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I Vivarini "pugliesi" in mostra nel Veneto

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Una famiglia di artisti muranesi, una bottega, un peculiare linguaggio pittorico, un percorso che si intreccia agli sviluppi artistici della laguna veneziana quattrocentesca: i Vivarini - Antonio, suo fratello Bartolomeo e il figlio di Antonio, Alvise - si confrontano con l’esperienza di grandi innovatori dell’arte rinascimentale dando vita a una fiorente attività artistica che ha lasciato il segno non soltanto nei territori dell’allora Repubblica di Venezia ma anche lungo le coste adriatiche, in particolare in Puglia.

Ciò ha fatto sì che diverse delle opere esposte in questi giorni a Conegliano, a pochi chilometri da Treviso, in occasione della prima mostra mai realizzata dedicata ai Vivarini, provengano dal territorio pugliese; si tratta di ben nove delle trentacinque esposte all’interno della storica cornice di Palazzo Sarcinelli: provengono soprattutto dalla Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” di Bari ma anche dalla Basilica di San Nicola, dai vicini centri di Rutigliano e Modugno e da Barletta. vivarini-mostra-1

La mostra, visitabile fino al 5 giugno, è curata da Giandomenico Romanelli; si sviluppa in otto ambienti espositivi che seguono il percorso biografico e artistico della bottega, dagli esordi del capostipite, Antonio, formatosi verosimilmente nella Venezia degli anni ’30 del 1400, fino ad Alvise, che giungerà a esiti molto lontani: dipingere un Cristo risorto - quello conservato nella chiesa di San Giovanni Battista in Bragora – che si inserisce nello spazio in un modo del tutto nuovo, non riconducibile a nessuno dei modelli della pittura veneziana del suo tempo.

I soggetti raffigurati nelle opere della bottega muranese riflettono quasi sempre i desideri e le necessità dei committenti: san Nicola di Bari compare, insieme a san Marco, san Francesco, san Ludovico di Tolosa, ai lati di una Madonna in trono con Bambino e san Giacomo nella “Sacra conversazione”, datata 1476, proveniente dalla Basilica di San Nicola di Bari; le figure di san Nicola e san Francesco sono, tuttavia, già raffigurate sul Polittico di Rutigliano, datato 1461-1462 (la più antica opera della bottega che la Puglia conservi), accanto ad altri santi: Cristoforo, Antonio, Bernardino da Siena, Margherita, Caterina d'Alessandria, Pantaleone.

Si tratta di scelte ben ponderate; è l'età dell'osservanza, corrente rigorista e ascetica che cerca un ritorno ai principi evangelici di povertà e carità e che trova seguaci e leader all'interno soprattutto degli ordini mendicanti: figure come quella di Francesco, Antonio, Bernardino da Siena, giungono quasi a soppiantare presenze fino ad allora costanti, caricandosi di un preciso significato.

Nell'ambito della mostra spicca il Polittico di Rutigliano, di Antonio Vivarini, che occupa una intera parete di uno degli ambienti espositivi: la sapiente collocazione all'interno della sala, l'illuminazione, la localizzazione nel percorso espositivo, esaltano la bellezza e il significato dell'opera nell'ambito della produzione artistica della bottega. Se ne possono apprezzare da vicino i colori, lo splendore degli ori, l'espressione composta delle figure, i volti quasi ascetici dei santi che si trovano a destra della Madonna, con le labbra sottili e le guance scarne, e, di contro, la bellezza rubiconda del Bambino.

E' possibile mettere a confronto l'opera con un altro capolavoro di Antonio Vivarini, realizzato insieme al cognato Giovanni d'Alemagna circa diciott'anni prima: la “Coronazione della Vergine”, conservata nella chiesa veneziana di San Pantalon. Nelle due opere tardo Gotico e Rinascimento si fondono; nella più antica i personaggi riempiono lo spazio compositivo quasi in una forma di horror vacui, sono personaggi animati, mossi dall'interesse per l'avvenimento che sta accadendo. Nella seconda opera ciò non può avvenvivarini-mostra-2ire per le caratteristiche intrinseche del genere, ma i volumi diventano più plastici, i panneggi più ariosi e articolati, le espressioni dei volti più profonde e composte, i toni più chiari e luminosi.

Lo storico e giornalista pugliese Nicola Giampaolo, peraltro amministratore della città di Rutigliano, presente alla mostra, ha commentato, a proposito del Polittico: “Seppur arrivato a noi nel corso della storia con importanti lacune che investono alcune figure e privo delle decorazioni tipiche tra un pannello e l’altro, il polittico di Antonio Vivarini, custodito nella Collegiata di Rutigliano, resta un pezzo meraviglioso ed esemplare. Sulla parete più importante dell’Antonio, nell'ambito della mostra, predomina con i suoi colori; è di una bellezza che non può essere ammirata appieno nella collocazione abituale presso la Collegiata di Rutigliano. L’opera regala emozioni ai visitatori tanto da restarne per lungo tempo intenti ad apprezzarne lo splendore.”

A partire dai primi anni sessanta del '400, quando viene realizzato il Polittico di Rutigliano, quella dei Vivarini è una vera e propria scuola, dove, accanto ad Antonio che porta a completa maturazione la propria ricerca artistica dei decenni precedenti, Bartolomeo si muove seguendo un proprio personale e originale percorso, mettendo a punto un linguaggio che resterà sua cifra stilistica per circa trent'anni. La “Sacra conversazione”, realizzata da Bartolomeo per la Basilica di San Nicola di Bari, è emblema dell'altissimo livello raggiunto dalla bottega e dell'inserimento della sua produzione all'interno dei coevi sviluppi artistici della laguna veneziana, mantenendo, tuttavia, sempre, il proprio carattere originale: le figure sono delineate con grande maestria, la merlatura delle mura è di austera eleganza, i panneggi delle vesti sono sobri e ariosi, l'aria è fine e trasparente. I tratti fisiognomici sono quelli inconfondibili di Bartolomeo Vivarini, e inconfondibili sono pure i suoi colori squillanti, dalla stesura dura e vetrosa, scambiabili quasi per vetri fusi distesi all’interno della linea. In più è una composizione a spazio unitario e “circolante”, in linea con il percorso di Andrea Mantegna espresso dalla pala di San Zeno a Verona.

Il contributo della Puglia a questa importante mostra riguarda anche la produzione dell'ultimo esponente della bottega, Alvise, con il “Cristo in pietà”, conservato abitualmente presso la Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari - la cui direttrice è la Prof.ssa Clara Gelao è una delle massime esperte della produzione della bottega muranese - e la “Madonna in trono con il Bambino”, conservata nella chiesa di Sant'Andrea a Barletta.


Valentina Sapone

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