Fogna depurata nella lama, il comune chiede la VIA il TAR gli respinge l’istanza cautelare

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di Gianni Nicastro

Il ricorso è quello del comune di Rutigliano contro la determina del servizio Via Vinca della regione che ha concluso la procedura di assoggettabilità VIA sui due progetti dell’Acquedotto Pugliese di potenziamento del depuratore di Casamassima e del tubo di scarico della fogna depurata nella lama a Rutigliano in caso di emergenza (il troppo pieno delle trincee drenanti). La determina prende atto che la procedura si è conclusa non sottoponendo i due progetti alla valutazione di impatto ambientale vera e propria, ma semplicemente con delle prescrizioni alle quali l’AQP si deve attenere.

Un ricorso che il comune ha presentato ad aprile scorso con la richiesta al TAR di sospendere l’efficacia di quella determina e di concedere la valutazione di impatto ambientale per tutta una serie di motivi che riguardano la tutela della lama e alcune perplessità sulla stessa procedura, motivi ben illustrati nel ricorso e nelle successive memorie depositate al TAR dall'avvocato del comune.
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Il 25 maggio scorso si è tenuta, in videoconferenza, l’udienza nella quale si è discussa la richiesta sospensiva. Ieri il TAR ha pubblicato l’ordinanza con la quale ha respinto l’istanza cautelare, e lo ha fatto prendendo in considerazione, in modo pedissequo, solo ed esclusivamente le tesi della parte resistente (AQP e regione Puglia). Nell’ordinanza, infatti non vi è traccia dei contenuti del ricorso e delle memorie del comune di Rutigliano; non è stato citato, o preso in considerazione, nessun passaggio delle tesi del ricorrente, sia pure per criticarne o smontarne le ragioni. E’ come se il ricorso e le memorie del comune di Rutigliano non fossero agli atti di quel processo amministrativo. Incredibile!

Eppure il ricorso non chiedeva altro se non di sottoporre i due progetti alla valutazione di impatto ambientale, cioè a uno studio più approfondito sulle conseguenze di uno scarico della fogna pubblica, sia pure depurata, nella lama, a cielo aperto e a ridosso di una strada provinciale (la SP 179), a poche centinaia di metri distante da quattro pozzi artesiani che emungono a scopo irriguo e domestico e da un inghiottitoio che si trova proprio sulla linea del futuro scorrimento dei reflui, un buco dentro cui si infilerà la fogna depurata con l’enorme rischio di contaminazione della falda. Senza contare l’impatto che avranno sul paesaggio la pozzanghera di “fitodepurazione” che costruiranno sotto la croce sulla strada per la Mater Domini, le gabbionate sul costone della lama, i materassi reno nell’alveo, il lagunaggio della fogna depurata che si formerà proprio a ridosso della strada, nell’area piuttosto depressa che raccoglierà la cascata dei reflui.

Ora, l’amministrazione comunale ha deciso di andare fino in fondo a questa storia, a non lasciare nulla di intentato, a percorrere tutte le strade possibili per evitare lo scempio della parte più bella e interessante sul piano paesaggistico e naturalistico del nostro territorio.
Ha, quindi, deciso di appellare al Consiglio di Stato quella ordinanza nella speranza che altri giudici, in altra parte d’Italia, analizzino le due tesi con un approccio diverso, più imparziale, più rispettoso di tutte le parti in causa.

Qui l'ordinanza

 

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