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Intervista a un giovane rutiglianese che lavora in Veneto, lui è rimasto al Nord

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di Gianni Nicastro

Sono forse decine di migliaia i pugliesi che lavorano al Nord, anche nelle zone rosse della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna, che dalla seconda settimana di marzo si sono catapultati in Puglia grazie alla possibilità di spostarsi solo per rientrare a casa nella propria regione. Michele Emiliano, in quei giorni, ha lanciato appelli, ai pugliesi, di non muoversi, di restare al Nord per non portare l’epidemia al Sud, in Puglia. Poi si è letto sui giornali che il 15% dei rientrati si è messo in viaggio addirittura con la febbre, una minaccia di infezione vera e propria nei confronti di genitori e parenti.
C’è, però, chi non ha approfittato della possibilità di fuggire dalle zone più epidemiche del Paese ed è rimasto lì dov’era. E’ quello che ha fatto un nostro concittadino, un giovane insegnante, precario, che ha avuto una supplenza annuale in una scuola della provincia di Vicenza, nel Veneto. Domenica scorsa, intorno alle 16:00, l’ho contattato telefonicamente per un’intervista che, gentilmente, ha concesso.

Le chiedo innanzi tutto come sta in questo momento.
«Abbastanza bene».

E’ da solo?
«Sì, sono da solo».

Da quando è a Vicenza, cosa fa, dove lavora.
«Sono a Vicenza dalla fine di Settembre, sono docente di sostegno presso una scuola secondaria di secondo grado».

E’ un docente di ruolo o a incarico annuale?
«Sì, con contratto annuale».

Le dò i dati del contagio da Civid-19 relativi alla città di Vicenza aggiornati alla 8:00 di oggi 29 marzo 2020: 1104 positivi, più 36% rispetto a ieri; 2501 persone in isolamento domiciliare. Una realtà abbastanza problematica dal punto di vista dei contagi. Come la stanno vivendo questa situazione i cittadini di quella zona? Rispettano le disposizioni anti-contagio?
«Diciamo che è una provincia tra le meno colpite perché in altre province si contano più di 2000 casi».

Quindi lei non sta proprio a Vicenza, sta in un comune vicino.
«Sì, sono in un comune vicino. Comunque i cittadini stanno rispettando le regole, escono di casa per motivi di necessità: supermercato, farmacia… Escono se è strettamente necessario anche perché ci sono tanti controlli per strada. La gente è disincentivata ad uscire».

E lei come sta facendo per approvvigionarsi di quello che le serve, sta uscendo?
«Sì, esco soltanto una volta a settimana, cerco di programmare il tipo di spesa da fare per uscire il meno possibile».

Fino ad ora Rutigliano non ha casi Covid, per fortuna; immagino che questo le faccia piacere. Segue quello che succede qui da noi?
«Naturalmente seguo Rutiglianoonline, poi anche i vari canali social attualmente disponibili. Sì, il dato di Rutigliano fa ben sperare».

Ha avuto la possibilità di tornare giù tre settimane fa, come hanno fatto decine di migliaia di pugliesi che sono tornati dal Nord nei loro comuni e dalle loro famiglie. Lei però non l’ha colta questa possibilità. Perché non è partito anche lei alla volta del Sud?
«Tre, quattro settimane fa, circa, sono stato anch’io tentato di tornare a casa, però, alla fine, ho valutato che era meglio restare qui. Perché non sapevo se avessi o no il virus; il problema è proprio questo, non sapere di avere il virus perché, ogni volta che si esce, e si entra in contatto con altre persone, c’è il rischio di essere infettati. Poi, c’è anche un periodo di incubazione di diversi giorni. Non sapendo, quindi, se si è sani o meno, si rischia di contagiare altre persone. Il problema di questo virus è che molte persone sono asintomatiche, ossia non presentano sintomi, però, allo stesso tempo, possono infettare altre persone».

Lei, quindi, ha avuto il timore che potesse, eventualmente, diffondere il contagio a cominciare dalla sua famiglia, nel caso fosse ritornato a casa.
«Esattamente, ma, tornado a casa con l’aereo, col treno o con l’autobus, avrei comunque messo a rischio sia la mia salute che quella degli altri».

A Vicenza, o nel comune in cui si trova, hanno fatto tamponi a tutti?
«Al momento no, però il presidente della regione Zaia vuole intraprendere questa strada, vuole far fare il tampone a tutta la popolazione proprio per scovare questi asintomatici…».

Che sembrerebbe siano i maggiori responsabili della diffusione del virus.
«Sì, perché, se non si isolano questi soggetti che, pur non manifestando sintomi, sono capaci di trasmettere il virus, è difficile che si fermi la curva, l’andamento esponenziale del contagio».

Nel comune dove abita e frequenta la scuola presso cui insegna, ci sono casi Covid conclamati?
«Sì, ci sono una decina di casi in isolamento domiciliare».

Un’ultima cosa. Come ha preso la notizia dello “sbarco” al Sud, e in Puglia, del ritorno a casa di decine di migliaia di persone che si trovavano a Nord, magari anche nelle zone rosse, per motivi di lavoro o per altro?
«L’ho presa un po’ male perché, in quel modo molte persone sono state il veicolo di diffusione del virus».

Avrebbero dovuto rimanere là dov’erano
«Sicuramente perché, come le ho detto prima, il virus può manifestare i suoi effetti anche dopo alcuni giorni, oppure non manifestarsi diffondendosi ugualmente. Insomma, coloro che sono scesi potrebbero aver passato, o hanno passato, il virus ai loro genitori, ai nonni, ai parenti, alle persone con le quali sono venute in contatto».

Ancora oggi, se lei decidesse di tornare giù, potrebbe farlo?
«No, assolutamente no…»

No, non se vuole, se può farlo
«Se è per passare la Pasqua a casa no, se è per tornare definitivamente nel proprio paese sì. Però ci sono una serie di controlli a cui sottoporsi lungo la strada se si prendono i mezzi».

Insomma, mi pare di capire che lei tornerà qui, a casa, quando l’epidemia sarà passata o, comunque, quando ci sarà la possibilità di viaggiare senza problemi. E’ così?
«Esatto, nella speranza che la situazione migliori; comunque, aspetterò che effettivamente ci siano le condizioni per viaggiare in sicurezza sia per me che per gli altri».

La sua famiglia come sta vivendo il fatto di averla lontana, tra l’altro in una regione, il Veneto, che è la terza in Italia per numero di contagi. E’ preoccupata?
«Naturalmente è preoccupata, però ci sentiamo ogni giorno; per cui, in un certo qual modo, li rassicuro sul mio stato di salute».


Foto tratta da bari.repubblica.it

 

 

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