Zone agricole, la frenesia cementizia della giunta Romagno2

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di Gianni Nicastro

C’è un punto all’ordine del giorno del consiglio comunale di mercoledì prossimo, il 5°, che riguarda una variante a un paio di articoli delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano Regolatore Generale (PRG) vigente a Rutigliano, gli art. 37 e 38. Articoli che attualmente normano in modo stringente l’edificazione edilizia nelle zone agricole, le cosiddette "Zone E" del PRG. Si tratta, quindi, di una variante urbanistica che il consiglio comunale è chiamato ad adottare prima di proseguire il suo iter presso gli organi di controllo regionali.

Di che cosa si tratta? Detto in modo chiaro e sintetico: rendere le zone agricole liberamente edificabili da chiunque voglia farsi una casa, o una villetta, di massimo 110 mq, in superficie e interrati, con immancabili centinaia di mq di tettoia tutta intorno alla costruzione.

Zone agricole e PRG
A cosa serve una variante del genere, a quali bisogni, o a quale domanda di metri cubi abitativi, risponde, non si capisce bene. L’unica cosa che si capisce è che, questa variante, capovolge, stravolge, una delle più importanti priorità del PRG vigente a Rutigliano: la tutela della vocazione agricola del territorio e la valorizzazione delle zone agricole e del loro sviluppo produttivo in senso anche agrituristico.

“Il settore produttivo agricolo -infatti- è a sua volta uno dei temi fondamentali del processo di pianificazione urbanistica, in quanto va salvaguardata sia la risorsa economica (la produzione agricola) sia la risorsa ambientale e culturale”, questo si legge nella Relazione Generale (RG) del PRG, della quale citeremo qui alcuni altri passaggi per meglio comprendere da dove nascono i limiti allo sfruttamento edilizio delle zone agricole. variante-urbanistica-art -1
 
“E’ solo con una reale ed ampia offerta di alternativa -continua la RG a pag. 12- che può essere difeso il territorio agricolo da un saccheggio graduale e strisciante, e da una involuzione di valori che per un maggior prezzo al mq. prodotto ‘una tantum’ dall’appetibilità edificatoria, può distruggere quella che è stata e deve continuare ad essere una reale fonte di reddito, continua negli anni”. Per questo “la componente normativa del P.R.G. ha assunto un ruolo importante, in quanto accanto a precisi termini di tutela ha espresso la massima incentivazione all'uso agricolo delle campagne agevolandone tutti i possibili usi produttivi”.

Tra “i fondamentali obiettivi di politica urbanistica comunale”, sempre nella RG, a pag. 20, n. 4) e 13), rispettivamente leggiamo: “forte introduzione di un modello insediativo residenziale privato nuovo e di qualità, capace di sostituirsi alla spinta verso la residenzialità in territorio agricolo, e capace di attivare processi di evoluzione abitativa”, “protezione del territorio agricolo per conferma e sostegno alla funzione primaria di risorsa produttiva (occupazionale ed economica)”.

Un ultimo passaggio, una descrizione chiara di quello che il PRG ha voluto evitare, in riferimento al territorio agricolo, e come ha voluto evitarlo: “Ad un protezione del territorio agricolo che eviti l'indiscriminato sorgere di abitazioni o villette nell'agro, è stato dato seguito, sia attraverso norme di vincolo, ma anche e soprattutto attraverso (...) la realizzazione di abitazioni uni/bi-familiari di tipo estensivo...”.

E’ chiara, dunque, la spiccata tensione normativa del PRG verso la tutela e la valorizzazione culturale e produttiva del territorio agricolo di Rutigliano, tensione di cui l’amministrazione Romagno2 fa scempio incentivando, con la variante proposta, quell’ “indiscriminato sorgere di abitazioni o villette nell'agro” che gli estensori del PRG hanno voluto evitare circa 20 anni fa.

La delibera e la relazione tecnica
C’è una delibera di giunta del 9 settembre 2015, la n. 145, che la propone -questa variante- sulla base di una relazione, alquanto striminzita, dell’ufficio tecnico comunale nella quale si legge che ci sarebbe una “graduale riduzione delle residenze in agricolo con inevitabile spopolamento del paesaggio agrario ormai quasi del tutto disabitato”. A parte il fatto che, a causa dello sfruttamento intensivo a tendone della vite da tavola, il paesaggio agrario, o meglio, la campagna, dalle nostre parti non è mai stata intensamente popolata, la relazione non offre nessuna analisi, nessun dato statistico, a supporto della tesivariante-urbanistica-art -2 sostenuta. Anzi, bypassa completamente l’“analisi di natura economica e sociale” -che pure sarebbe stata interessante- come spiegazione del fenomeno e lega lo “spopolamento” della campagna alle NTA del PRG, cioè agli art. 37 e 38, perché “limitano l’attività edificatoria in agricolo ai soli coltivatori diretti o imprenditori agricoli a titolo principale”.

Di imprenditori agricoli a Rutigliano ce ne sono stati -e ce ne sono ancora- migliaia e, nonostante le possibilità edificatorie, anche residenziali, che a loro offrono le attuali NTA del PRG, non è che si sia mai vista tutta questa corsa a farsi la casa in campagna. La ragione, molto probabilmente, è che la nostra campagna non è come quella di Putignano, Alberobello, Noci (portata ad esempio dall’assessore all’urbanistica Nicola Berardi a giustificazione della variante), paesaggisticamente molto più interessante perché meno aggredita dalla monocoltura intensiva e con una agricoltura più in sintonia col paesaggio. 

Di dubbia solidità sembrerebbe, dunque, l’input ufficiale da cui muove questa variante. Ma ce n'è un’altra di motivazione, anche questa buttata lì senza approfondimenti e la si legge ancora nella relazione -firmata dell’ingegnere comunale Erminio D’Aries- che accompagna la variante: “L’Amministrazione comunale si è trovata a dover rispondere ad alcune richiesta di intervento nelle zone agricole ‘E’ che, seppur giudicate compatibili con l’interesse generale, non sono ammesse dalla vigente strumentazione urbanistica e specificatamente dalle vigenti Norme tecniche di Attuazione...”.

Quindi sarebbero arrivate alcune richieste, evidentemente non da parte di agricoltori, di interventi edilizi residenziali in zona agricola, di quantità e qualità non meglio specificate, che l’amministrazione ha giudicato  addirittura “compatibili con l’interesse generale”. Anche qui la relazione è alquanto carente di spiegazioni; interessante sarebbe stato capire cosa si intende per “interesse generale” e che tipo di richiesta edificatoria sia compatibile con questo interesse. Se l’interesse generale è il popolamento della campagna, non ci risulta siano state avanzate particolari richieste in questo senso da parte di associazioni di categoria e sindacati agricoli o da parte di associazioni e comitati di cittadini o di qualsiasi altro tipo. Insomma, dal territorio non ci risulta venga una simile richiesta. Tutto porta a pensare, invece, che si tratti di interventi diretti di edilizia privata completamente scollegati dall’attività produttiva agricola, quindi, interventi piuttosto di interesse particolare che “generale”.

Le attuali tutele
Ma lasciamo queste considerazioni al dibattito che sulla variante in questione auspichiamo si apra, entriamo nello specifico, nel dettaglio tecnico che la modifica propone a cominciare da come sono attualmente normate le “Zone E”.
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 “Le zone agricole sono destinate all’esercizio dell’agricoltura e delle attività strettamente connesse con la stessa”, è l’incipit del lungo articolo 37 delle NTA che regolamenta queste zone. Quel “strettamente connesse”, in riferimento alle attività chi vi si possono svolgere, svela immediatamente la spiccata inclinazione del nostro PRG alla tutela della vocazione agricola del territorio extraurbano, ne limita lo sfruttamento edilizio e lo pone direttamente in relazione all’attività agricola e al suo sviluppo. Sono “possibili”, dunque, le “trasformazioni del territorio” agricolo con interventi diretti, e nel rispetto di tutti i criteri, gli indici e i parametri indicati nella stessa norma, ma “Le nuove costruzioni -statuisce l’attuale art. 37- sia a carattere produttivo sia a carattere abitativo, vanno ammesse esclusivamente per soddisfare le necessità della produzione agricola, rinvenienti da specifici strumenti di pianificazione (piano zonale o di utilizzazione o di sviluppo aziendale) e dello sviluppo sostenibile anche di tipo turistico rurale e/o agrituristico...”.

Non è vero, quindi, che nelle zone agricole non si possa costruire, solo il PRG vincola -giustamente- la possibilità edificatoria all’attività produttiva, allo sviluppo -anche ecosostenibile- delle aziende agricole, alle potenzialità di “sfruttamento” agrituristico del territorio.

La variante
La variante proposta dall’amministrazione comunale elimina in toto il paragrafo qui citato, elimina, quindi, il vincolo edificazione-attività agricola e lascia che la prima frase del successivo paragrafo (“nelle zone agricole è consentito realizzare nuove costruzioni...”) dispieghi tutte le sue libere, e selvagge, potenzialità edilizie.

L’art. 38 viene modificato in tre punti. Il lotto minimo passa dai 10.000 mq di oggi a 5.000 mq, resta fermo l’indice fondiario residenziale a 0,03 mc/mq, invariate le distanze dai confini, dalle strade e tra fabbricati. Il massimo di superficie utile abitabile rimane di 110 mq.


Residenze agricole nei 500 m
via il divieto di edificabilità
L’altro pezzo forte di questa variante sono la totale scomparsa, dall’art. 38, dell’enunciato “E’ esclusa la residenza in agricolo per una fascia di 500 mt. dal perimetro del Centro Urbano”, e l’introduzione -ex novo- della seguente norma: “E’ consentito l’asservimento di fondi agricoli anche non confinanti purché ubicati nel territorio comunale di Rutigliano o dei comuni immediatamente confinanti”.
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Scompare, dunque, il divieto di costruzione residenziale in agricolo nella fascia di 500 mt che si estende, in direzione opposta al centro abitato, a partire dal lato esterno della circonvallazione e che gira intorno alla città. Un divieto che i progettisti del PRG, circa vent’anni fa, hanno previsto probabilmente per evitare che un eventuale sviluppo urbanistico del paese oltre la circonvallazione fosse ostacolato dalla presenza di case sparse disseminate qua e là sul territorio. Poi, l’asservimento di fondi agricoli, anche extra comunali, permetterà a chiunque abbia solo 5.000 mq di esprimere il massimo della cubatura e dei metri quadri costruibili.

Conflitto tendoni-fitofarmaci e case
Ricapitolando, il combinato disposto di questa variante produrrà i seguenti effetti: tutto il territorio agricolo e no (tranne le aree in qualsiasi modo vincolate) è edificabile, chiunque può costruirsi la casa in campagna, non è più necessario essere agricoltore o imprenditore agricolo; lo si potrà fare con un lotto minimo che si dimezza nella sua grandezza, utilizzando cubatura di fondi che non c’entrano nulla col luogo su cui edificare e che può essere recuperata anche su fondi di Conversano, Noicattaro, Turi, Casamassima e Mola di Bari.

Senza contare il grande e grave problema del conflitto tra impianti di uva da tavola e abitazioni, che a Rutigliano esplode ogni anno con l’avvicinarsi della campagna agricola e l’ingente carico ambientale di trattamenti fitosanitari che si trascina. Un problema mai risolto qui da noi, che l’anno scorso si è fatto finta di affrontare con la pantomima della “Mitigation”, regole e buone pratiche completamente snobbate dai “kamikaze” delle “pompature” velenose a ridosso delle case. L’amministrazione comunale, dunque, non solo non è capace di risolvere questo problema, addirittura lo aggrava in modo esponenziale permettendo la libera edificazione del territorio agricolo, cioè la costruzione delle case tra i tendoni. Assurdo!

“Sanatoria giurisprudenziale”
C’è un altro aspetto, probabilmente non ultimo, da considerare in merito a questa variante urbanistica.
Dal 1999/2005 (anno di adozione e approvazione definitiva del PRG) ad oggi, il territorio agricolo ha subito già delle trasformazioni edilizie. Sono comparse qua e là, in territorio agricolo, case, ville anche con piscina, che non sembrano giustificare l’intervento edilizio in zona agricola così come disciplinato dalle NTA del PRG vigente e, in modo particolare dagli art. 37 e 38 oggi oggetto di variante.
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Situazioni note al consiglio comunale, e all’amministrazione, almeno fin dal 3 luglio 2013 quando un consigliere di opposizione denunciò, nel suo intervento consiliare, la mancanza di “controllo sul territorio su fabbricati rurali e depositi agricoli, trasformati in abitazione civili e ville”. Quel consigliere comunale, alla fine del suo intervento, ha dichiarato che, “su questa problematica” aveva presentato, ad ottobre del 2012, una specie di dossier, “vedasi allegato 14”, ha detto, alla relazione che stava leggendo e che ha consegnato al segretario comunale di allora.

Il consigliere lamentava che, sui controlli sollecitati “ad oggi non mi è pervenuta risposta dal Sindaco e dal tecnico comunale”. Noi abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti presso il segretario comunale, il 1° ottobre dell’anno scorso, per avere gli allegati di cui ha parlato il consigliere in quel consiglio comunale, dopo due mesi questa è stata la risposta, inviataci in forma scritta, dallo stesso segretario comunale: “... si comunica che agli atti di questo ufficio non è stata rinvenuta la ulteriore documentazione richiesta. Sarà cura di questo ente effettuare a breve una ulteriore verifica e comunicarle l’esito”. Insomma, nel faldone-archivio di quel consiglio comunale sembra sia scomparsa, non si trova, almeno per ora, la relazione e gli allegati relativi ad una importante denuncia fatta da un consigliere comunale su quelle “problematiche” e consegnati, brevi manu, al segretario comunale in qulla stessa assise consiliare.

Al di là di questa breve parentesi relativa a una vicenda sulla quale Rutiglianoonline sta ancora giornalisticamente indagando, ritornando al tema di questo articolo, riteniamo che sia tutto da verificare il come questa variante urbanistica si rifletterà su situazioni di eventuali abusi edilizi. C’è lo strumento dell’accertamento di conformità, previsto dall’art. 36 della 380/2001, che richiede, è vero, la doppia conformità (prima e dopo l’abuso) agli strumenti urbanistici perché l’abuso possa essere sanato semplicemente sulla base di una richiesta. Ma si va affermando in Italia quella che viene definita “sanatoria giurisprudenziale”, per la quale basterebbe la conformità al solo strumento urbanistico vigente per sanare un abuso edilizio. Un orientamento giurisprudenziale molto discusso, certo, controverso, ma che, tuttavia, esiste.

Totale assenza di dibattito e confronto
Ora, una operazione urbanistica di portata così straordinaria, che inciderà pesantemente sul territorio agricolo, con conseguenze ora inimmaginabili (o quasi), con così tante implicazioni, avrebbe avuto bisogno di un dibattito preliminare tra i cittadini, le forze politiche, le associazioni (ambientaliste in modo particolari), un dibattito capace di analizzarne intanto l’opportunità di proporla, il tipo e la quantità di bisogni che soddisfa e -cosa principale- le sue conseguenze urbanistiche, ambientali, territoriali e sull’attività agricola nel tempo.

Questo dibattito, se vogliamo anche culturale, non c’è stato. L’amministrazione Romagno2 è passata subito alle vie di fatto, come spesso usa fare. La variante se l’è approvata in giunta a settembre scorso, nel totale silenzio delle forze politiche locali di opposizione -consiliare e no- e domani se la porta in consiglio comunale confidando nei soliti tranquilli, mansueti, ubbidienti, consiglieri di maggioranza che alzano la mano sovente in virtù della sola, smisurata, fiducia nelle capacità di amministrare del sindaco e degli altri suoi cinque assessori. Capacità, certo, straordinarie, ma che possono, in qualsiasi momento, difettare alquanto.






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