Gioco d’azzardo e usura, incontro Lions con l’avv. Attilio Simeone. Videointervista

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Intervista all'avv. Attilio Simeone: «Lo stato ha perso il controllo sul gioco d'azzardo».
Abbiamo intervistato anche la prof.ssa Maria Fumarola, presidente del Lions Club Conversano-Rutigliano.

Buona visione

 

 

di Gianni Nicastro

Incontro interessante quello organizzato dal Lions Club Conversano-Rutigliano venerdì scorso nel Palazzo Settanni. Ospite l’avv. Attilio Simeone, consulente della Commissione parlamentare antimafia e della Consulta Nazionale Antiusura. Si è parlato di ludopatia, di usura e sovraindebitamento, questioni che hanno un forte impatto sulla società, l’economia e la legalità.

Al tavolo dei relatori, insieme all’avv. Simeone, la prof.ssa Maria Fumarola presidente del Lions Club Conversano-Rutigliano e la prof.ssa Luisa Sabbatini presidente circoscrizione Distretto “Murgia centrale”. Presente anche il sindaco di Rutigliano Giuseppe Valenzano e l’assessora ai servizi sociali Giuliana Creatore.

L’avvocato Simeone ha esordito ringraziando e complimentandosi col sindaco e con l’assessora per il lavoro svolto -circa due anni fa- con i giovani dell’IISS Alpi-Montale sul progetto “Rutigliano dice no al gioco d’azzardo”, una iniziativa importante perché, attraverso il confronto, i giovani studenti hanno contribuito a stilare il regolamento comunale per il contrasto alle ludopatie che l’amministrazione porterà in consiglio comunale per la sua approvazione. Coordinatore di quel progetto è stato lions-club-avv siemone-0proprio l’avv. Attilio Simeone.

Appresso l’avvocato ha snocciolato numeri e problematiche legate al gioco d’azzardo a partire dagli effetti che hanno avuto il Covid e le varie restrizioni alla mobilità dei cittadini sul gioco dal vivo, in tabaccheria e nei vari punti vendita autorizzati.  «il Covid ha fatto scendere il consumo fisico e ha fatto impennare il consumo online» ha detto l’avv. Simeone. Dopo il Covid «sono tornati a giocare i ragazzi e gli anziani» ha aggiunto e, in riferimento ai giochi online, l’avvocato ha spiegato che «la maggior parte dei conti aperti riguarda persone tra i 18 e 25 anni ed è difficile che il conto online arrivi al sessantenne, al sessantenne il telefono serve per telefonare, ma tra i 18 e 28 anni l’apertura di conti online raddoppia rispetto alla medie delle altre fasce di età».
Tra l’altro, giocare online è alla portata di tutti, basta entrare in una tabaccheria e aprire un conto online anche di soli 20 euro attraverso cui giocare su qualsiasi piattaforma di scommesse o al gratta e vinci, alle slot machine, basta scaricare un’App  e il gioco, appunto, è fatto. Quando si perde la somma viene automaticamente decurtata dal conto (il “borsellino”), sullo stesso conto sono accreditate eventuali vincite. L’accesso al gioco online non poteva essere reso più facile.
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L’altro aspetto della questione è il gioco illegale. I gestori del gioco d’azzardo «hanno un sistema parallelo, il cosiddetto doppiogioco. C’è il gioco pubblico, legale, che è meno attrattivo del gioco illegale, perché il gioco illegale, non essendoci tasse, può assicurare un livello maggiore di vincite e, spesse volte, e lo diciamo apertamente, è proprio il gestore che dirotta le giocate su quello illegale. E c’è una tecnica tutta particolare, fatta soprattutto di riciclaggio di denaro, di prestiti ad usura».

Probabilmente sfugge il giro complessivo di miliardi di euro che ruota intorno al gioco legale e illegale. «Il fattore patologico è soltanto uno dei problemi, poi c’è anche il problema dell’economia» ha detto l’avv. Simeone. «Quest’anno -ha aggiunto- consumeremo in gioco d’azzardo una cifra, come Italia, che va da 130 a 140 miliardi di euro». Qui l’avvocato ha sollecitato ad immaginare cosa significano già solo 100 miliardi di euro investiti nell’economia reale, quanto gettito Iva e di imposte sui redditi potrebbero generare, probabilmente più delle tasse che l’erario incamera con gioco d’azzardo e lotterie legali che ammontano ad oltre 9 miliardi di euro.

Insomma, il ragionamento che ha fatto l’avv. Simeone, e che ha sviluppato nella videointervista qui sopra pubblicata, è che lo Stato guadagnerebbe di più e senza l’effetto collaterale della ludopatia, che lui preferisce chiamare gioco d’azzardo patologico. «Il malato di gioco d’azzardo patologico non si vede, soltanto un occhio esperto riesce ad accorgersi che c’è qualcosa che non va» ha detto ancora l’avvocato. Qui c’è una evidente contraddizione, direi proprio ipocrisia, tra uno Stato che propina a piene mani, incentiva, lotterie di ogni tipo (gratta e vinci, lotterie istantanee, enalotto, superenalotto…) e lo stesso Stato che obbliga i gestori dei punti vendita autorizzati a corsi di formazione contro la ludopatia e anche dopo aver imposto loro un budget trimestrale, semestrale o annuale, di vendita dei biglietti al di sotto del quale scattano penalità che possono arrivare anche alla rescissione dello stesso contratto di vendita. E’ come se uno spacciatore di droga si mettesse a fare sensibilizzazione contro l’uso della droga.  E’ difficile fare la lotta al gioco d’azzardo -legale e illegale- e alla ludopatia in una simile situazione.

Certo, momenti di confronto e discussione come quello di venerdì scorso, con interlocutori qualificatissimi come l’avvocato Attilio Simeone, sono importanti, squarciano una realtà preoccupante sul piano sociale e, come abbiamo visto, su altri piani, che andrebbe indagata con più frequenza a tutti i livelli,  soprattutto nelle scuole, a cominciare dalle classi quinte della primaria fino alle superiori. Perché non è un caso che «il 20% dei ragazzi ti dice che il gioco d’azzardo è una nuova forma di lavoro» e questo «ci interroga» ha detto ancora l’avv. Simeone, «e non ci interroga come avvocati, come consulenti, ci interroga come genitori, come giocatori».

 

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