La destra a Rutigliano vince ma non sfonda, la sinistra aumenta i voti ma perde

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di Gianni Nicastro

Dov’è il problema? Qual è l’elemento cruciale che ha fatto vincere Giorgia Meloni e la destra-centro a Rutigliano e a livello nazionale? Il problema è quello di sempre, quello storicamente sclerotizzato: la divisione, la mancanza di unità tra le forze politiche che si oppongono alla destra, oggi sempre più nera e, addirittura, al governo nazionale. Se Sergio Mattarella avesse saputo che gli sarebbe capitato di incaricare una postfascista alla formazione del governo nazionale, il secondo mandato alla presidenza della repubblica forse non lo avrebbe accettato.

Al di là della straordinaria performance elettorale di FDI, che dal 4,35% del 2018 arriva al 26% del 2022, in realtà la destra-centro è minoritaria rispetto a tutta l’area politica che gli si poteva potenzialmente opporre, questo sia a livello nazionale che locale. A portare la destra-centro della Meloni al governo non sono stati gli elettori, è stata un’inguardabile, indifendibile, legge elettorale, il “rosatellum”, escogitato dalle menti eccelse del Partito Democratico, una legge che avrebbe dovuto favorire lo stesso PD (come il “porcellum” ha favorito il centrodestra), ma che si è ritorta contro il PD per la seconda volta. Ritengo non ci sia nulla di più politicamente idiota che un partito posa fare.

Con una legge elettorale proporzionale, su cui pure si è cominciato a discutere qualche tempo fa, oggi l’incarico Mattarella glielo avrebbe dato a Enrico Letta, perché la maggioranza si sarebbe formata in parlamento dove centrosinistra, M5S e Calenda avrebbero predominato col loro 49,32% di fronte al 43,32% imbarcato ieri dalla destra-centro meloniana. Altrettanto idiota, sempre politicamente parlando (“agenda Draghi”, caduta del governo Draghi…), è stata la chiusura del PD, e di Letta in modo particolare, ad una alleanza con i 5Stelle.

Qualche settimana prima delle elezioni, una società demoscopica aveva sondato, presso gli elettori, l’appeal elettorale del “campo largo” sul quale il PD stava lavorando durante il governo Conte2; il risultato è stato 49% al campo largo, 45% al centrodestra, più o meno i risultati che le elezioni di ieri hanno prodotto. Ci sarebbe da aspettarsi che non solo Letta, ma l’intero PD chieda scusa agli italiani, ai sinceri democratici, ai tanti antifascisti ed elettori di sinistra che meritavano ben altro e ora stanno per ritrovarsi governati da chi ha sbraitato a favore di VOX, partito di estrema destra spagnolo, reazionario e filo franchista, da una che condivide le idee liberticide di Viktor Orbán, presidente dell’Ungheria, nazione ultimamente dichiarata non democratica dal parlamento europeo; da una che vuole il presidenzialismo alla Donald Trump e per questo metterà mano alla Costituzione, come ha minaciato di fare durante tutta la campagna elettorale.  Insomma, peggio di così non poteva finire e l’area mesta, da cane bastonato, di Enrico Letta che abbiamo visto -estremamente solo- in conferenza stampa stamattina è il tragico epilogo di queste elezioni per un Partito Democratico la cui unica, magra, consolazione, da ieri, è quella di essere il «maggior partito di opposizione».

A livello locale, la candidatura di Matteo Colamussi, al di là che sia eletto o no, non ha particolarmente brillato. E’ vero, FDI passa dai 155 voti del 2018 ai 2379 voti di ieri -il 30,37%- un salto straordinario; ma la coalizione di destra-centro ieri ha preso 3331 voti, solo 416 voti in più rispetto ai 2915 voti presi a Rutigliano dal centrodestra nel 2018. C’è da dire che FDI è andato bene in tutti i diciassette comuni del collegio uninominale/plurinominale Puglia 2, dove ha preso tra il 25 e il 30%. A Rutigliano ha preso il 30,37%, ma a Ruvo di Puglia il risultato è stato maggiore: 30,73%. Insomma, la candidatura di Matteo Colamussi ha, certo, trascinato, ma non ha sfondato. Chi ha sfondato senza vincere a Rutigliano, più che a livello nazionale, è il centrosinistra e il M5S che insieme sommano 4050 voti, cioè il 51,7%; se si aggiungono i voti di Calenda, l’area opposta alla destra-centro a Rutigliano arriva al 55,02%, oltre la maggioranza assoluta.

La performance elettorale del M5S è stata eccezionale anche questa volta, non tanto per il dato in sé, comunque buono ma molto meno del 2018, quanto per i vari bookmaker che nei mesi scorsi lo hanno insistentemente dato in caduta libera, defunto, sepolto. Così non è stato, e la tenuta del M5S ha fatto da argine all’onda nera dell’estrema destra. A Rutigliano, poi, il partito di Giuseppe Conte non solo ha superato abbondantemente il PD, ha da solo preso più voti dell’intero centrosinistra avendo un solo consigliere comunale e a fronte di una amministrazione monocolore PD.

L’altro dato interessante è il tracollo della Lega di Salvini e Nuccio Altieri che si riduce da 728 voti del 2018 ai 292 voti di ieri. Forza Italia resiste, ma ne esce malconcia anche lei a Rutigliano con i 633 voti presi ieri rispetto ai 1145 voti del 2018. Da cinque anni fa a ieri il PD a Rutigliano i voti li ha aumentati, passa da 1326 a 1508, 182 voti in più probabilmente arrivati dal soccorso elettorale del consigliere di maggioranza Diego Difino.

 

 

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