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Sulla caduta della Limitone e le “accuse” di Francesco Tarulli

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caduta-limotone

 
di Gianni Nicastro

“# Curioso 2016-06-28 23:38
Secondo Tarulli, lei sig. Nicastro, sarebbe "uno dei principali responsabili della caduta dell’ultimo governo rutiglianese di centro-sinistra : chiedere a Mariarosaria Limitone".
Su quale provvedimento in Consiglio comunale, lei sig. Nicastro, quando ricopriva la carica di Consigliere comunale avrebbe votato contro e fatto cadere la Sindaca?”

Non posso lasciare insoddisfatto un lettore “curioso” su una lontana vicenda politica, la caduta dell’amministrazione Limitone che Francesco Tarulli, nelle sue “precisazioni” (qui), mi attribuisce come fosse una colpa, un’onta. Non si capisce bene perché lo faccia, ma non è la prima volta che Tarulli lancia verso di me questa “accusa”, lo ha fatto dal palco di un comizio durante la campagna elettorale delle amministrative del 2014. “Accusa” che il Tarulli reitera nella sua “precisazione” senza circostanziarla con i fatti, ma rimandando -pateticamente- i lettori a persone più autorevoli di lui. Un rimando necessario perché, lui, al momento in cui quei fatti politici si sono svolti, era un ragazzino, aveva 14 anni.

Ma veniamo a “Curioso”. caduta-limotone-1
Nel suo post ci sono tre fatti non veri, due derivano dalla frase citata di Tarulli; partiamo dalla “...caduta dell’ultimo governo rutiglianese di centro-sinistra...”. Qui i 14 anni di allora si fanno sentire. L’ultimo governo di centrosinistra rutiglianese è stato quello, storico, del sindaco Vito Antonicelli retto dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Socialista Italiano. Quello della Limitone è stato un governo di sinistra, almeno nella maggioranza politica che l’ha eletta sindaca, composta da Rutigliano Progressista (Rifondazione comunista, Verdi, Indipendenti di sinistra), PDS (ex PCI) e Impegno Sociale (ex socialisti, leader Nunzio Gagliardi). Il centrosinistra c’era, ma era all’opposizione del governo Limitone con Democrazia e Riformismo (ex socialisti, Pasquale Coletta e Franco Delliturri, consiglieri comunali), Partito Popolare (Vittorio Berardi e Roberto Romagno, consiglieri comunali), SI (Socialisti Italiani, Angelo Radogna, consigliere anche lui) e il loro candidato sindaco sconfitto Peppino Palumbo, indipendente. Dunque, una maggioranza di sinistra, una minoranza di 6 consiglieri di centrosinistra e due di AN (Pasquale Sanitate e Nicola Mazzone).

“...lei sig. Nicastro, quando ricopriva la carica di Consigliere comunale...”, caro sig. “Curioso”, io non ho mai ricoperto cariche istituzionali, non sono mai stato consigliere comunale, come posso aver “votato contro e fatto cadere la sindaca?”. Ero segretario di Rifondazione Comunista, partito che è stato in maggioranza, all’epoca, con un consigliere diretto, Nunzio Palumbo. Partito che, a ottobre 1996, due anni prima la caduta della Limitone, ha assunto un atteggiamento critico nei confronti della sindaca e della sua amministrazione passando all’opposizione attraverso un percorso politico chiaro, trasparente e pubblico di denuncia dell’inadeguatezza di quella amministrazione.

“Su quale provvedimento in Consiglio comunale” è caduta la Limitone? Non le rispondo io, riporto qui la cronaca che sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 19 novembre 1998 ha fatto lo storico corrispondente da Rutigliano Antonio D’Alba: “La mozione di sfiducia, con una maggioranza ridotta a 9 consiglieri su 20, è stata approvata dalla riunione del consiglio comunale di lunedì scorso con 11 voti a favore su 20 consiglieri. La mozione di sfiducia, un atto dovuto, ha fatto seguito alla bocciatura, da parte del consiglio comunale di Rutigliano nella seduta del 9 novembre, del provvedimento dell’amministrazione comunale: «Bilancio di previsione 1998 - Stato di attuazione dei programmi - Ricognizione equilibri finanziari»; provvedimento che fu bocciato con 11 voti contrari e 10 a favore”, 10 col voto della sindaca.

Dunque, la Limitone è caduta prima sugli equilibri di bilancio, atto di ordinaria amministrazione ma fondamentale come il bilancio di previsione, poco dopo è ricaduta su “un atto dovuto” come la mozione di sfiducia. In tutte e due i casi a far cadere la Limitone sono stati due suoi consiglieri di maggioranza, Nicola Meduso e Antonio Dioguardi i cui voti favorevoli avrebbero fatto approvare gli equilibri di bilancio, sfavorevoli, avrebbero respinto la mozione di sfiducia presentata dai consiglieri comunali dell’intero centrosinistra all’opposizione e di Rifondazione comunista.

Di tutti i consiglieri di opposizione che, con il loro voto, hanno fatto cadere la Limitone, oggi quattro sono fuori dalla politica attiva, uno siede tra i banchi della maggioranza, uno è sindaco da sette anni, gli altri due sono iscritti al PD-Rutigliano di Francesco Tarulli.


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