L’ENNESIMO ATTRAVERSAMENTO PEDONALE RIALZATO

Si sta costruendo su via Noicattaro, è quasi completato. Dovrebbe essere il penultimo di quelli programmati e il secondo su quella via. Queste opere architettoniche messe di traverso sulla strada fanno discutere. I cittadini a Rutigliano sembrano divisi fra pro e contro, anche se c’è una certa prevalenza di scettici circa la loro utilità. E’ stata l’amministrazione Di Gioia a programmare la costruzione degli attraversamenti pedonali rialzati, quella presieduta da Romagno li sta realizzando.

Qualcuno si sarà chiesto cosa siano queste strutture, se c’è una norma che le disciplini o se sono contemplate nel Codice della Strada. A dirimere la questione c’è la risposta ad un quesito posto nel 2001 all’Ispettorato Generale per la Circolazione e la Sicurezza Stradale del Ministero dei Lavori Pubblici. “Con riferimento alla nota a margine si comunica che gli attraversamenti pedonali rialzati non possono essere classificati come dossi di rallentamento della velocità ai sensi dell'articolo 179 del regolamento di esecuzione ed attuazione, perché la loro geometria è diversa da quanto previsto dalla norma richiamata e non possono essere segnalati come rallentatori di velocità”, scriveva all’epoca l’ing. Francesco Mazziotta, dirigente tecnico di quel ministero.

Le stesse opere -continua l’ingegnere- si configurano quale modifica al profilo longitudinale di una strada e per esse non occorrono particolari autorizzazioni di questo ufficio quanto piuttosto di motivazioni tecniche di opportunità o necessità che lo stesso ente può e deve valutare”. “Tali opere possono essere eseguite -conclude la nota- dall'Ente proprietario della strada, utilizzando esclusivamente materiali previsti dalla vigente normativa, e garantendo comunque la percorribilità della strada, assumendosi la responsabilità di eventuali inconvenienti o danneggiamenti di veicoli che abbiano a verificarsi per effetto di tali modifiche”.

Gli attraversamenti pedonali rialzati, dunque, non sono contemplati da nessuna norma, non sono rallentatori di velocità nonostante tutti i cittadini, compreso gli amministratori, sin dall’inizio hanno pensato che servissero proprio a rallentare la corsa delle auto in prossimità delle strisce pedonali.

Il Ministero dice una cosa importante: il comune non chiede nessuna autorizzazione per la loro costruzione, deve piuttosto valutare le “motivazioni tecniche, di opportunità o necessità” che sono dietro una scelta del genere. Già l’anno scorso abbiamo cercato di capirci qualcosa chiedendo prima al tecnico comunale geom. Carlo Ottomano -progettista delle opere e direttore dei lavori- poi all’assessore al ramo Gianvito Defilippis, tutti e due si sono rifiutati di farsi intervistare sull’argomento.

A spiegarci, molto striminzitamente, il motivo di queste opere è una delibera, quella che ha approvato il progetto di Ottomano, la 218 del 30 dicembre 2008: servono a “migliorare la sicurezza stradale degli utenti deboli”. Come e perché le piattaforme rialzate aumenterebbero questa sicurezza, nella delibera non è spiegato. Non è citato nessuno studio che dimostri scientificamente un livello di sicurezza maggiore per un diversamente abile che attraversi con la carrozzina una piattaforma del genere. Anzi, ci sono comitati cittadini che in molte città in Italia denunciano l’abbassamento del livello di attenzione dovuto proprio al falso senso di sicurezza che queste attraversamenti rialzati inducono.

Prima e dopo le piattaforme, infatti, non ci sono dissuasori di velocità, ci sono semplici cartelli che limitano la velocità a 30 km/h. Un auto può tranquillamente arrivare sulla piattaforma a velocità sostenuta, non c’è nulla che lo impedisca o che ne rallenti la corsa. Magari chi attraversa pensa di essere sicuro perché lo fa su una piattaforma alta 10 centimetri. Discutibile è, dunque, la motivazione.

Ci sono poi altri problemi. L’altezza innanzi tutto, il dato tecnico più criticato dai cittadini. Abbiamo detto che non c’è nessuna norma che regola questi attraversamenti, per l’altezza ci si dovrebbe rifare al Codice della Strada e ai suoi regolamenti attuativi che prevedono i dossi artificiali rallentatori di velocità, che sono cosa diversa dalle piattaforme rialzate in questione.

Là dove il limite di velocità è 30 km/h, come nel nostro caso, l’altezza del dosso non deve essere superiore a 7 cm. Le piattaforme rialzate costruite a Rutigliano sono alte 10 cm, alcune della quali con rampe inadeguate; l’attraversamento con l’auto -anche a bassa velocità- è difficoltoso. Impediscono il normale scorrimento dell’acqua piovana, per cui si creano pozzanghere che danno fastidio alla circolazione e ai pedoni. Sono scarsamente visibili di notte, un grave rischio soprattutto per i motori.

La norma, infine, dice che dei dossi “ne è vietato l’impiego sulle strade che costituiscono itinerari preferenziali dei veicoli normalmente impiegati per servizi di soccorso o di pronto intervento”. Alla luce di questa precisa indicazione come si pongono gli attraversamenti pedonali rialzati su via Mola e su via A. Moro? Su quest’ultima via ce ne sono addirittura due. Sono le due strade che necessariamente autoambulanze (protezione civile e 118) e mezzi di soccorso percorrono sia quando intervengono a Rutigliano, sia quando si dirigono ai vari pronto soccorso (Putignano, Castellana, Monopoli). Un attraversamento rialzato è addirittura previsto a ridosso del punto di primo intervento su via S. F. D’Assisi.
Tralasciamo il discorso sulla loro manutenzione, alcune piattaforme a distanza di circa un anno presentano già delle sconnessioni.

Ora, queste opere architettoniche di dubbia utilità ci sono venute a costare oltre 100.000 euro e non sappiamo di preciso quanto ancora ci verranno a costare di manutenzione nel tempo.
Né tecnico comunale, né amministrazione hanno mai dato spiegazioni, fornito motivazioni tecniche e di opportunità convincenti. L’unica cosa che si è sentito dire è che questi ostacoli alla circolazione stradale cittadina sono presenti in molte città italiane ed europee. Decisamente un po’ scarsa come motivazione.


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