Palacultura, trave «deformata» e solaio imbarcato. Tutto sotto controllo?

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di Gianni Nicastro


Se non ricordiamo male, i lavori del palacultura avrebbero dovuto concludersi a giugno del 2017, nove mesi dopo l’aggiudicazione definitiva, avvenuta il 22 settembre 2016 a favore della EDILMAR di Marinelli S.r.l. di Conversano. La EDILMAR si è aggiudicata la gara con un importo dei lavori di 551.000 euro al netto del ribasso e senza concorrenti perché è stata l’unica ditta a rispondere all’invito a partecipare alla procedura negoziata, unica su nove invitate.

Ricordiamo, ancora, che il progetto definitivo del palacultura, ufficialmente definito “Centro polifunzionale turistico-culturale”, è stato approvato a novembre del 2014, circa due anni dopo -agosto 2016- è stato dalla giunta licenziato quello esecutivo. L’opera è stata finanziata dal Patto Polis, patto territoriale costituito nel 1999 di cui il comune di Rutigliano è socio, che ha messo a disposizione un finanziamento ministeriale di 725.000 euro.
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Ad oggi i lavori del polifunzionale sono fermi, ci sarebbero da montare le attrezzature del condizionamento dell’aria, impianto non previsto dal progetto acquistato -a posteriori- direttamente dal comune e che sarà montato dalla stessa ditta appaltatrice EDILMAR o, perlomeno, così ci ha riferito il direttore dei lavori dell’opera, l’ing. Giovanni Sisto della SERVIG S.r.l., società affidataria dei calcoli statici e della direzione dei lavori appunto. Ma il macchinario, che adesso è depositato su uno dei solai del polifunzionale, con tutto l’impianto, non può essere montato perché non è ancora stata approvata la variante al progetto relativa proprio all’impianto di condizionamento, variante depositata all’ufficio tecnico a dicembre dell’anno scorso.
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I lavori, dunque, sono fermi, la struttura non può essere completata ed è in corso il collaudo statico il cui incarico, all’ingegnere che lo sta eseguendo, è stato dal comune affidato due mesi fa. Il collaudatore ha già fatto dei sopralluoghi e depositato all’ufficio tecnico comunale i relativi verbali. Il 2 maggio scorso abbiamo inviato al sindaco una PEC di richiesta di accesso agli atti per prendere visione di quei verbali, ma dal comune non è arrivata ancora nessuna risposta.

Le domane alle quali vorremmo si diano risposte sono diverse, a cominciare dal motivo per cui il lastrico solare del palacultura sia stato interamente coperto da un struttura in lamierino ondulato zincato, una specie di “tettoia”. A cosa serve quella ulteriore copertura? E’ vero che le travi di legno lamellare, che reggono il solaio, si sono imbarcate insieme allo stesso solaio?

Di questo imbarcamento delle travi, o della trave, noi abbiamo chiesto conto al sindaco già a dicembre scorso, in occasione di una videointervista sull’apertura del Viale della Repubblica dopo i lavori di riqualificazione. «Non è un problema serio, non è un problema strutturale» ci ha risposto il sindaco circa quella flessione.


 

L'altro ieri abbiamo chiesto lumi al direttore dei lavori, il quale ci ha detto delle cose interessanti. Sulla struttura in lamierino che copre il lastrico solare l’ing. Sisto ci ha riferito che è stata montata per una maggiore protezione della guanina impermeabilizzante, perché il progetto ne prevedeva una «poco efficiente». Insomma, l’ulteriore copertura dovrebbe servire, secondo il direttore dei lavori, ad evitare che la guaina si rovini in poco tempo. Gli abbiamo chiesto se risponde al vero che ci sia un imbarcamento della trave, quindi del solaio. La risposta è stata affermativa. Sì, la trave si è deformata, una deformazione avvenuta in fase di getto del solaio, quindi il solaio si è imbarcato; ma la prova di carico che è stata fatta in sede di collaudo ha dimostrato l’efficienza della trave e della struttura. Insomma, secondo il direttore dei lavori, l’imbarcamento del solaio non è influente ai fini della sicurezza della struttura ed è appena percettibile alla vista.
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Saremmo, dunque, di fronte a una deformazione fisiologica «assolutamente normale», ci ha detto ancora l’ingegnere. Noi, ovviamente, aspettiamo di leggere i verbali del collaudatore o direttamente la conclusione delle operazione di collaudo; staremo a vedere se la struttura è nelle condizioni di avere l’agibilità.

Vorremmo aggiungere, però, due cose su quanto ci ha riferito il direttore dei lavori. Nel progetto del polifunzionale non c’è traccia della struttura di lamierino zincato a copertura del lastrico solare o, perlomeno, noi non abbiamo trovato nessun riferimento. Nella "Relazione tecnico-illustrativa" leggiamo, invece, che “La copertura dell’auditorium sarà realizzata con travi in cls precompresso e pacchetto finale costituito da tegoli in cls, pannello isolante in polistirene di sp. 8 cm, pannello OSB di sp. 18 mm e manto impermeabilizzante in doppia guaina di cui la seconda rivestita in scaglie di ardesia”.

La relazione, quindi, prevede doppia guaina di cui una rivestita di scaglie di ardesia; per quello che ne sappiamo, si tratta di una normale impermeabilizzazione che non dovrebbe aver bisogno di ultpalacultura-inbarcamento-solaio-2eriori protezioni o, addirittura, di una “tettoia”. Tra l’altro, con quella copertura, si è reso il lastrico solare non praticabile o difficilmente utilizzabile così come è previsto nella relazione, cioè con l’installazione di pannelli fotovoltaici. “Su questi volumi con copertura piana, saranno predisposti -si legge sempre nella relazione illustrativa- tutti gli impianti necessari per accogliere pannelli solari ed eventualmente fotovoltaici, considerato l’ottimo orientamento con l’asse eliotermico e in grado di garantire una agevole manutenzione. Gli impianti sono schermati alla vista tramite un muretto che corre lungo il perimetro del tetto: esso oltre a servire da parapetto di protezione, conferisce continuità a tutto il manufatto”. Quella copertura zincata permette l’installazione di pannelli solari e l’accessibilità al lastrico per la manutenzione? E’ difficile.

Circa le travi lamellari che reggono il solaio, nel progetto se ne vedono tre, ma nella relazione illustrativa, a pagina 9, si legge che “dal calcolo delle travi in legno lamellare si stima la necessità di disporre di numero 5 travi delle dimensioni di circa 0,30*1,50 ml. Il ricorso a questo tipo di travi in copertura risponde all'esigenza di poter garantire una luce di dimensioni notevoli (ml 21,00) evitando in tal modo la presenza di pilastri cpalacultura-inbarcamento-solaio-3entrali”. la relazione, dunque, riporta 5 travi in legno lamellare di 30 cm di spessore e 150 cm di altezza, ma nel progetto sono disegnate 3 travi, lo stesso numero di travi -con le stesse dimensioni- è indicato nel computo metrico e, ci dicono, 3 travi sono quelle che si vedono reggere il solaio dell’auditorium. C’è una incongruenza, dunque, tra relazione illustrativa e progetto circa il numero delle travi che reggono il solaio.

Si è fatto ricorso a quel “tipo di travi” perché la campata è di 21 metri e senza pilastri al centro, eppure, la trave si è deformata e il solaio si è imbarcato. Perché? La sezione delle travi è quella indicata nel progetto? Il solaio è stato "gettato" a regola d'arte?

Le prove di carico saranno pure buone, per quanto ci ha riferito il direttore dei lavori, ma l’idea di avere sulle proprie teste una trave deformata e un solaio imbarcato nonostante l'opera pubblica sia nuova di zecca, non è proprio delle migliori. Sappiano che sulla vicenda tra ufficio tecnico, direttore dei lavori e impresa, si è aperta una interlocuzione e sulla struttara è in corso il collaudo statico. Attendiamo, quindi, gli esiti di entrambe le cose.

 



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