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Caso Berardi, il sindaco minaccia azioni legali contro Gigante

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mimmo-gigante-consiglio


di Gianni Nicastro

E’ difficile che negli ultimi dieci giorni di tempo dati dal consiglio comunale giovedì scorso il consigliere Vittorio Berardi rimuova la lite pendente con il comune. Il leader dell’opposizione ha eliminato una delle due cause di incompatibilità pagando le spese legali che TAR e Consiglio di Stato gli hanno addebitato nel ricorso elettorale perso. Rinunciare alla “lite” su un’ordinanza del sindaco che, tra le altre cose, sottrae alla proprietà del consigliere l’ “area di sedime” della recinzione non autorizzata, è davvero difficile. Quindi, passati i dieci giorni dalla notifica dell’ultimo atto consiliare, Vittorio Berardi sarà dichiarato decaduto in via definitiva.

Le deduzioni di Berardiconsiglio decadenza 1
Nelle sue deduzioni il consigliere muove diverse obiezioni tese a dimostrare l’“insussistenza  della causa di incompatibilità”. Intanto il concetto di “amministratore” richiamato nell’art. 63 della legge 267/2000 riferito proprio all’incompatibilità che, nel suo caso, scrive Berardi, non ci sarebbe perché lui non è un amministratore; il suo è un “rapporto tra consigliere di opposizione ed amministrazione, politicamente diversa”. Obiezioni, queste, che non trovano d’accordo il segretario comunale Floriana Gallucci nella sua risposta alle “deduzioni del presunto incompatibile”, perché “indifferenti circa la sua estraneità alla qualifica di amministratore comunale”, posto che la qualifica di “amministratore comunale (…) accomuna ciascun eletto (…) indipendentemente dall’appartenenza alla maggioranza o alla minoranza”.

L’altra questione sollevata da Berardi, è la “nullità” della votazione che, il 20 settembre scorso, ha preso atto delle cause di incompatibilità. “La modalità di voto -scrive- doveva essere assunta a scrutinio segreto” o, comunque, “a scrutinio palese per appello nominale” così come previsto dall’art. 30 del regolamento comunale, “appello nominale non effettuato”, ribadisce. Il segretario qui risponde che quella non è stata una votazione “comminatoria di decadenza”, per la quale l’art. 30 citato prescrive lo scrutinio palese e nominale, ma una votazione che ha “semplicemente” attivato il “procedimento di legge a favore dell’incompatibile, finalizzato a pervenire al superamento o alla rimozione delle relative cause”.

Al di là, comunque, degli aspetti puramente tecnici, ci sono questioni di una certa sostanza che il consigliere pone. “Nel caso che mi riguarda -si legge ancora nelle sue deduzioni- è stato fatto un uso distorto dei principi sanciti dalla legge sulle incompatibilità strumentalizzandolo, a fini politici, con l’intento, quasi dichiarato, di eliminazione di avversario scomodo”. Questo è il punto centrale di tutti gli interventi del consigliere Mimmo Gigante, eletto nel 2009 proprio nella lista civica “Il Paese che vogliamo” voluta da Vittorio Berardi, interventi fatti nei consigli comunali che si sono succeduti sulla vicenda. E nell’ultimo consiglio questa tesi è stata esposta, dal consigliere di minoranza, con grande impeto, facendo arrabbiare il sindaco.

Il "tranello"
Gigante si è ironicamente complimentato con Roberto Romagno perché «è stato capace -argomenta- di fare almeno una cosa, e cioè aver provocato la decadenza di Berardi il quale, forse, l’unica cosa che ha fatto male, che ha sbagliato, è quella di essere caduto in questo tranello, perché è un tranello». «Allora voi dovete spiegarmi -continua il consigliere nel suo intervento- perché, caro sindaco, si sono verificate condizioni di lite pendente in altri giudizi e il comune non si è voluto costituire, non si è voluto costituire proprio per non creare il presupposto della lite pendente. E allora io in questo contesto non posso non ravvisare un disegno, non potrei non farlo, perché è evidente anche per un’altra considerazione, caro sindaco. Perché la causa che lei ha determinato di incompatibilità perconsiglio-decadenza-3 Vittorio Berardi è una causa che è partita da qui, da una lettera che è un anno e mezzo che lei non ha il coraggio di rispondere all’ingegnere comunale. E’ un anno e mezzo che l’ingegnere comunale le chiede una direttiva, le chiede di rispondere perché non si applica in un modo una situazione amministrativo-giuridica, e perché questa situazione è pendente? Io ho bisogno di una direttiva. E’ un anno e mezzo che la pratica Berardi è sospesa. Per questa sospensione della pratica n. 6 del 2012 si è determinata una causa di incompatibilità. E allora mi deve anche spigare caro sindaco perché, con altri lei ha avuto l’abilità e il coraggio e la capacità di fare le transazioni, conciliando le liti anche in situazione illegali, dove era evidente il patto scellerato con irregolarità amministrative e con altro. E non ha avuto il coraggio, in una lite pendente così di scarso valore, a non dire va bene, io rispondo a quella lettera, creiamo i presupposti, conciliamo... Di questo mi devo molto rammaricare».

Abbiamo citato per intero l’attacco del consigliere Gigante perché le cose detto sono molto pesanti, descrivono una situazione che matte in cattiva luce l’intera vicenda amministrativa sull’incompatibilità di Vittorio Berardi.

A questo pesante attacco Roberto Romagno risponde e lo fa altrettanto duramente. «Ho sentito in quest’aula affermazioni che rasentano la fantascienza», esordisce. «Premesso che -continua- non ho da dimostrare nulla a nessuno, non ho da dimostrare buona fede come qualche consigliere ha voluto mettere in evidenza perché è stato affermato: se c’è buona fede dimostrate di voler risolvere il problema. Buona fede in questa questione c’è stata dal primo giorno, probabilmente la mala fede c’è stata da qualche altra parte».

«Così come io mi auguro -aggiunge ancora il sindaco- che il consigliere Gigante si assuma appieno la responsabilità delle affermazioni gravi che sono state fatte in questa sede. Affermazioni e illazioni pesanti e di una gravità unica là dove si afferma, affermazione poi condivisa da altri consiglieri, che sono state fatte transazioni e atti illegali da questa amministrazione. Per cui io mi riservo, mi riservo, di verificare se ci sono le condizioni per tutelare l’amministrazione comunale e la mia persona in altre sedi rispetto a queste affermazioni che hanno come obiettivo quello esclusivo di denigrare questa amministrazione e la mia persona. La mia onorabilità non può essere messa in discussione da affermazioni così gravi in questa sede».

Su questa storia il sindaco ricorrerà davvero alle carte bollate? Non lo sappiamo, ma lo scontro è stato duro, pesanti sono stati il tono e le cose dette.
Per tutta risposta il consigliere Gigante, nella dichiarazione di voto, coglie la sfida: «Caro sindaco -arringa l’avvocato- io pubblicamente mi assumo tutte le responsabilità per quello che ho affermato. Anzi, io la invito espressamente, nelle sedi competenti, ad affrontare questi argomenti, perché hanno bisogno di un maggiore approfondimento con elementi e documenti alla mano. Io mi auguro, e la invito e spero, che questa discussione vada finalmente ad affrontarsi in una vera sede in cui la discussione diventi molto più pacata e giuridicamente lecita». Insomma, sembrerebbe che le parti in gioco non vedano l’ora di spostare il luogo del dibattito dalla politica alle aule di tribunale.

La lettera
Noi, ovviamente, non entriamo nel merito delle cose dette da Mimmo Gigante, ma la lettera che l’avvocato sventola in consiglio durante il suo intervento è interessante. Si tratta di una raccomandata inviata dall’ingegnere comunale Erminio D’Aries al sindaco e all’assessore ai lavori pubblici, che ha per oggetto:consiglio decadenza 2 “Pratica edilizia (n. 6/2012). Richiesta permesso di costruire  per la realizzazione di un ‘portale architettonico’. Sospensione lavori”.
Vi si legge che “il prof. Vittorio Berardi ha chiesto la realizzazione di un portale architettonico alto 6,60 metri e lungo 23,40 metri, in calcestruzzo armato”. D’Aries mette in evidenza che “l’intervento viene realizzato” a ridosso di un’ “area destinata a strada pubblica dal vigente PRG”. Scrive anche che quella strada “non potrà essere realizzata a causa della presenza di una rampa di accesso alla palazzina” -immobile confinante con la proprietà di Berardi- e che parte di quella stessa strada è di “proprietà dell’AQP”, quindi, “non potrà essere espropriata”. “Alla luce di quanto sopra -conclude D’Aries nella sua lettera- si comunica che la pratica in oggetto resterà sospesa in attesa di indirizzi dell’amministrazione in merito alle modalità attuative di detta viabilità in funzione dello stato dei luoghi, e tenuto conto che è decaduto il vincolo preordinato all’esproprio”.

La lettera di D'Aries è datata 3 maggio 2012 e da allora, cioè da diciotto mesi, la pratica di Berardi giace sospesa in attesa di “indirizzi” da parte del sindaco e dell’assessore ai lavori pubblici. Esattamente ventisei giorni dopo quella lettera, il 29 maggio 2012, dall’ufficio tecnico parte la prima ordinanza di abbattimento della recinzione del consigliere Berardi con l’avviso che, in caso di inadempienza, l’“area di sedime” sarebbe stata acquisita “di diritto gratuitamente al patrimonio pubblico”. Da qui, dal giorno dopo questa ordinanza, parte tutta la vicenda del contenzioso con il comune di Rutigliano che porterà il consigliere di opposizione fuori dal consiglio comunale.

Nessuna solidarietà al sindaco
C’è un’ultima cosa che vorremmo far notare, non riguarda la questione Berardi, ma questioni che potrebbero essere indicative di un certo clima politico. A fronte di un attacco così pesante non c’è stata nessuna manifestazione di solidarietà, nessun intervento a difesa di Roberto Romagno da parte della sua maggioranza, in modo particolare da parte degli ex FLI.

Solo a Settembre scorso -in relazione alla vicenda recinzione e alla denuncia di Berardi- la maggioranza ha presentato una mozione che chiedeva al consiglio comunale “di esprimere la massima solidarietà al sindaco (…) per aver operato in piena legittimità e nel rispetto dei rispettivi doveri istituzionali”. In quella sede il consigliere Oronzo Valentini (ex FLI) si è smanicato nella difesa di Roberto Romagno, giovedì scorso -dallo stesso Valentini e dagli altri undici consiglieri di maggioranza- neanche una parola di difesa e di solidarietà per l’attacco sferrato al sindaco. Cosa potrebbe significare questo fatto, lo scopriremo tra qualche mese.


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