La dignità del sacrificio, la rivalsa del riscatto

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L’associazione Contaminazioni d’Arte presenta la
seconda edizione de “Il sacrificio come riscatto”


di Teresa Gallone

Baratro e culmine, ineluttabilità del destino e speranza di svolta, buio e luce in un unico simbolo interpretato, vissuto e plasmato dai 22 artisti protagonisti della mostra concorso “Il Sacrificio come Riscatto”, giunta con successo alla seconda edizione.

Curata dall’associazione Contaminazioni d’Arte, patrocinata dal Comitato SS. Crocifisso e San Nicola e inaugurata l’11 settembre scorso presso il Museo Civico Archeologico, l’esposizione prevede per il visitatore un percorso alla scoperta di una simbologia che va oltre il dato puramente religioso e che va inaspettatamente a coinvolgere molteplici aspetti della vita contemporanea.

Introduce infatti parlando di «simbolo che travalica l’aspetto prettamente religioso» Gianni Capotorto, relatore della serata inaugurale assieme al presidente dell’associazione Francesco Valenzano, al vice presidente del Comitato SS. Crocifisso e San Nicola Giovanni Demarinis e alla docente di Storia dell’Arte Mariarosaria Colamussi.

È proprio Mariarosaria Colamussi a guidare dal punto di vista critico e tecnico il pubblico fra le opere in esposizione, individuando nella polarità sacrificio/riscatto la linea di continuità che unisce la parola evangelica ai rivolgimenti contemporanei. La croce si veste di paradossi, colpisce nel suo significato letterale di dolore e risolleva nel suo essere simbolo di rinascita. Così si dipana il percorso delle opere che partono dalla fedeltà alla prospettiva evangelica con il Cristo che nella divisione concreta delle sue carni martoriate invita a trovare unione e comunione.

Si approda all’icona bizantina e al rigore della realizzazione come tributo e preghiera al sacrificio di Cristo e si scandagliano i risvolti più metaforici della Passione attraverso simboli come il legno, materiale della Croce e speranza di rinascita o il vento, che accarezza il corpo morto quasi a volerlo sollevare dolcemente verso il cielo. Si stringe la prospettiva al volto del Cristo, «archetipo figurativo del ritratto» secondo Mariarosaria Colamussi, simbolo della sofferenza umana nelle urla che paiono vivide nelle opere ma anche rasserenate segno della positività del messaggio cristiano.

Si va verso il Cristo che è il volto dietro ogni viso, modello religioso e laico di chi affronta la vita percorrendo senza cedimenti il percorso dei propri ideali e si approda all’essenzialità di una croce spogliata di tutto, lineare invito rivoluzionario a «irrompere e a non fare mai sistema».
Così chiude il suo intervento critico Mariarosaria Colamussi prima di affidare conclusioni e saluti all’Assessore alla Cultura e al Turismo Viriana Redavid, intervenuta in rappresentanza delle autorità cittadine.

La mostra resterà aperta al pubblico sino al 22 settembre 2019 e osserverà i seguenti orari:
16 settembre sino al 21 settembre: dalle 18:00 alle 22:30
22 settembre: dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 17:00 alle 22:30
(Ingresso libero)

Prossimo appuntamento a cura dell’associazione Contaminazioni D’Arte:
“La croce capovolta”, lezione di Storia dell’Arte a cura del professor Nicola Troiani, 19 settembre 2019, ore 18:30 (ingresso libero)

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