una volta convenzionato, potrebbe avere gratis l’area che oggi vorrebbe espropriare pagandola 600.000 euro. Quell’area il proprietario della lottizzazione la deve cedere gratis al comune come standard e come viabilità una volta convenzionato e ha tempo, per convenzionarsi, fino al 2027.

L'ufficio tecnico sullo "standard"
Che quella sia un’area a standard me lo ha confermato l’ingegnere comunale Carlo Ottomano in una risposta data a una mia richiesta di informazioni inoltrata il 5 maggio dell’anno scorso. «In merito all’area “standard” citata in oggetto -scrivo in quella richiesta- si chiede di sapere quando il piano di lottizzazione è stato presentato al comune dal proprietario, se la lottizzazione sia ancora vigente e, nel caso, se sia stata sottoscritta la convenzione per l’acquisizione al patrimonio pubblico di quella stessa area a standard». La risposta dell’ingegnere comunale: «In relazione all’area “standard” su via Dante, ubicata tra la citata area mercatale e il supermercato “Todis”, essa è stata individuata quale “standard” nell’ambito della “Variante al Piano di Lottizzazione C1/3”, approvata definitivamente con delibera di Consiglio comunale n. 76 del 02.12.2010. Al momento, nessun lottizzante si è convenzionato».

Quindi, quella è un’area a standard che i proprietari della lottizzazione cederanno gratuitamente al comune non appena sarà stipulata la convenzione ed è probabile che questa convenzione non sia stata ancora sottoscritta a causa del contenzioso legale in itinere tra proprietario e cooperative edilizie, contenzioso -come riferito prima- arrivato al capolinea con l’udienza in Cassazione che si terrà domani. Non si capisce per quale motivo l’amministrazione comunale non abbia aspettato una fine del contenzioso così vicina e sia partita con l’esproprio di un’area che, per lottizzazione e convenzione, potrà essere acquisita al patrimonio pubblico senza sborsare un centesimo.

La reazione del proprietario
E’ chiaro, qui, qual è il livello di problematicità di una simile scelta. L’amministrazione è fuggita da un’area per evitare un contenzioso e si è infilata in un’altra ancora più problematica, sulla quale esiste già un contenzioso autonomo (proprietario/cooperative) e un altro se ne profila all’orizzonte, questa volta direttamente tra proprietario e comune.

E’ di qualche giorno fa, infatti, l’atto di significazione che il proprietario dell’area in questione ha recapitato al sindaco, all’assessora all’urbanistica, all’ingegnere e al segretario comunale. Atto col quale si ricostruisce l’intera vicenda, si chiede l’annullamento in autotutela del procedimento di esproprio e si avverte di ricorrere al TAR nel caso l’amministrazione dovesse insistere. Tra i destinatari di questo atto di significazione c’è, per conoscenza, anche la Procura della Repubblica di Bari.

 

 

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