Partito socialista a Rutigliano, nel 1920 apre la prima sezione

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COSTITUZIONE DELLA PRIMA SEZIONE DEL PARTITO SOCIALISTA IN RUTIGLIANO
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“I FATTI DI RUTIGLIANO” DEL 24 GIUGNO 1946

di Vito Castiglione Minischetti


Mentre si svolgevano in Puglia le lotte del movimento contadino e bracciantile, il 14 marzo 1920 si costituiva a Rutigliano la prima Sezione del Partito Socialista Italiano, sotto l’impulso di una personalità di rilievo del socialismo pugliese, Nicola Capozzi*. Qualche mese dopo, il 1° luglio, durante il cosiddetto « biennio rosso », si consumava la strage di Marzagaglia di Gioia del Colle, nella quale la polizia e l’esercito, per difendere gli agrari, spararono su uomini e donne inermi. A condannare l’eccidio, ci fu anche Giuseppe Di Vagno, il quale sarebbe stato ucciso dai fascisti solo pochi mesi dopo, a Mola di Bari.

Anche a Rutigliano non mancarono le proteste dei contadini in quel contesto. Nel giugno del 1921, il compagno Meduso insieme al presidente della Lega contadini favorirono una manifestazione per stigmatizzare l’opera del Governo Giolitti, «che coll’ultimo decreto legge sugli affitti ha dimostrato di essere l’umilissimo servitore dei proprietari terrieri» aumentando dell’80 per cento i fitti dei terreni, e «riducendo ancora ai minimi termini il guadagno dei poveri lavoratori e proletari». In questa occasione, la Lega contadini di Rutigliano approvò all’unanimità, il seguente Ordine del giorno: «I piccoli coltivatori di Rutigliano protestano contro la nuova legge che aumenta dell’80 per cento i fitti dei terreni, non escludendo né le piccole affittanze né le affittanze collettive; plaude all’opera spiegata in proposito dal cessato gruppo parlamentare socialista che solo, anche contro l’atteggiamento dei deputati popolari, seppe difendere le ragioni della piccola industria agricola; invita le organizzazioni dei lavoratori della terra provinciali e nazionali a intraprendere una seria agitazione per annullare gli effetti di una così ingiusta legge; e si augura che il nuovo gruppo parlamentare socialista saprà coadiuvare l’opera delle organizzazioni di resistenza impedendo l’effettuarsi dei progetti strozzineschi degli agrari quarto-stato-1nostrani.»

L’esordiente Sezione socialista di Rutigliano ebbe, come tante, vita breve. L’avvento del regime fascista mise al bando tutti i partiti tranne il “Partito Nazionale Fascista (PNF)”; furono varate leggi conosciute come “fascistissime”, fu sciolta ogni forma di organizzazione politica, sindacale e sociale (es. lo scioglimento degli scout) che non fosse riconducibile al Partito nazionale fascista e inoltre venne cancellata la libertà di pensiero e di espressione ponendo la stampa sotto lo stretto controllo del regime. Fu organizzata una spietata repressione fascista di dissidenti e oppositori anche a Rutigliano, la quale cessò con la caduta del fascismo e la riorganizzazione dello Stato democratico.

Fu proprio all’indomani della nascita della Repubblica italiana che l’auspicata “seria agitazione” della vecchia Lega contadini si materializzò a Rutigliano, come in altri comuni della Puglia, il 24 giugno 1946 nei cosiddetti “fatti di Rutigliano”, con l’energica protesta di una moltitudine di disoccupati contadini contro i proprietari di terre agricole. L’esasperazione per le condizioni di vita dei contadini provocò difatti una serie di disordini (danni materiali per lo più trascurabili!), che dettero luogo anche a condanne penali per 22 manifestanti rutiglianesi, fra cui una donna. Davanti alla Corte di Assise di Bari, furono chiamati a testimoniare il sindaco di Rutigliano, dott. Sebastiano Pesce, il quale affermò che «i proprietari non tenevano fede agli impegni presi con la commissione paritetica, nominata in base al decreto prefettizio del 21 ottobre 1945 per l’ingaggio dei disoccupati, adducendo ragioni varie», e l’ex segretario del Cln di Rutigliano, Pietro Messeni fu Emanuele, il quale mise in evidenza «la resistenza opposta dai proprietari per l’assorbimento dei disoccupati». I senza lavoro in quel periodo a Rutigliano ufficialmente erano 500, ma il loro numero era almeno tre volte maggiore e «non avevano sussidi, perché questi venivano elargiti solamente nei capoluoghi». L’avv. G. Papalia esibì allora le dichiarazioni dell’Ufficio di collocamento di Rutigliano, dalle quali risultava che dal 1° al 23 giugno 1946 soltanto tre o quattro degli imputati avevano lavorato per un massimo di 4 giorni; alcuni uno o due giorni, e il resto, nessuno. Al processo che si concluse, ciò malgrado, con le diverse condanne, furono chiamati in qualità di difensori degli imputati oltre all’avv. ‘Peppino’ Papalia, gli avv. on. Mario Assennato, Osvaldo Marzano Porro, Pasquale Mitelo, Francesco Catalano e Giuseppe Di Vagno Jr. Finalmente, per il perdurare delle precarie condizioni di vita dei contadini, dei nullatenenti, favorite in particolare dall’attitudine impassibile dei ricchi proprietari terrieri di Rutigliano, molti di costoro furono costretti a prendere la “valigia di cartone” e a cercare nuovi orizzonti e nuove fonti di sostentamento.


(Fonte per la costituente Sez. Socialista di Rutigliano: Puglia rossa : settimanale socialista, 1920:A. 2, marzo, n. 5, e 1921:A. 3, giu., 12, fasc. 18).

*Nicola Capozzi (1889-1976), antifascista di Gioia del Colle e personalità di rilievo del socialismo pugliese. (E. Ottani, Socialismo e antifascismo a Gioia del Colle Nicola Capozzi, Suma Editore, Sammichele di Bari 2011)

 

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