La lezione di papa Francesco nell’intervista al giornale «Il Sole 24 Ore»

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I mali dell’economia e l’etica dell’accoglienza e della pace!


sac. Pasquale Pirulli
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Papa Francesco ancora non è intervenuto con il suo magistero nel  campo della dottrina sociale con una lettera enciclica specifica sull’economia. Ha preferito suggerire alcune linee orientative per la soluzione di attuali problemi economici che hanno ormai la dimensione della globalizzazione. A suo parere non è più il tempo di coltivare il proprio orticello (magari in campo industriale: la propria azienda) ma è necessario conoscere, dialogare, confrontarsi e collaborare a livello mondiale partendo anche da una sinergia a livello europeo.

Lo ha fatto in una intervista rilasciata al direttore Guido Gentili del quotidiano della Confindustria (organizzazione degli imprenditori di 160 mila aziende)  che l’ha pubblicata con il titolo: <<I soldi non si fanno con i soldi ma con il lavoro>>. Una prima domanda prende lo spunto dal confronto tra i ritmi dell’innovazione tecnologica, che ha accelerato la comunicazione anche tra le persone e l’economia, e l’incertezza degli orizzonti per cui si avverte il freddo della solitudine. Nella sua risposta il papa richiama il calore della comunità per cui non si tratta di fare la somma delle singole individualità ma del sentirsi membri di un popolo e vivere una «vita sociale» che significa fondamentalmente riscoprire e vivere all’insegna dell’«inclusione». Si tratta di fare «l’esperienza della famiglia» in cui le persone si conoscono, comunicano e crescono con relazioni che partono dal cuore e che non escludono nessuno.

Ma come si realizza questa «inclusione»? Papa Francesco  nella risposta richiama una fondamentale verità: “L’umanità è una grande famiglia e la crescita delle persone non è frutto di un veloce trend tecnologico ma dell’amore che viene dal cuore”.
Purtroppo non bisogna chiudere gli occhi sulla società odierna che predilige “l’economia dello scarto”. Papa Francesco l’ha denunziata nella sua enciclica Evangelii Gaudium perché gli uomini non vengono soltanto emarginati (negli scantinati o nelle periferie dell’esistenza) ma addirittura scartati come spazzatura e rifiuti. Non si guarda le persone ma il denaro che diventa l’obiettivo primario. Quando si rifiuta la persona non si può più parlare né di etica e neanche di vera politica. E’ necessaria per la società un’«etica amica della persona» che è stimolo alla conversione e che aiuta a superare la fredda logica del profitto e spinge i soggetti economici ad assumere la responsabilità di un mercato più civile e più competitivo.art papa seldi-lavoro

Non si trascura il problema che per avere un’attività finanziaria al servizio dell’economia reale è necessario formare dei manager che sappiano andare oltre i risultati del profitto e siano attivi anche nei riflessi sociali dello sviluppo e della pace. La spregiudicatezza dell’attività finanziaria si attesta sul principio che ”i soldi si fanno con i soldi” e si trascura il valore fondamentale del lavoro. L’analisi della società europea è spietata: “La disoccupazione che interessa diversi Paesi europei è la conseguenza di un sistema economico che non è più capace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro”. Bisogna convincersi che “E’ il lavoro che conferisce la dignità all’uomo non il denaro” e quindi si deve ricorrere alla speranza che è “la brace sotto la cenere”. E’ quanto mai opportuno il richiamo del papa specialmente ai giovani: “Non lasciatevi rubare la speranza!”.

Nella speranza si auspica un sistema economico che “metta al centro la famiglia e le persone”, che ci sia “giusta distribuzione e partecipazione alla ricchezza prodotta, l’inserimento dell’azienda in un territorio, la responsabilità sociale, il welfare aziendale, la parità del salario per l’uomo e la donna, l’equilibrio tra i tempi del lavoro e quelli della vita, il rispetto dell’ambiente, il primato dell’uomo rispetto alla macchina, il giusto salario”. E’ il sogno di una azienda aperta che abbia una dimensione comunitaria attenta a questi problemi. Ne deriva un grande vantaggio per l’azienda quando rispetta la dignità delle persone, persegue uno sviluppo integrale cioè “di ogni uomo e di tutto l’uomo”. Si tratta di coniugare l’economico con l’umano e quindi rivolgere l’attenzione a tutti gli uomini.

Si devono denunziare i mali dei mercati che causano  non solo disuguaglianze, asimmetrie, degrado ambientale, insicurezza sociale e frodi ma non riescono a realizzare i valori positivi della coesione sociale, di onestà, di fiducia, sicurezza e leggi. Quindi c’è una economia ingiusta che deve essere salvata. A questo proposito il papa richiama il necessario nesso tra economia ed etica e auspica che bisogna “tenere unite azioni e responsabilità, giustizia e profitto, produzione di ricchezza e la sua ridistribuzione, operatività e rispetto dell’ambiente”.

Bisogna convincersi che “il solo perseguimento del profitto non garantisce più la vita dell’azienda”. Sono sempre attuali i richiami del papa Paolo VI a non esagerare con la legge del libero scambio e del papa Leone XIII che giudicava immorale il consenso delle parti nel contratto quando le stesse versano in una situazione di grave disuguaglianza. E’ necessario coniugare la libertà degli scambi con le esigenze delle giustizia sociale.
Un vero imprenditore cristiano deve essere “creatore” di valori per la sua azienda. Questo lo potrà fare se sarà attento alla persona del lavoratore “dando a ciascuno il suo” e allontanando lo spettro dell’insicurezza alle loro famiglie. Il lavoro deve creare altro lavoro e nel lavoro comune costruire il bene comune per realizzare un vero “umanesimo del lavoro”. Vengono sottolineati i valori del lavoro umano perché esso è legato alla dignità della persona, che ne ricava motivo di giusto orgoglio. Bisogna convincersi che “il lavoro crea dignità” e i sussidi, quando non sono orientati a ridare lavoro e occupazione, umiliano e creano dipendenza. Le imprese hanno un compito importante nella formazione della dignità del lavoro: non solo la formazione tecnica ma la formazione ai valori umani: solidarietà, etica, giustizia, dignità, sensibilità. art papa seldi-lavoro-1

Non bisogna dimenticare la grande attenzione del papa ai problemi dell’ecologia e di avere un mondo sostenibile. Il papa denunzia che per una svolta “verde” c’è molto da fare perché ancora oggi “l’uomo non è il custode della terra ma un tiranno sfruttatore”. A suo parere la crisi ecologica dipende da scelte umane sbagliate e quindi l’attenzione all’ambiente significa anche parlare attenzione all’uomo. La questione ecologica è anche intreccio di politica, cultura e nuovi stili di vita che promuovano uno sviluppo integrale, riducano le disuguaglianze, e eliminino il consumismo.
In fin dei conti si tratta di combattere la “cultura dello scarto”  e promuovere un modello di produzione che elimini o riutilizzi i rifiuti, assicuri risorse per tutti e sia più parco utilizzatore delle risorse non rinnovabili.

Un’attenzione particolare il papa riserva alla questione dei migranti. Si affaccia per lo stesso papa Francesco il ruolo di essere un Mosè che apre il passaggio nel deserto verso la terra promessa con tutti i problemi che l’emigrazione crea per i Paesi europei. Egli insiste sul tema dell’accoglienza perché “non esiste futuro pacifico per l’umanità se non nell’accoglienza della diversità, nella solidarietà, nel pensare all’umanità come una sola famiglia”. Egli invita anche la Chiesa ad «essere aperta» e a «mettersi in viaggio». Si tratta di realizzare un viaggio comune con i migranti nel segno della speranza. Speranza è condividere il viaggio della vita con la spinta del cuore. Proprio perché i migranti sono portatori di speranza l’Europa ne ha bisogno perché si costruisca un mondo in cui “non  si parli di numeri ma di persone”. Gli imprenditori potranno riceverne vantaggi  purché si attivino nella loro formazione e diano loro la dignità del lavoro.

Uno sguardo all’Italia in cui forze populiste sono contrarie alle porte aperte verso i migranti e questo evidenzia uno scollamento tra gli stessi cristiani e il successore di Pietro. Papa Francesco  riconosce che in materia c’è stato silenzio da parte di tutti, silenzio che è rifiuto della realtà e quindi invita tutti ad essere sulla linea del Signore che “promette ristoro e liberazione per tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno anche di noi”. Egli grida il suo invito: “Il Signore ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti: Soprattutto il Signore ha bisogno del nostro cuore per manifestare l’amore misericordioso di Dio verso gli ultimi, i reietti, gli abbandonati, gli emarginati”. Si tratta di realizzare un percorso di integrazione per superare paure e inquietudini dinanzi a chi si crede diverso. Il papa invita ad allargare i nostri orizzonti verso il futuro. Suggerisce ai migranti di essere rispettosi della cultura e delle leggi dei Paesi che li accolgono. I governi devono trovare modalità di accoglienza dignitosa e di contrasto ai traffici illeciti. Ricorda le quattro parole suggerite nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace  dedicata al problema dei migranti: «accogliere, proteggere, promuovere ed integrare».

Conclude la sua intervista  richiamando l’attenzione sui due patti globali che prossimamente la Nazioni Unite  approveranno: il primo sulle migrazioni sicure, ordinate e regolari; il secondo su rifugiati. Si deve promuovere la pace che può contrastare il disinteresse e l’indifferenza che sono i mali endemici della nostra società.

 

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