La morte di Jerry Essan Masslo, monito per una civiltà voluta

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COMUNICATO STAMPA
Centro Interculturale Baobab: la morte
di Jerry Essan Masslo monito per una civiltà voluta


Il 25 agosto del 1989 tra il rumore delle pistolettate muore Jerry Essan Masslo. Una morte anonima che sa già di vecchio, ma che il Centro Interculturale Baobab vuole ricordare nella forza della sua attualità.

Oggi dobbiamo recuperare questa vicenda di sangue per domandarci se possa esserci la possibilità che i patimenti subiti da questa vittima della violenza, Jerry Essan Masslo, possano affliggere un altro migrante per il semplice fatto di essere di una cultura altra.
Lo sventurato sudafricano non saprà mai quanto preziosa sia stata la sua presenza su questa parte di mondo quando lui stesso scriveva: “Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che esistiamo.” Profeta della sua stessa vita, questo stralcio di testimonianza grida con forza la volontà di un’integrazione mai veramente attuata, mai percepita davvero.

Eppure, come sempre quando succedono all’improvviso fatti di estrema gravità, la società civile, quella “perbene”, si è accorta dell’esistenza di questo piccolo ingranaggio della speranza, la vita ormai spezzata del povero migrante del Sudafrica.

Dopo poco, con rara velocità, il governo ha varato il Decreto legge 30 dicembre 1989 n. 416 convertito poi nella Legge 28 febbraio 1990 n. 39 detta legge Martelli. Viene riconosciuta per la prima volta la dimensione dello status di rifugiato eliminando la “limitazione geografica.” In quei giorni trepidanti ci furono le prime manifestazioni dei migranti contro il lavoro legato al caporalato gestito dalla malavita.

In suo onore si tennero perfino i funerali di stato, ma quale stato garantisce funerali pomposi di fronte ad un ridondante problema mai davvero risolto? Oggi è cambiato qualcosa? Sì o no che sia la risposta non possiamo essere contenti per come le cose stiano andando in tema di integrazione sperando che non servano altre vittime per sensibilizzare la gente.

Altre storie di ordinaria violenza si consumano nelle campagne e nelle case dove lo sfruttamento non si vede, ma che spesso diventano prigioni per le “badanti”.  Il Centro Interculturale Baobab percorre la via della multiculturalità, crede nell’integrazione possibile contro ogni violenza e nel valore della persona per una civiltà davvero voluta, non finta o ipocrita.

Giuseppe Marrone
staff del Baobab
    

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