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Palacultura, approvata e disposta la risoluzione contrattuale

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di Gianni Nicastro

Siamo alla fine del lungo procedimento che -da aprile del 2018 ad oggi- ha portato alla risoluzione contrattuale. La EDILMAR di Marinelli S.r.l., impresa di Conversano, non è più l’appaltatrice del palacultura.

Il RUP (Responsabile Unico del Procedimento), ing. Carlo Ottomano, l’1 marzo scorso ha disposto “la risoluzione in danno all’appaltatore del contratto d’appalto Rep. N. 3990 del 24/11/2016 stipulato con la ditta EDILMAR di Marinelli S.R.L”,  lo ha fatto con una determina pubblicata oggi. Al punto 5 del determinato si legge che “è fin d’ora ordinata all’appaltatore la restituzione al Comune della somma già erogata per anticipazione, nella misura che risulterà dovuta all’esito degli adempimenti di cui all’art. 108 del D.Lgs. n. 50/2016”. Il punto 2 riferisce della “escussione della polizza fidejussoria a garanzia degli adempimenti contrattuali (…), salvo il risarcimento del danno ulteriore”, fidejussione del “valore nominale di € 114.762,18”, si legge ancora nella determina del RUP.

Prima di questo atto c’è stata la delibera del 27 febbraio scorso con la quale, la giunta comunale, ha approvato “di accogliere e condividere (…) la proposta di risoluzione contrattuale avanzata dal R.U.P., Ing. Carlo Ottomano, afferente i lavori di ‘realizzazione centro polifunzionale turistico-culturale nel Parco Urbano di Via A. Moro’,  redatta in data 21/12/2018 prot. 20361, e di risolvere conseguentemente, per grave inadempimento contrattuale, ai sensi dell’art. 108 comma 3 del D.Lgs. 50/2016, il contratto di appalto Rep. N. 4758 del 19/08/2014, dei suddetti lavori stipulato con la Ditta EDILMAR di Marinelli S.R.L.”risoluz contratto-palacultura
Il RUP ha disposto la notifica via PEC alla EDILMAR della determina di risoluzione del contratto; “risoluzione  del rapporto contrattuale” che “avrà effetto a far data dal ricevimento della stessa” PEC.

I motivi della fine del rapporto contrattuale della EDILMAR col comune, Rutiglianoonline li ha già resi noti in un articolo pubblicato il 22 gennaio scorso (qui). La determina del RUP questi motivi li ripercorre tutti rimandando agli atti coi quali il nuovo direttore dei lavori li ha più volte contestati alla ormai ex impresa appaltatrice. Ecco la sintesi che ne fa l’ing. Ottomano nella sua determina:
“1) utilizzo delle travi e degli arcarecci in legno difformi da quelle previste dal progetto strutturale a base del contratto, in particolare hanno dimensioni, qualità e caratteristiche meccaniche inferiori a quelle previste, compromettendone inevitabilmente le prestazioni ed il risultato finale, nonché la relativa de-formazione rilevata;
2) montaggio delle stesse travi e degli arcarecci senza il puntellamento delle stesse, come invece la normale esecuzione a regola d’arte richiede, con conseguenti deformazioni;
3) esecuzione del solaio di copertura e in particolare del pacchetto di copertura sovrastante, realizzati in maniera difforme rispetto ai documenti progettuali a base di contratto, provocando deformazioni alla struttura ed infiltrazioni di acqua piovana dalla copertura;
4) mancata volontà di eseguire gli ordini di servizio, più volte sollecitati e mirati alla eliminazione delle difformità gravemente pregiudizievole per la stabilità e le condizioni della struttura dell’edificio”.

C’è un passaggio interessante, in questa determina, che svela un fatto a noi di Rutiglianoonline già noto da tempo sul quale, però, non avevamo nessuna dichiarazione ufficiale; riguarda la variante presentata dal primo direttore dei lavori il 9 dicembre 2017. Il RUP scrive che l’appaltatore aveva la “pretesa” che si approvasse “la perizia di variante, presentata dall'allora Direttore dei Lavori, Ing. Sebastiano Sisto, con lo scopo di sanare lavorazioni difformi dagli elaborati progettuali e mai autorizzate dal RUP, e, quindi, senza mai concretare proposte atte ad eseguire i lavori in conformità alle prescrizioni contrattuali”.

E' stata presentata, dunque, una perizia di variante con la quale -in sostanza- si voleva produrre una sorta di sanatoria per lavori, quindi opere, che sono state successivamente più volte contestate perché difformi dal progetto esecutivo del palacultura. Ritengo, questa, una cosa grave perché presuppone che l’ex direttore dei lavori sapesse la problematicità di quelle lavorazioni e avesse voluto tentare di acquisirle al progetto con una variante.

Cosa succede ora al palacultura? Al di là del probabile contenzioso legale tra impresa e comune, nella sua determina il RUP scrive che “sono rinviati a successivo provvedimento l’affidamento del completamento dei lavori e l’aggiornamento dei quadri di spesa”. Mi sembra di capire che il completamento dell’opera avverrà a prescindere da quello che potrebbe succedere sul piano legale.

 

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