Palacultura, ormai un problema di incolumità pubblica

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di Franco Larizza

Rutiglianoonline non è mai stato tenero con questa opera nata malissimo e proseguita come il suo destino imponeva, fin dall’inizio. Risale ai tempi dell’edizione cartacea di questo giornale, quando la sua costruzione non era ancora partita, un articolo a mia firma dove si criticava l’esiguità dalle somme stanziate che aveva imposto, per esempio, l’aver trascurato un accurato studio sull’impatto acustico sul territorio, tra l’altro obbligatorio secondo la Legge 447/95, e sull’acustica al suo interno, fondamentale per il tipo di destinazione d’uso. Si sottintendeva una certa perplessità sulle scelte che ne sarebbero ricadute sul piano della qualità dei materiali, delle scelte progettuali e delle conseguenze a catena che ne sarebbero derivate.

Ma questa, pare, sia acqua passata ed ora la tifoseria dei commentatori si divide sul fatto che l’attuale Sindaco sia stato più o meno tempestivo nell’andare, di persona, a risollevare la recinzione caduta. Possiamo pure darla come acqua passata, ma quello scempio è lì a ricordarci che, oltre ad essere orrendo, qualcuno può farsi male sul serio e ce lo ha ricordato in modo inequivocabile.

E, dopo il fattaccio, lo hanno ricordato anche i Vigili del Fuoco, chiedendo al Comune l’allargamento della fasciarecinzione-palacultura-no-norma-1 di sicurezza e relativa recinzione per evitare pericolose intrusioni nell’aria di cantiere che è a rischio crollo.
Già, perché quella è a tutti gli effetti un’area di cantiere, con tutte le conseguenze e tutte le responsabilità che ne derivano.
Una domanda nasce spontanea: chi è ora il Responsabile della Sicurezza di quel cantiere?
Chi deve decidere che tipo di recinzione deve essere costruita. Che caratteristiche deve avere in relazione allo scopo attuale (l’incolumità pubblica).

La legislazione, al riguardo, impone (Art. 109, D.Lgs 81/2008) testualmente: “Il cantiere, in relazione al tipo di lavori effettuati, deve essere dotato di recinzione avente caratteristiche idonee ad impedire l'accesso agli estranei alle lavorazioni”. L’allegato XV allo stesso D.Lgs. (punto 2.2.2., lettera a) prevede che il Piano di sicurezza e coordinamento, redatto dal coordinatore della sicurezza, in fase di progettazione, debba contenere “le modalità da seguire per la recinzione del cantiere, gli accessi e le segnalazioni”.

Nessuna prescrizione puntuale è normata in relazione alle recinzioni di cantiere ma alcune pratiche sono “di fatto” stabilizzate:
- La visibilità della recinzione, degli sbarramenti e delle segnalazioni;
- La stabilità strutturale della recinzione;
- L’illuminazione artificiale, da prevedere anche nelle ore notturne;
- L’installazione delle lanterne a luce rossa per segnalare l’esistenza di eventuali intralci alla viabilità;
- L’apposizione di cartelli all’esterno della recinzione per indicare la presenza di pericoli;
- L’apposizione di sbarramenti e segnalazioni in corrispondenza delle eventuali vie di accesso alla zona interdetta.

Nel nostro caso, oltre a non essere rispettate le precedenti pratiche, come tipologia si è scelta una di quelle a più basso indice di sicurezza intrinseca, cioè quella con rete metallica autoportante con basamento a plinti liberi in cemento. Per intenderci, quella che viene definita “recinzione dinamica” proprio per la facilità di penetrazione con piccoli sforzi, tipica di cantieri in piena attività, che deve permettere agli addetti ai lavori un eventuale ingresso in cantiere per tutto il suo perimetro.

A questo si aggiunga che lo stato e la posa in opera della suddetta recinzione lascia molto a desiderare, come documentato dalle foto scattate nella mattinata del 17/08/2023.
Gli organi tecnici del Comune di Rutigliano ne traggano le dovute conseguenze e, se così non fosse, l’Assessora al ramo, che ci risulta essere un tecnico sicuramente informato, se non altro, delle buone pratiche di cantiere, faccia la voce grossa.

Vadano adottati rimedi alla fragilità e permeabilità di quella recinzione; vadano apposti dei cartelli ammonitori sul pericolo incombente; vada incaricato un tecnico ad hoc esperto in sicurezza, visto che sicuramente la situazione generale di quella “cosa” che chiamiamo Palacultura rappresenterà una minaccia alla pubblica incolumità per anni; e, se non è chiedere molto, si cerchi di migliorare il decoro di quello che doveva essere un “parco urbano”.

 

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