Su mozione e ritiro delibera, Roberto Romagno-sindaco Valenzano 2 a 0

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di Gianni Nicastro

In metafora calcistica, negli ultimi due consigli comunali, il consigliere Roberto Romagno ha segnato due goal al sindaco, al vicesindaco e alla loro maggioranza. Che il decennale ex sindaco arrivi a segnare goal all’attuale, locale, compagine governativa, su importanti questioni, è indicativo della capacità politica di chi quei goal li ha subiti.

Il primo goal
Nel consiglio comunale del 30 settembre scorso Romagno ha fatto approvare all’intero consiglio comunale una sua mozione sulla “Riqualificazione del patrimonio abitativo pubblico e privato mediante l'utilizzo delle disposizioni nazionali in materia di benefici fiscali”. Una mozione che ha impegnato l’attuale sindaco a muoversi presso l’ARCA (ex IACP) perché lo stesso istituto si attivi ad intercettare tutte le agevolazioni fiscali -e “Superbonus 110”- per riqualificare e ristrutturale il patrimonio immobiliare di case popolari esistente nel comune di Rutigliano. Su quella mozione Romagno non solo ha imbarcato il consenso di sindaco e maggioranza, che l’hanno apprezzata riconoscendone l’importanza. Romagno, nei suoi interventi durante la discussione del punto, ha pure goduto di fragorosi applausi dei cittadini e delle cittadine, residenti delle case popolari, presenti numerosi in sala consiliare quel giorno proprio per seguire la discussione del punto che li riguardava. Applausi, che sono scrosciati diverse volte all’indirizzo di Roberto Romagno, difronte ai quali il presidente Alessandro Milillo ha passivamente taciuto nonostante in sala consiliare, durante lo svolgimento del consiglio, il pubblico non possa né intervenire né applaudire, può solo assistere in religioso silenzio. Alla fine quella mozione è stata approvata all’unanimità suggellata dall’ennesimo applauso.

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L’altro goal, l’ex sindaco, lo ha segnato venerdì scorso, sempre in consiglio comunale, su un altro importante provvedimento: l’approvazione di una delibera, in  primis, di “definizione transattiva”, dalla dubbia convenienza economica per il comune, di un contenzioso che risale al 1991 relativo all’occupazione d’urgenza (1983), senza decreto di esproprio, di un fondo su cui è stata realizzata via Filippo Giampaolo. In secundis, quella delibera, proponeva anche la “autorizzazione all’acquisizione al patrimonio comunale del bene immobile di proprietà” delle quattro persone che hanno attivato il contenzioso del 1991. L’acquisizione è il frutto della transazione tra comune e quei quattro proprietari e riguarda un altro suolo, non quello relativo al contenzioso storico, che all’amministrazione comunale serve per la realizzazione del progetto “Qualità dell’abitare” già finanziato dalla Città metropolitana di Bari con 1.200.000 euro. Suolo che, per quanto io abbia capito, non è ancora nelle disponibilità del comune perché alla stessa amministrazione non le riesce di far discutere e approvare la delibera di consiglio citata prima che lo deve, appunto, acquisire al patrimonio comunale.
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Una delibera che è stata, in consiglio, ritirata due volte, il 30 luglio e il 22 ottobre, cioè venerdì scorso. Questo secondo ritiro è la conseguenza di una pregiudiziale che Roberto Romagno ha posto sul punto non appena il presidente del consiglio ha dato la parola all’assessore Mimmo Gigante per relazionare sul provvedimento. In sostanza, nel mentre Gigante stava cominciando a relazionare, il presidente del consiglio ha concesso la parola a Romagno per illustrare la sua pregiudiziale, concessione che ha stoppato la relazione dell’assessore al contenzioso nonché vicesindaco.

La pregiudiziale
Romagno ha ricordato che quella delibera, già portata dall’amministrazione nel consiglio comunale del 30 luglio scorso, è stata, in quella sede, ritirata dopo una breve sospensione dei lavori consiliari. «Ritengo che l’amministrazione debba seriamente valutare il ritiro di questo punto all’ordine del giorno per alcune questioni di carattere formale che probabilmente lo rendono illegittimo», ha esordito così il consigliere dei "Moderati per Rutigliano" nell’esposizione della sua pregiudiziale. Ha chiesto «conforto» al segretario comunale soprattutto su una questione: «questo provvedimento è stato dibattuto in un precedente consiglio comunale e in quella sede, questa proposta fu ritirata dalla discussione del consiglio comunale».

L’ex sindaco ha fatto poi notare la differenza tra ritiro e rinvio. «Nel momento in cui una delibera viene ritirata è come se la stessa proposta di delibera ormai non producesse nessun effetto; per cui l’eventuale riproposizione in consiglio comunale prevede una nuova delibera con un nuovo numero, una nuova data e nuovi pareri» ha arringato Romagno. «In realtà -ha aggiunto- qui si sta riproponendo pari, pari, pari quella delibera che fu ritirata e con il ritiro la stessa doveva essere considerata annullata così come è sempre accaduto in questo comune e in tutti gli atti che sono stati portati all’attenzione del consiglio comunale e che per diversi motivi, per volontà dell’amministrazione, sono romagno-ritiro-transazione-5stati ritirati».

L’affondo finale: «Per cui io invito l’amministrazione comunale, per queste ragioni e anche per incomprensioni che furono poste all’attenzione del precedente consiglio comunale circa l’oggetto della proposta di delibera messa in discussione là dove non è chiaro a cosa il consiglio sia chiamato; se sia chiamato a rettificare una delibera di giunta, se sia chiamato a dare un proprio parere su una transazione, se sia chiamato semplicemente all’acquisizione al patrimonio comunale. Non è chiaro questo principio e lo si evince da una attenta e dettagliata lettura del contenuto della stessa proposta di consiglio». «Per queste due ragioni, e ce ne sarebbero altre, ma se l’amministrazione -ha argomentato ancora Romagno- dovesse decidere di andare avanti evidentemente, poi, faremo, farò, notare altre situazioni e incongruenze». «Io invito -ha concluso- l’amministrazione a valutare il ritiro del provvedimento e, quindi, a non sottoporlo per nulla alla discussione del consiglio comunale perché questo atto doveva essere, e lo ribadisco, sostituito da una nuova proposta perché nello scorso consiglio comunale questo provvedimento è stato non rinviato, ma ritirato».

Il segretario dà ragione a Romagno
A questo punto il presidente Milillo ha voluto «ascoltare il segretario generale in merito alla questione sollevata» da Roberto Romagno.romagno-ritiro-transazione-4
Il segretario ha salutato il consiglio e ha risposto: «Io la volta scorsa non c’ero, di conseguenza, quello che è stato detto dal consigliere Romagno effettivamente è fondato. Andava riproposta nuovamente anche se con lo stesso oggetto». Nonostante fosse previsto un intervento a favore e uno contro la proposta di ritiro del punto, nessun consigliere comunale è intervenuto. Difronte al mutismo, soprattutto dei consiglieri di maggioranza, Milillo ha posto ai voti il ritiro della delibera che è stato votato «all’unanimità». Con una certa indecisione, alla fine, il presidente ha chiesto a Romagno: «consigliere la sua proposta è quella del ritiro del punto? Ok. Il punto è ritirato».

A mia memoria, non credo sia mai successo che in consiglio comunale un punto sia stato due volte proposto e due volte ritirato, segno evidente che quella transazione pone diversi problemi, di sicuro forti dubbi e perplessità sulla convenienza economica per il comune. E proprio sulla convenienza economica sia Roberto Romagno che il consigliere di maggioranza Diego Difino, in prima commissione consiliare, hanno più volte chiesto spiegazioni, se davvero quella transazione sia conveniente per il comune e sulla base di quale verifica o ragionamento.

Né l’assessore Gigante, né l’avvocato del comune, presenti alla 1ª commissione consiliare del 20 ottobre scorso, hanno dato spiegazioni, puntualmente chieste dal presidente della stessa commissione Diego Difino. Era presente a quella commissione anche l’ing. Erminio D’Aries, in qualità di consulente dell’amministrazione romagno-ritiro-transazione-7comunale, al quale Difino ha chiesto se avesse dato pure un parere sulla convenienza economica della transazione. La risposta dell’ex ingegnere comunale, non più a Rutigliano, è stata che lui ha “dato solo un parere favorevole alla transazione”, quindi nessun parere sulla convenienza economica.

Ora, al di là dell’evidente, notevole, risultato politico imbarcato da Roberto Romagno nei due consigli comunali più su citati, è interessante capire cosa sia successo dal 1983 alla firma della transazione che, se non ho capito male, sarebbe già avvenuta qualche mese fa tra comune e proprietari di uno dei suoli sui quali oggi scorre via Filippo Giampaolo. Ma la storia amministrativa di questa vicenda sarà oggetto di una prossima inchiesta che Rutiglianoonline pubblicherà a breve.

L'origine del contenzioso
In ultimo vi anticipo brevemente e schematicamente solo alcuni passaggi della vicenda che saranno approfonditi nell'inchiesta.
- Il suolo oggetto del contenzioso viene nel 2006 valutato 7.644 euro dal Tribunale di Bari perché ritenuto non edificabile, il comune viene quindi, dallo stesso Tribunale, condannato a pagare quei 7.644 euro ai proprietari, che non ci stanno e ricorrono in Corte di Appello.
- La Corte di Appello ribalta la sentenza di primo grado ritenendo che quel suolo sia edificabile e condannando il comune a pagare 377.177 euro comprensivi di costo del suolo, interessi e rivalutazione, oltre a 22.808 euro di spese legali agli avvocati che hanno assistito i proprietari.
- Il comune paga, ma ricorre in Cassazione contro la sentenza della Corte di Appello
- A febbraio 2017 la Corte di Cassazione dà ragione al comune di Rutigliano su uno dei due motivi del ricorso, quello che mette in discussione l’edificabilità del suolo, smentisce in modo deciso la sentenza della Corte di Appello là dove ritiene l’edificabilità del suolo. Per la Cassazione, dunque, quel suolo non è edificabile e questo mette in discussione l’entità del debito che il comune ha riconosciuto e liquidato ai proprietari.
- Il contenzioso viene riassunto, su disposizione della Cassazione, alla Corte di Appello che nel 2018 propone, attraverso il CTU, una bonaria soluzione della lite.
- L’amministrazione, anziché andare fino in fondo sicura dei paletti fissati a suo favore dalla Cassazione, decide di transigere su una proposta di restituzione, da parte dei proprietari, di 80.000 euro, 30.000 in contanti, 50.000 riscattati con la cessione al comune, da parte degli stessi proprietari, del suolo che la delibera ritirata venerdì scorso voleva far autorizzare dal consiglio comunale.

A questo punto, se la transazione è stata effettivamente già sottoscritta da comune e proprietari, la situazione si complica perché la sua parte economica più cospicua non è stata autorizzata dal consiglio comunale a causa del ritiro della delibera. Senza contare i riflessi che quel ritiro, quindi la mancata acquisizione al patrimonio pubblico di quel suolo, potrà avere sulla realizzazione del progetto “Qualità dell’abitare” o, addirittura, sul suo finanziamento nel caso il bando a monte preveda che le aree inserite in quel progetto debbano essere già nelle disponibilità del comune.

 

 

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