Discarica senza guaina e inquinamento, sembra Conversano ma è Canosa

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di Gianni Nicastro

E’ di stamattina il comunicato con cui la Procura della Repubblica di Trani informa che «si è concluso ieri 24.02.2022, l’incidente probatorio disposto dal G.I.P. del Tribunale di Trani, richiesto ed ottenuto dalla Procura di Trani nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Barletta a carico dei due legali rappresentanti della Cobema Srl e della stessa impresa, tutti indagati per inquinamento ambientale e omessa bonifica».

Si tratta di una discarica di rifiuti speciali presente sul territorio di Canosa di Puglia, gestista dalla Cobema Srl, che «ha causato, nel corso degli anni -si legge nel comunicato della Procura- un diffuso fenomeno di inquinamento ambientale, con copiosa presenza di percolato, accertato sia al di sotto della discarica che lungo i fianchi riversandosi in direzione dei circostanti uliveti (“il flusso di fuoriuscita del percolato dal fondo della discarica a chiara componente verticale va oltre le profondità investigate ed inoltre importante è la fuoriuscita laterale del percolato nella direzione” dell’uliveto circostante la sede della discarica)».

L’inquinamento è dovuto alla «accertata condizione di non impermeabilità della discarica, chiusa ormai dal 2005 e, secondo quanto emerso allo stato, abbandonata dal Gestore (“non sono stati tempdiscarica-cobema-canosa-1estivamente avviati i lavori di chiusura della stessa, e di monitoraggio da chi ha gestito nel corso degli anni la discarica oggetto di indagine”)».

In riferimento a questa situazione la Procura di Trani ipotizza «l’omessa adozione di misure di prevenzione nonostante il superamento di concentrazioni di soglia di contaminazione e la mancata realizzazione, fin dall’inizio della gestione della discarica, del prescritto impianto per la captazione del biogas generato dai rifiuti; tutto ciò nonostante l’ente Provincia di Bari, sin dal 2005 avesse richiesto una serie di azioni, secondo la Procura tutte disattese; omissioni che, poi, avrebbero causato l’inquinamento».

Ancora: «In particolare, il perito ha svolto degli accertamenti mediante prove geoelettriche che hanno consentito di stabilire (allo stato e salvo quanto potrà emergere successivamente) che: “il fondo della discarica attualmente non risulta impermeabile” e che “L’infiltrazione delle acque meteoriche nel corpo della discarica non fanno altro che formare nuovo percolato”. Parti offese nel procedimento sono il Ministero della Transizione Ecologica e Regione Puglia. Risulta altresì costituito come persona offesa il Comune di Canosa».

Ora, è impressionante come il racconto che fa la Procura di Trani sulla discarica Cobema sia così simile alla situazione delle discariche della Lombardi Ecologia in contrada Martucci a Conversano, soprattutto al I lotto, quello completamente non impermeabilizzato e senza copertura che impedisca alla pioggia di infiltrarsi nei rifiuti.
Chi ci dice che il I lotto della discarica di Conversano non si stia comportando come la discarica di rifiuti speciali di Canosa?

Secondo la testimonianza di Domenico Lestingi, ex dipendente della Lombardi Ecologia, nel primo lotto non sono stati abbancati, sulla nuda terra e roccia, solo rifiuti solidi urbani, ma anche rifiuti industriali («fanghi industriali»). Tra il III e il I lotto c’è un pozzo che finisce direttamente sul fondo della discarica, un pozzo «a dispersione», lo definisce Lestingi, attraverso cui probabilmente il percolato si disperde. Pozzo, che io sappia, mai monitorato e indagato da nessuno.

discarica-cobema-canosa-2Circa il III lotto L’ARPA, a ottobre del 2019 ha ritenuto che potessero “essere stati prodotti, dalla data del sequestro ad oggi, approssimativamente 20.000 mc di percolato”, liquido che, ancora oggi, non viene estratto.

Le indagini geoelettriche praticate sul III lotto a novembre 2021 hanno evidenziato “anomalie e andamenti geoelettrici (ERT2D) e di caricabilità (IP2D) associabili a potenziali criticità ambientali”, come si legge nelle conclusioni della relativa relazione. Le indagini geoelettriche sul III lotto hanno fatto emergere ipotesi compatibili con “perdita di percolato”, “lacerazione diffusa” del telo HDPE in un settore della discarica. Sulla base di queste analisi, i comuni di Mola e Conversano hanno commissionato indagini geognostiche con trivelle, carotaggi e posizionamento di piezometri, cominciate il 17 gennaio di quest’anno e ancora in corso.

Da informazioni ricevute mi risulta che l’ARPA, qualche giorno fa, abbia sollecitato i comuni a trivellare fino a 250 metri perché, da una prima occhiata dei materiali, sembra non sia stato trovato nulla.

Ma, mentre Mola e Conversano trivellano per trovare prove dell’inquinamento, l’ARPA l’inquinamento della falda lo ha già certificato. Nel rapporto conclusivo dell’attività di ispezione ordinaria, prodotto nell’ambito dell’integrazione dell’AIA (autorizzazione integrata ambientale) presentata un anno fa dalla Progetto Gestione bacino Bari Cinque, l’ARPA Puglia ha riscontrato una serie di criticità riferite all’impianto di selezione, biostabilizzazione e produzione di CDR situato in contrada Martucci a Conversano.
Le criticità più importanti riguardano due pozzi, uno fuori dall’impianto (tra la vecchia discarica comunale di Conversano e gli stessi impianti), il Pozzo 1; l’altro dentro l’impianto, il Pozzo Impianto.
L’ARA scrive che “Il valore del Ferro, al Pozzo P1, supera il limite delle CSC riportato nella Tab. 2 Allegato 5 parte IV Titolo V del D. Lgs. 152/06”, “Inoltre -aggiunge- il Ferro è riportato nel paragrafo 3.2.4. Acque sotterranee. Livelli di guardia tra le sostanze di riferimento per il superamento del livello di guardia. “Il valore dei parametri Cloruri e Selenio, al Pozzo Impianto -scrive ancora l’ARPA-, superano i limiti di concentrazione ai sensi della tabella 4 All. 5 Parte III del D. Lgs. 152/06 (…)”.

Il superamento delle concentrazioni di soglia di contaminazione (CSC) di quei due pozzi l’ARPA lo ha riscontrato a settembre del 2020 (il rapporto citato è del 18 novembre successivo); i comuni di Mola e Conversano avrebbero potuto chiedere già allora un approfondimento delle indagini sui pozzi, magari allargata ai pozzi più a valle rispetto all’idrogeologia di Martucci. E, in caso di conferma del superamento delle CSC e delle CSR (concentrazioni di soglia di rischio), chiedere la procedura per dichiarare Martucci sito inquinato. Nulla, però, si è fatto nonostante l’importante assist arrivato dall’ARPA.

Si continua a puntare l‘attenzione sul III lotto non considerando il vero mostro di Martucci, il I lotto, il cui impatto sulla falda acquifera andrebbe adeguatamente monitorato perchè completamente senza guaina, come la discarica di rifiuti speciali di Canosa di Puglia.

 

 

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