IL "DOVERE" DEL POPOLO CINESE AD ESSEREE FELICE

VUOI UNA RAZIONE DI FELICITA'? CORRI IN CINA

Leggendo il Corriere della Sera del 4.3.2011, sono rimasto molto perplesso di fronte alla notizia che in Cina la felicità del popolo è un dovere del Partito Comunista Cinese.

Può sembrare assurdo, anche se non c'è molto da meravigliarsi visto che i cinesi sono abilissimi nel copiare tutto, ma addirittura vogliono promuovere la felicità del popolo attraverso una organizzata diffusione.
XING FU è il termine col quale i cinesi definiscono la felicità. Il Partito Comunista Cinese si sta prodigando per dare al popolo una bella razione di felicità. Un sondaggio del Portale "CHINA.com.cn" riporta che solo il 6% dei cinesi si sente felice, il 49 % non lo è, il 39% sta in bilico e il rimanente 6% non sa nemmeno come si sente.

Il premier della Cina Wen Jiabao ha definito la felicità come la capacità di dare al popolo una vita confortevole e sicura, serenità mentale e fiducia nel futuro.
Secondo il mio punto di vista, condiviso tra l'altro da Giovanni Belardelli che riporta il suo pensiero sempre sul Corriere della Sera del 4.3.2011, si tratta di una “TROVATA” diffusa per tamponare i malumori e le incertezze del popolo cinese specialmente della classe media che comincia ad avere paura del proprio futuro tra la pressione psicologica e il malessere economico. Non si può trascurare il grosso problema della gente per la politica del figlio unico e di conseguenza l'aborto di milioni bambine.

Si tratta sicuramente di una bella “TROVATA” per dare al popolo cinese, non di certo la felicità, ma un pieno di fiducia, fiducia in se stessi, fiducia nel proprio futuro, fiducia nei propri mezzi e nelle proprie capacità. In definitiva, una vera e propria iniezione di incoraggiamento.
Anche perchè non posso assolutamente credere che vogliano somministrare una vera e propria dose di felicità. No. Assolutamente No.

La felicità non può far parte del P.I.L. (Prodotto interno lordo) di un popolo, come se fosse una scatola contenente le lucciole per l'albero di Natale o una lampadina a basso consumo. La felicità è tutta un'altra cosa. La felicità non si può né diffondere, né promuovere, né inculcare e né tanto meno imporre.

Veniamo al significato di felicità. Il Dizionario riporta quanto segue: stato di chi è felice. Contentezza, giubilo, pace, gioia, tranquillità, estasi, rapimento, beatitudine.
Non mi voglio addentrare nei concetti filosofici della felicità, anche perchè non né ho né la competenza e né tanto meno ho fatto studi filosofici.
Le mie sono semplici considerazioni di un uomo qualsiasi, sono riflessioni scaturite dal cuore e non frutto di altolocato studio.

Il termine felicità è una delle caratteristiche più sorprendenti che circonda l'uomo. La felicità ha la durata di pochi attimi, di pochi secondi, ma ricchi di emozioni e di sentimenti.

La felicità può essere mangiare un panino come diceva Al Bano in un sua celebre canzone, felicità può essere un tenero abbraccio del figlio, felicità può essere un dolce sorriso della moglie, felicità può essere una carezza sulla pancia della moglie incinta, felicità può essere sentirsi puliti dentro, felicità può essere un gesto di carità, può essere un sorriso e una buona parola, può essere una preghiera, felicità può essere il ricordo della mamma defunta, una foglia che cade dal ramo, un papavero rosso in mezzo ad un campo di grano, il volo di una rondine.

Come si può immaginare, milioni sono le circostanze e i momenti in cui ci può sorprendere la felicità.
La felicità scaturisce innanzitutto dal saper vivere, dal saper cogliere i momenti belli che la vita ci propone.
Come diceva la Poetessa Lia Raimondi in una sua poesia: “la felicità l'ho cercata dappertutto, oggi l'ho trovata... era qui dentro la mia anima”.
Felicità è riuscire a riconoscere dove alloggia Dio, riuscire a identificare la Sua dimora e riuscire a capire che Dio è in ognuno di noi.

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