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La commemorazione (1901) di Giuseppe Verdi a Rutigliano in occasione della sua scomparsa

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giuseppe-verdi

 

di Vito Castiglione Minischetti

« Questo coro di liberi! Squillante
Pur di tripudio in qualche nota è cenno »
Giuseppe Chiaia di Brindisi, Carme secolare.

A 120 anni dalla sua scomparsa, l’Italia ha commemorato, il 27 gennaio scorso, forse un po’ in sordina a causa dell’emergenza sanitaria, il «Cigno di Busseto». Alla stregua di questa recente commemorazione, mi è sembrato convenevole rievocare la manifestazione musicale verdiana che Rutigliano dedicò al grande Maestro, attraverso un raro scritto, quasi certamente a firma di Martino Dalena1, pubblicato nel Corriere delle Puglie il 14 febbraio 1901, in cui si descrive con finezza lo svolgimento del concerto-omaggio reso a Verdi. L’11 febbraio 1901 infatti, Rutigliano volle, come tante città in Italia e all’estero, commemorare la recente disparizione del compositore Giuseppe Verdi, avvenuta a Milano il 27 gennaio dello stesso anno.giuseppe-verdi-1

È noto che a Rutigliano, sin da tempi remoti, la musica è stata tradizionalmente l’espressione artistica più sentita dai cittadini, quasi facesse parte del loro Dna. Ne dà prova la nascita, fra le prime città della Puglia, della sua Banda Municipale, che socialmente ebbe una funzione istruttiva oltre che di aggregazione, di ritrovo, « fondata – scrive lo storico Cardassi − da N.° 29 cittadini, ciascuno con l’azione di Lire Cento. Il che à avuto luogo nel presente anno 1877 per solo fine di migliorare la condizione del nostro operaio, ed anche per incivilire sempre più la nostra città2.» . Aggiungo poi che Rutigliano, terra di ferventi patrioti, non poteva ignorare colui che esprimeva con la sua musica l’amore patriottico e il dolore per un popolo oppresso e soggiogato. Questi sentimenti si traducevano peraltro in tutta Italia nel graffito sui muri “Viva Verdi”, con un preciso significato politico rivoluzionario dissimulato dietro l’acronimo di V.E.R.D.I., “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”.

Fu dunque una serata interamente dedicata a Verdi e all’opera verdiana, con la partecipazione di numerosi cittadini dai nomi di famiglie rutiglianesi a noi familiari da sempre, in cui si ritrovarono sulla scena personaggi e bravi musicisti ricreando un’atmosfera lirica grazie anche alla lettura di alcuni versi del poema di Giuseppe Chiaia di Brindisi3, intitolato Carme secolare, che ricorda «nello stesso tempo gli altri ingegni precgiuseppe-verdi-2lari qui anche nati ...». L’autore dell’articolo ci rammenta quanto sia stata importante per tante generazioni la cultura operistica ed in particolare quella verdiana nella vita quotidiana di ogni rutiglianese: «Tutti sentivano negli animi loro quante volte avevan ascoltato quella musica [...], e che avevan imparato a memoria, ed avevan ripetuto sempre, e sempre ascoltato».

È qualcosa di arcano, una specie di memoria collettiva che viene fuori nel nostro canticchiare le opere liriche e che induce perfino all’ammirazione degli stranieri. Le opere verdiane in particolare, attraverso trascrizioni per banda o nelle occasioni delle feste patronali, stanno nel ricordo di un padre, di un nonno, di un bisnonno che, facendosi la barba, si credevano tenori, baritoni, bassi... Magari i nostri “vecchi” ignoravano addirittura il titolo dell’opera, magari ricordavano male le parole del libretto, ma sapevano che quell’aria, quelle note che facevano parte della loro quotidianità venivano da Verdi. Tutti ricordiamo, quando la sera del 14 settembre, nel cuore della Festa del Crocifisso, i nostri padri, i nostri nonni, si ritrovavano in Piazza XX Settembre davanti alla Cassa Armonica, ad ascoltare in religioso silenzio e in piedi, come in una cattedrale, brani d’opera dove le arie verdiane non potevano mancare. Persino sui luoghi di lavoro, nelle nostre campagne, si potevano udire, fra i filari di uva “Primus” o sotto i primi tendoni di uva “Mennavacca e Italia”, i nostri contadini canterellare melodie della Traviata, del Rigoletto, degiuseppe-verdi-3l Nabucco o, anche arie di Donizetti, Puccini... Forse, a dir vero, il Maestro Verdi non me ne voglia, fra le più gettonate arie cantate dai nostri contadini, nelle campagne, c’era... « E lucevan le stelle ... L'ora è fuggita, e muoio disperato! ».

« Rutigliano 11. – (M.[artino?] D.[alena?]) Ieri sera ad iniziativa del « Circolo Azezio », abbiamo assistito ad una brillante e splendida commemorazione al grande genio del secolo già passato sparito a’ primi albori del secolo novello.
La piccola nostra cittadina non è stata seconda alle altre – e fra le prime anzi ha sentito ripercuotere nel cuore e le ha raccolte le voci che a mille a mille sono sorte a coronare di laudi e di alloro la memoria di Giuseppe Verdi. Quelle voci son venute a stringersi a noi tutti italiani – a traverso i confini – da tutte le nazioni civili del mondo.
Sublime spettacolo umano che ha ammirato la grande figura di un uomo, che delle sue note melodiose ispirate dal cielo, dai mari, dal suolo d’Italia, aveva inondato di armonie e di incanto tante parti del mondo...
Il suo nome a nessuno parve mai ignoto!...
Il Comitato Direttivo intanto del « Circolo Azezio » merita ogni lode – con a capo il suo valoroso presidente – per tale nobile iniziativa così bene riuscita.
La sala fu splendidamente preparata per l’occasione; ed era abbastanza vaga, tanto che conteneva circa trecento persone.
Fu addobbata con molto gusto – ed in mezzo era situata una cassa armonica; dietro la quale sorgeva, sulla parete, il quadro del Maestro – fra un trofeo di palmizii e di rose, e circondato da una corona di verdissimo alloro.
Molte signore e signorine – in eleganti toilettes di stagione – formavano intorno uno sfondo davvero vivace e pittoresco.
Alle 20 cominciarono i discorsi.
Ne aprì la serie il presidente del Comitato, l’organizzatore per eccellenza della festa commemorativa, il Dottor Francesco Chiaia.
Ha dopo la parola il signor Francesco Chiaia, Direttore della locale « Banca Popolare ».
Questi lesse un forbitissimo discorso – descrivendo la nobile figura di Verdi dal lato psichico con linee di ragionamenti e di fatti ben marcati ed importanti. Rilevò sovratutto il gran cuore dell’artista – di colui che ha dato il suo a’ compagni di studii e di Arte, che non ebbero la fortuna sua – in omaggio al grande ideale che gli occupò l’anima: l’ideale dell’Arte più bella e più incantatrice come quello della « Musica » scoppiettante nel canto e nel suono.
L’oratore osservò anche come Verdi spiegò nella sua vita psichica un seguito ascensionale di progresso che lo fece giungere all’apoteosi, al genio che s’impone al mondo, all’universo, all’infinito.
Fu applauditissimo dagli ascoltatori che avevano seguito con attenzione il suo discorso.
Seguì l’avv. Giuseppe comm. Redavid – e mi duole veramente non poter riportare così come avrei voluto, il giuseppe-verdi-4suo discorso per lo spazio che ci vorrebbe e il tempo che ci preme ad affrettare.
Il suo discorso fu svolto con eleganza di parola e concetti positivi – ritraendo la grande figura del « Cigno di Busseto » – sotto tutti gli aspetti, in modo da renderlo completo alla conoscenza di chi l’ascoltava.
Disse che, alla notizia della morte di Verdi, da quel momento gli risuonano nell’orecchie tante partiture delle opere sue che gli ricordano il diletto e l’entusiamo sentiti nell’averli appresi sin dalla prima volta.
Verdi non volle mai veder montati i debutti delle opere sue: non ebbe mai bisogno – perché egli bastò sempre a sé stesso. – La gloria infatti seminò di trionfi la sua vita – e dalle sconfitte ritrasse aiuto a far meglio – delle critiche sballate non ne tenne mai conto.
Viene quindi a narrare molti episodii sulla vita dell’artista e dell’uomo che nella vita sociale − e dopo essersi dichiarato lieto di essere venuto a parlare di Verdi nella sua terra, ove nacque e sentì i primi affetti – l’oratore finisce il suo alto ed eloquente discorso, tra la viva attenzione del pubblico –facendo questa invocazione al genio del secolo, leggendo questi versi contenuti in un « Carme secolare » scritto da quel grande artista della parola e del sentimento, che adornò del suo ingegno e de’ suoi scritti la nostra cittadina, e chi si chiamò Giuseppe Chiaia di Brindisi – ricordando nello stesso tempo gli altri ingegni preclari qui anche nati: Giovanni Chiaia, il poeta del « San Marino » e del « Montevergine » − e Leopoldo Tarantini, il giureconsulto e penalista sommo.

Tu non chiedi trofei: l’italo domo
De’ molti troni che ha travolti, un solo
Ti si ergerebbe come rupe, o i marmi
De l’Alpe nostra a grande simulacro
Voterebbe per te. Non chiedi templi
Chè a ciel scoperto insino a te il profumo
De l’ambra sale rapido, a Te schiva
Di volubili spire e di mondano incenso

E finisce augurando all’Italia che il genio di Verdi continui a risplendere della stessa luce e della stessa forza; al grido di « Viva Verdi! » tutti gli ascoltatori balzano, applaudendo fragorosamente il bellissimo discorso del Redavid.
Seguì l’avv. Giacomo Poli – e trattò brillantemente – con molto sentimento di arte – la musica di Verdi dal punto di vista patriottico – ricordando come ogni opera sua per l’Italia valeva una battaglia, valeva una vittoria, tanto era il fascino che esercitava sugli animi dei cittadini.
Alle melodiose note del « Trovatore » − della « Traviata » − del « Rigoletto » − e dei « Vespri » − e dell’« Ernani » come disse l’oratore, i militi della libertà e della indipendenza combattevano e vincevano, cadendo e trionfando da eroi. Nell’animo di questi titani scendeva la musica di Verdi come dolce e calda scintilla che infiammava ed infervorava al combatimento.
Molto bene l’avv. Poli trattò anche – parlando della scuola seguita sempre dal Verdi, e dalla lotta ingaggiata dai critici d’Italia, seguito chi dai sostenitori della melodia verdiana e chi della scuola di Wagner, che venne ad affacciarsi verso l’ultimo periodo del secolo passato – Con colore e sentimento di arte e di patria l’oratore discusse questa questione ampiamente, con parola calda e forbita, terminando tra fragoroso applausi di tutti gli intervenuti.
Parlò in ultimo il signor Emilio Cardassi – parlando sul tecnicismo dell’Arte Verdiana – e fu anche applaudito.
Finiti i discorsi una delle signorine Re David lesse un sonetto suo a Verdi, e fu applauditissima.
Cominciò la seconda parte del Programma; cioé la musica, tutta Verdiana, a cui parteciparono molte distinte signorine del paese, dirette da quel bravo e valoroso Maestro, tanto noto e stimato fra noi che è il prof. Cipriano Palmisani, e dal signor Emilio Cardassi, anche lui valente musicista, la musica fu eseguita in modo stupendo: l’afflatamento delle partiture nelle diverse esecuzioni fu ammirevole. Ed ecco l’ordine che fu eseguito:
1. − Verdi – Preludio – Traviata – Quintetto: signorine Chiaja. Fu suonato deliziosamente e con grande inappuntabilità: e vi partecipavano anche i due dottor Chiaja, uno col violino e l’altro col controbasso. Furono applauditi.
2. – Verdi – Fantasia – sull’Aida – Piano a quattro mani. Fu eseguito con grande vivezza di colorito dalle signorine Trojano, e con ammirevole precisione, suscitando nel pubblico calorosi applausi.
3. – Verdi − Miserere – Trovatore. Mandolino e Piano. Sedeva al piano il signor Emilio Cardassi, accompagnando la signorina Pappalepore, che con grande successo suonò col mandolino lo stupendo pezzo del Trovatore, finendo fra i vivissimi applausi degli uditori.
4. – Verdi – Fantasia – Forza del Destino eseguita al piano dalla signorina Settanni con grande soddisfazione di quanti freneticamente l’applaudirono.
5. – Verdi – Sinfonia – Nabucco – Terzetto – e fu suonata con clarino dal signor Titta Nacherlillo, con flauto dal Latorre e piano dal Cardassi. Fu eseguita ottimamente, e coronata di applausi.
6. − Verdi – Fantasia – Traviata a cui presero parte al piano il maestro Palmisani e la signorina Guarnieri, la quale dal mandolino seppe far uscire i più dolci, i più frementi, ed i più carezzevoli concerti delle melodiose e vibranti note di quella stupenda musica di Verdi. Fu applaudita vivamente.
7. − Verdi – Concertato sulla Forza del Destino – Quartetto strumentale per 2 mandolini – armonium e piano. Eseguirono le signorine Guarnieri e Pappalepore – ed i signori Cardassi e Palmisano. Le due mandoliniste si distinsero sommamente, raccogliendo dal pubblico vive congratulazioni, per la splendida esecuzione dei più belli pezzi scelti in quell’opera sublime.
8. – Un « Notturno » fu suonato al piano dalla signorina Localzo con molta sentimentalità e perfezione nell’averla eseguita, e fu molto applaudita.
9. − Verdi – Falstaff − Minuetto – eseguito dalle signorine Chiaja con immenso gusto e valentia – tanto che si chiese insistentemente il bis che fu accordato.
10. – In ultimo fu eseguito un divertimento sui motivi del Rigoletto per armonium e piano eseguita dal Cardassi e dal maestro Palmisani, da questo bravissimo giovane che ha lavorato per la buona riuscita delle sue allieve e ci è riuscito dando prove maggiori della sua grande maestria nell’insegnamento, e giusto motivo di riconoscenza per quanti in Rutigliano hanno avuto sempre stima ed ammirazione per la sua abnegazione ed il suo valore.
Il divertimento piacque immensamente. Quei pezzi del « Rigoletto » scuoteron gli animi degli ascoltatori; i quali, tutti sentivano negli animi loro quante volte avevan ascoltato quella musica che può allietare soltanto sotto il cielo d’Italia, e che avevan imparato a memoria, ed avevan ripetuto sempre, e sempre ascoltato in tutti i modi, senza mai annoiarsi – quei pezzi di musica divina che non morrà mai – e che si allontanerà nel corso dei secoli – sino all’infinito. – Si mise fine all’ottima serata, tra applausi frenetici, che indicavan plauso agli esecutori della ultima partitura del programma musicale – a soddisfazione della buona, anzi ottima riuscita delle onoranze fatte al « genio del secolo XIX. »
Il presidente, tornando a ringraziare il pubblico, aggiunse di sentire il bisogno... d’invitarli a ritornare tutti a casa.
Così Rutigliano ha saputo e voluto degnamente commemorare il Grande che è morto.»

Si ringrazia la Pagina Facebook «Banda “Città di Rutigliano” – dal 1877» per la gentile concessione e pubblicazione della foto di gruppo degli anni ’40.
Il Portale rutiglianoonline.it è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non identificate.


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1 Martino Dalena (1868-1904), un grande medico, di profonda cultura, di animo nobile e generoso, al quale Rutigliano ha dedicato una via del Centro Storico. Era nipote dell’arciprete Antonio Dalena della Collegiata di Santa Maria della Colonna di Rutigliano e vescovo della diocesi di Monopoli.
2 Lorenzo Cardassi il suo tempo e la sua storia di Rutigliano, a cura di F. Dicarlo, edizioni A.B.M.C., 2004, p. 255.
3 Giuseppe Chiaia di Brindisi (1834-1898), poeta e letterato rutiglianese.

 

 

 

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